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America’s Cup, New Zealand: boria e mancanza di rispetto. Luna Rossa risponde con il silenzio

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Quattro giorni e sarà finalmente America’s Cup. Luna Rossa affronterà Emirates Team New Zealand nella 36ma edizione del trofeo sportivo più antico del mondo. Ad Auckland si svolgerà una serie al meglio delle tredici regate: occorrerà vincerne sette per alzare al cielo la cosiddetta Vecchia Brocca. In realtà la battaglia è già iniziata da tempo, almeno sotto il profilo verbale.

Sono giorni ormai che i media neozelandesi non fanno altro che ripetere che i Defender sono superiori ed avranno vita facile nei confronti del Team Prada Pirelli, a tal punto che la contesa dovrebbe risolversi in una mera formalità. Tutto è iniziato con un articolo sul sito ufficiale dell’evento, in cui si affermava il ruolo di favoriti per i padroni di casa in virtù di una barca più veloce. Ieri è toccato a Murray Jones dichiarare addirittura che “Team New Zealand è significativamente più veloce e vincerà con facilità“. Dulcis in fundo ecco la pietra tombale del NZ Herald di oggi: “Solo un miracolo può salvare Luna Rossa“. Amen.

E’ indubbio che tale atteggiamento sia una prerogativa da sempre del grande teatro della Coppa America. L’obiettivo è lanciare queste frecciatine agli avversari, con il dichiarato intento di insinuare il tarlo del dubbio e di minarne le convinzioni. E’ una sottile quanto banale guerra psicologica. Anche la stampa britannica si era comportata nel medesimo modo prima della Finale di Prada Cup. E’ probabile che i neozelandesi siano in possesso di dati tali da non aver alcun ragionevole dubbio sulla superiorità di Te Rehutai nei confronti degli avversari. Ci può stare, ma perché valicare il confine della sportività? Svilire ogni giorno Luna Rossa comporta una mancanza di rispetto nei confronti di chi ha onorato in lungo ed in largo la competizione, a cominciare dalla sponsorizzazione del trofeo degli sfidanti…E’ vero che in passato Team New Zealand ha sempre vinto facilmente tutte le sfide con Luna Rossa, tuttavia va ricordato che gli italiani sono arrivati alla serie conclusiva dopo aver dominato con americani ed inglesi in maniera nitida. Viene difficile pensare ad altri sport dove si tende a sminuire in questo modo l’avversario ancor prima che un evento abbia inizio. Forse avveniva nella boxe dei bei tempi, di sicuro non nell’epoca delle frasi fatte e scontate.

Va sottolineato come la baldanza dei Kiwi strida però con alcuni atteggiamenti. Come dimenticare che Emirates Team New Zealand sta provando ormai da giorni la soluzione del doppio timoniere ideata da Luna Rossa? Se davvero una barca viaggia il doppio più veloce rispetto ad un’altra, la partenza riveste un ruolo secondario, dunque perché provare ad imitare gli avversari? E come mai i neozelandesi, come è apparso più volte evidente, sono quasi ossessionati dal desiderio di regatare con vento forte? Perché gli organizzatori di ACE avevano prima ingiuriato la compagine italiana con gravi offese, salvo poi cambiare idea dopo due settimane? Più in generale, perché i Kiwi hanno bisogno di ribadire ogni giorno e gridare al mondo la propria forza?

E dire che Luna Rossa, nonostante tutto e come già accaduto prima di Ineos Team UK, continua a mantenere un profilo bassissimo, senza cadere nelle provocazioni ed anzi elogiando gli avversari, come ha fatto James Spithill nei confronti di Peter Burling. Max Sirena, skipper del Team Prada Pirelli, aveva dichiarato che la squadra si era caricata ancor di più dopo i continui attacchi verbali da parte dei britannici. Chissà che la storia non si ripeta. Di sicuro, almeno sotto il piano dello stile, sin qui tra neozelandesi ed italiani non c’è confronto.

Credit: COR36 Studio Borlenghi – America’s Cup Pressh

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1 Commento

1 Commento

  1. OLIMPIONICO

    6 Marzo 2021 at 14:40

    Ai tempi di Azzurra, 1984, la C.-A. era ancora accettabbile. Ora e’ diventata una pagliacciata per plutocrati che credono di essere al centro del Mondo. W la Vela Olimpica e la Classe STAR !

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