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America’s Cup, il nuovo “cupolino parabrezza” di Luna Rossa. New Zealand e le analogie con i catamarani

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Ogni nuovo video che compare su Youtube si cerca di scoprire se c’è qualche novità rispetto al giorno prima. Lunedì le barche sono state dichiarate, misurate e stazzate. Oramai tranne le vele non si può cambiare più nulla, ma scoprire cosa c’è di diverso rispetto a prima, rispetto alla finale Prada Cup, è molto difficile. Sappiamo da quello che raccontano dal team di Luna Rossa che ci sono state modifiche ai foil (perlomeno sono state provate) e al timone.

Se, come sembra, i neozelandesi stanno provando e riprovando una soluzione per avere in certe situazioni la possibilità di evitare il passaggio di tre persone da una parte all’altra della barca, di fatto una sorta di doppio timoniere, Luna Rossa Prada Pirelli Team ha proseguito su una strada già codificata, frutto di uno sviluppo programmato che fino ad ora è sembrato azzeccato.

A occhio, però, c’è un particolare che sembra leggermente diverso: quella sorta di cupolino parabrezza dietro al quale si nascondono i grinder. Ai tempi delle World Series non c’era nulla, poi è cresciuto un po’ alla volta e ora sembra ancora più pronunciato. Tutta questione di aerodinamica. Meno superfici irregolari (come le teste dei grinder) sono esposte al vento, maggiore è l’efficienza della barca, anche un decimo di nodo può fare la differenza.

I neozelandesi hanno come tutti curato molto la parte aereodinamica, ma con scelte diverse. I loro pozzetti sono molto profondi, tanto che quelli che devono uscire per andare da una parte all’altra dello scafo hanno una specie di predellino per riuscire a uscire. Sicuramente hanno una barca molto veloce, hanno puntato tutto su quello, immaginando regate simili a quelle con i catamarani, ma quello che si è visto fino ad ora è molto diverso.

Se è vero che vedremo almeno nel pre-partenza Te Reuthai con i timonieri che non cambiano bordo, vuol dire che qualcosa li preoccupa, che si sono resi conto che le regate con questi AC75 non sono come quelle con i catamarani dove la velocità sul dritto è stata sempre decisiva, dove le manovre erano sempre una sofferenza per tutti.

La finale tra Luna Rossa Prada Pirelli Team ed Emirates Team New Zealand è anche frutto della collaborazione nella stesura del progetto e delle regole di classe. L’idea di base è venuta dai Kiwi, ma poi c’è stato un lavoro condiviso. Questo è stato sicuramente un vantaggio rispetto a inglesi e americani, ma anche Defender e Challenge of Record hanno scelto impostazioni differenti. Dei neozelandesi abbiamo già detto, il team dei progettisti italiani ha scommesso su queste barche: il ritorno alla partenza di bolina avrebbe rianimato le classiche regole del match race. Così è stato nella Parda Cup. Quando all’inizio Luna Rossa aveva qualche problema di gestione della regata, Max Sirena ha sempre insistito su questo punto.

Intanto da ieri circola un video in cui con una brezza da Nord-Ovest su 10-12 nodi la barca con il guidone del Circolo Vela Sicilia dà l’impressione di essere un po’ più veloce dell’avversario anche sulla navigazione sulle stesse mure. Chissà se è tutto oro quello che luccica? Sicuramente, anche tra i più ottimisti commentatori neozelandesi non si parla più di spazzolare Luna Rossa con un sonoro 7 a 0… Dita incrociate!

Stefano Vegliani

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