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America’s Cup, Team New Zealand e l’ossessione del vento (forte)
L’America’s Cup di vela inizierà (forse) mercoledì 10 marzo. Il lockdown di livello 3 che vige attualmente ad Auckland ha obbligato ACE a rinviare l’inizio delle regate, inizialmente previsto per sabato 6 marzo. Non è per nulla scontato che si cominci il 10: dipenderà da diversi fattori. Ricordiamo che gli organizzatori hanno ribadito che faranno di tutto pur di gareggiare con un grado di allerta 1, il quale consentirebbe la presenza del pubblico. Solo in caso di forza maggiore si prenderebbe in considerazione l’ipotesi di far competere Emirates Team New Zealand e Luna Rossa con allerta 2 o, peggio ancora, 3 (in questo caso servirebbe una deroga da parte del Governo neozelandese).
In questi lunghi giorni di attesa gli equipaggi potranno perfezionare le manovre e l’affiatamento (gli allenamenti sono consentiti), ma al tempo stesso continueranno a divampare voci e pronostici su chi alzerà la Vecchia Brocca. E’ il bello della Coppa America: sino alla prima regata è impossibile conoscere il reale valore del Defender. Si può immaginare, intuire, persino fantasticare. Ma nessuno può avere una certezza assoluta.
Nelle ultime ore, come peraltro sta già avvenendo da settimane, non sono mancate le lodi nei confronti di Te Rehutai. Grant Simmer e Ben Ainslie, pilastri di Ineos Team UK, hanno affermato di essere rimasti impressionati dalle velocità in grado di raggiungere dai Kiwi con vento superiore agli 11 nodi. Persino Pietro Sibello, trimmer randa di Luna Rossa, ha ammesso che i neozelandesi hanno compiuto un passo avanti in più rispetto alla concorrenza sotto il profilo aerodinamico.
Verrebbe quasi da pensare che si profilerà una America’s Cup a senso unico e dall’esito scontato, dove Luna Rossa reciterà il ruolo della vittima sacrificale, come peraltro già accaduto a più riprese contro i maori in passato. Eppure c’è un particolare che non può passare inosservato: i neozelandesi sembrano diventati ossessionati dal vento forte!
Ci ha particolarmente colpito quando, la scorsa settimana, il CEO di Emirates Team New Zealand, Grant Dalton, aveva annunciato che sarebbe stata una “Coppa America ventosa“. Subito era scoppiato un autentico boato di gioia da parte dei presenti, quasi liberatorio. I Kiwi si attendevano due giornate (sabato 6 e domenica 7 marzo) con raffiche di vento potenti ed intorno ai 20 o 21 nodi, insomma al limite consentito dal regolamento per gareggiare. Purtroppo è poi arrivata la doccia fredda del Covid, con la partita rinviata (almeno) di quattro giorni. Attenzione però: il ‘super vento’ atteso per sabato 6 potrebbe rivelarsi molto meno intenso del previsto. I 21 nodi previsti sono già scesi ad un range che va tra 12 ed 16, a seconda del campo di regata che si prende in considerazione (fonte Predict Wind, ovvero il sistema meteorologico utilizzato anche dai team). E’ accaduto sovente, in queste settimane, che le previsioni di lungo periodo si siano rivelate soggette a mutamenti. Abbiamo imparato con l’esperienza che una (quasi) certezza del meteo ad Auckland è possibile averla solo il giorno prima.
Ieri, nel comunicato ufficiale sul sito dell’America’s Cup (gestito ovviamente dai neozelandesi) relativo alle operazioni di stazza, si è fatta una immancabile menzione alle previsioni del vento. E’ stata annunciata una Coppa America con 15-20 nodi (ma sono davvero sicuri? Nemmeno si conosce la precisa data d’inizio…), aggiungendo però testualmente che “serve una persona coraggiosa per scommettere che queste saranno le condizioni in gara“. Tradotto: neanche i neozelandesi sanno veramente in quali condizioni di brezza regateranno Luna Rossa e Te Rehutai. Il vento forte sembra però venire invocato come un’ossessione, quasi a voler esorcizzare la brezza leggera tanto gradita al Team Prada Pirelli. Chissà che, in un contesto dove tecnologia, capitali milionari e sviluppo sono imperanti, alla fine non siano proprio i capricci di Eolo a decidere la vincitrice del trofeo più antico del mondo.
America’s Cup, prosegue l’attività di ‘spionaggio legalizzato’. Luna Rossa monitora New Zealand
Foto: Luna Rossa Press