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America’s Cup come la F1? Partenze decisive, sorpassare è impossibile. Manca lo spettacolo?

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Il parallelismo tra America’s Cup e F1 sembra ormai essere sotto gli occhi anche del più profano appassionato. La similitudine non è relativa soltanto alle velocità supersoniche che sono in grado di raggiungere gli AC75 e le vetture della massima categoria automobilistica. Quello che è emerso in maniera lampante dai primi due giorni di regate ad Auckland è che le partenze decidono l’esito delle gare: chi riesce ad avere la meglio al via guadagna un vantaggio determinante e sostanzialmente decisivo. In poche parole: vincere le partenze equivale quasi a vincere le gare.

Peter Burling aveva negato questo assioma nella giornata di ieri, ma il timoniere di Team New Zealand è stato smentito da quanto successo oggi nel Golfo di Hauraki. Sullo strettissimo campo di regata “E” è impossibile operare dei sorpassi, chi si trova dietro dopo lo start è costretto a un inseguimento improduttivo per una ventina di minuti. Chi conduce si deve limitare a controllare la situazione e ad amministrare la posizione, gestendo bene le virate e marcando il rivale. Uno schema ben conosciuto che si è visto da una parte e dall’altra: Luna Rossa si è imposta in questo modo in gara-2 e in gara-3, Team New Zealand ci è riuscita nella prima e nella quarta regata. Il punteggio è di totale parità (2-2), conquista la Vecchia Brocca chi vince sette regate.

Gli spettatori, cresciuti in maniera esponenziale nelle ultime settimane, si stanno già lamentando. Il motivo è presto detto: lo spettacolo si risolve in cinque minuti, ovvero i due di pre-start e i successivi tre, quando le prime due virate svelano chi avrà in mano il pallino del gioco. Sostanzialmente lo stesso che accade in F1, dove la partenza sulla griglia (da fermi) e il primo giro definiscono la fisionomia della gara, al netto di possibili variazioni con pit-stop e incidenti. Lo spegnimento dei semafori e la tornata d’apertura esprimono già buona parte del pomeriggio, anche se le eccezioni non mancano. 

Una differenza sostanziale c’è e non è assolutamente da poco. La Mercedes domina sulle quattro ruote da sette anni, senza un avversario degno di questa nome. In America’s Cup assistiamo a una battaglia pura, equilibrata, avvincente tra Luna Rossa e i Kiwi: una sbavatura, un’interpretazione errata, una lettura del campo sbagliata, un piccolo salto di vento condizionano tutto. Inequivocabile, però, che la partenza sia decisiva. Si era spesso parlato di Formula-noia, un valido aiuto per fare il pisolino di inizio pomeriggio. Questo non si può certo dire per la America’s Cup, con regate di 20-25 minuti comunque avvincenti nel complesso (alle ore 04.00 italiane, ma questa non è di certo una colpa dello sport, decidono i fusi orari).

Qualcosa cambierà da domani, quando potranno essere anche utilizzati i campi “B”, “C”, “D” dove, sulla carta, i sorpassi sono più fattibili? Staremo a vedere. Ci sarebbe anche un’altra grossa differenza tra i due sport e che va rimarcata: in Coppa America l’Italia sogna in grande con i ragazzi di Max Sirena e punta a conquistare il trofeo sportivo più antico al mondo; in F1 la Ferrari è in apnea da diverse stagioni, invertire la rotta appare molto difficile e non così immediato.

Foto: Lapresse

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