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America’s Cup, quello di Luna Rossa è uno degli equipaggi migliori della storia

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Ci mancherà la sveglia che suona alle 4.00, perché comunque vada manca poco, l’importante è allungare, non finire questa notte. Naturalmente il programma di premiazione della Coppa America, che era pronto oggi, sarà pronto anche domani. Così come il rappresentante dello yacht club che sarà il prossimo Challenger of Record (l’inglese Royal Yacht Squadron?) sarà pronto a consegnare la sua sfida, la prima per l’edizione numero 37. Ma Luna Rossa Prada Pirelli tornerà in mare ancora agguerrita, capace di lottare con le unghie e con i denti per rimanere attaccata alla speranza, al pensiero che non è già finita e non finirà in una notte.

Dopo la conquista della Prada Cup Bruni aveva naturalmente riconosciuto la forza del Defender e aveva detto che per vincere avrebbero dovuto passare sopra Luna Rossa. Cosa che di fatto è purtroppo è successa. La velocità di Emirates Team New Zealand è assodata, tanto quanto l’incredibile forza dell’equipaggio italiano. Non si tratta di tifo, ma la community del mondo velico è concorde nel ritenere che i ragazzi a bordo della barca nera con la sottile linea rossa siano uno degli equipaggi più forti di sempre. I confronti con il passato, quelli sul genere di “è stato più grande Maradona o Pelè?”, hanno poco senso, ma questo equipaggio reggerebbe il confronto con Russell Coutts e i suoi fedelissimi che hanno dominato nel 2000 e nel 2003.

Fa male pensare che se il punteggio fosse 5 a 4 per Luna Rossa non avrebbe rubato niente, avrebbe solo sfruttato tutte le occasioni che aveva trovato, ma per mille ragioni, su cui è inutile recriminare, sono sfuggite di mano. È questo il motivo per cui si deve pensare che la parola fine non sia così vicina. Certo a barche invertite Luna Rossa vincerebbe cento regate su cento, ma bisogna affrontare le realtà che abbiamo tra le mani.

Crederci è indispensabile, tanto è vero che annullata la seconda regata di giornata Luna Rossa non ha ammainato le vele ma ha fatto una breve sessione di allenamento mentre i Kiwi tornavano alla base nel porto di Auckland. È questa la dimostrazione che fino a quando non saranno i numeri a condannare, non c’è nessuna bandiera bianca alzata, la voglia di combattere è altissima. Il morale ancora eccellente, perché comunque vada l’impresa è straordinaria.

Ci siamo avvicinati alla Coppa America pensando che il vento leggero sarebbe stato il playground più amato dalla barca italiana, questo non è stato, anzi forse gli spunti migliori li abbiamo visti sopra i 12 nodi che abbiamo avuto toppo poco per avere la certezza di una controprova.

James Spithill, si sente nell’audio di bordo, avrebbe preferito una tattica diversa nel famoso e dannato incrocio, ma Bruni e Sibello (la maggioranza vince) hanno scelto di allungare verso il boundary di sinistra. È andata male, ma la scelta è stata logica. Non si tratta di non aver visto una raffica, ma prevedere un salto di 20 gradi che avrebbe favorito il lato destro, quando fino a quel momento tutte le piccole variazioni erano andate nel senso opposto, rientra nella casualità di cui la vela è vittima, ma anche che la rende tanto imprevedibile quanto entusiasmante: certo è meglio quando si vince. Non si può neppure sapere che i neozelandesi abbiano previsto il salto di vento: sono andati dall’unica parte cui era stato loro permesso.

Se Luna Rossa avesse incrociato, come molti ora invocano, e secondo la logica di quel momento avesse fatto un disastro peggiore, ora gli stessi farebbero il discorso contrario. Quindi animo in pace, rilassati e sereni, senza dimenticare che non è finita e che la storia è già stata fatta.

Stefano Vegliani

Foto: Lapresse

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