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America’s Cup, Luna Rossa ha imparato dalle sconfitte. Non è favorita, ma deve crederci

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È finito il tempo delle chiacchiere. Le ultime nella conferenza stampa dove si sono fronteggiati Peter Burling e Max Sirena, con Patrizio Bertelli collegato dall’Italia. Luna Rossa Prada Pirelli che sfida Emirates Team New Zealand non rinnova solo la sfida di ventuno anni fa, ma mette di fronte, come ha sottolineato Bertelli, i due team che rappresentano più di ogni altro la storia recente del trofeo sportivo più antico del mondo.

Ancora poche ore e sapremo. Sapremo quali sono le performance delle due barche in una giornata che si preannuncia di non facile interpretazione metereologica con il passaggio di un fronte perturbato: vento da nord-ovest 8-10 nodi con punte di 15, instabile e onda di un metro.

Sono mesi che si parla di Te Rehutai come di una barca super veloce, anche se sui numeri sicuramente sono cresciute le leggende, ma quando gli hanno chiesto se potesse affermare che New Zealand è sicuramente più veloce di Luna Rossa, Peter Burling ha semplicemente detto “I hope”, lo spero. Perché tra gli sportivi c’è rispetto e nessuno fa il gradasso: atteggiamento che invece ha visto protagonista qualche commentatore esterno, come ha ricordato anche Max Sirena in conclusione della conferenza. In questi mesi contro Luna Rossa se ne sono lette di tutti i colori, ma questo non ha scalfito il lavoro della squadra italiana.

Può Luna Rossa veramente pensare di fare la storia? Si può! Deve crederci, anche se non significa che sia favorita, a poche ore dalla prima regata si può dire che le possibilità di successo siano perfettamente divise: 50 e 50. Di fronte due filosofie diverse nell’interpretare le caratteristiche della nuova barca, studiate anche partendo dalle caratteristiche di chi è a bordo.

Emirates Team New Zealand ha costruito una barca dalle forme avveniristiche, come la voleva Peter Burling, perché, soprattutto nei foil a T con forma rovesciata che ricorda il singolo volante Moth. Sicuramente hanno puntato molto sulla velocità, richiamando lo spirito della Coppa vinta alle Bermuda con i catamarani: il layout della coperta somiglia a quello dei catamarani, ma come abbiamo visto, soprattutto grazie alla partenza di bolina e alla capacità di virare velocemente, le regate con gli AC75 sono molto diverse.

In fondo anche Luna Rossa Prada Pirelli è partita dalle necessità dell’equipaggio: avere nel team due fuoriclasse del timone come Francesco Bruni e James Spithill doveva essere un vantaggio da sfruttare e così è nata l’idea di pensare alla configurazione con due timonieri. Anche quando nelle World Series e nei Round Robin le cose non andavano tanto bene, Max Sirena ha sempre sostenuto che il segreto per vincere non sta nella velocità assoluta, ma nelle transizioni e tutto questo si è visto nella finale di Prada Cup contro Ineos. La partenza sarà un momento cruciale, come è sempre stato. Qui la coppia Bruni-Spithill ha abbondantemente dimostrato il proprio valore. Vedremo se veramente i neozelandesi proveranno a non spostare il timoniere in questa fase delicata: una cosa è certa, avendo messo il timoniere molto avanti hanno dimostrato di aver sottovalutato l’importanza delle situazioni ravvicinate nel pre-start, quando la posizione dell’avversario che arriva da dietro può limitare il tuo spazio di manovra, perché perdi molto del campo visivo e devi fidarti delle valutazioni di un altro.

Si può fare un paragone tra questa finale e quella del 2000? Il primo punto è che nel 2000 Luna Rossa era alla prima partecipazione e i neozelandesi giocavano a questa battaglia navale feroce, ma incruenta, già dal 1987 e avevano vinto. Oggi sono sempre loro i padroni della Coppa, il Defender, ma Luna Rossa porta con sé un bagaglio di vent’anni. Lo ha detto Max Sirena: “Mi sento più fiducioso di tutte le altre volte”, facendo eco a quando dichiarato da Checco Bruni tempo fa: “Non ci supereranno tanto facilmente”. Perdere nei Round Robin contro Ineos è stato un bene, ha in un certo senso dato una spinta a tutto il meccanismo di sviluppo, ha individuato quelli che erano stati i punti deboli del programma. Come è noto spesso si impara più dalle sconfitte che dalle vittorie. Una cosa è certa, Luna Rossa non ha nulla da perdere, i neozelandesi qualcosa…..

Stefano Vegliani

Foto: COR36 Studio Borlenghi – America’s Cup Press

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