Formula 1

F1, Test Bahrain: analisi day2. Mercedes si risveglia dopo la tempesta di sabbia, Ferrari attardata ma…

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Dopo la tempesta di sabbia, lo spartito atteso. Ci sia concessa una metafora per descrivere quanto accaduto nella seconda giornata di test di F1 sul tracciato di Sakhir. Nel day-2 il meteo ha assistito i team e soprattutto nella seconda parte della sessione le monoposto hanno potuto girare in condizioni normalizzate.

Mercedes ha ripreso il filo del discorso interrotto e grazie al finlandese Valtteri Bottas è arrivato il miglior tempo di 1’30″289. Il finnico ha battuto un colpo al pari della scuderia di Brackley, nonostante le dichiarazioni di Toto Wolff “strategicamente preoccupate” per le problematiche di ieri e per quanto fatto da Lewis Hamilton in mattinata. Il britannico ha terminato anzitempo il suo lavoro finendo fuori dalla pista: una perdita di posteriore, frutto di un bilanciamento non ideale. Il 15° tempo di Lewis fa scalpore, ma non dice la verità. Ai più attenti, infatti, non sarà sfuggito come e quanto la monoposto di LH44 girasse coi regimi minimi della Power Unit. E’ bastato introdurre una mappa di motore un po’ meno conservativa con Bottas per ristabilire le gerarchie e fugare i dubbi.

Possono sorridere in questa sessione anche l’AlphaTauri, la McLaren e Antonio Giovinazzi. La scuderia, con sede a Faenza, ha lavorato molto bene sulla macchina e Gasly a 0″124 dal leader con le stesse gomme è un dato confortante, al di là poi di quanto abbia spinto Mercedes in termini di mappatura. Il passo gara, infatti, messo in evidenza dal francese sull’1’36” è paragonabile a quello del messicano Sergio Perez (ottavo oggi a 1″393 e costretto a fare i conti con l’esplosione del cofano motore della Red Bull). Un aspetto quindi non proprio trascurabile.

Per quanto riguarda la monoposto di Woking, il quarto tempo del britannico Lando Norris fa ben sperare (+0″297) e la spinta del propulsore Mercedes è cosa gradita, come dimostrato anche da Daniel Ricciardo (miglior tempo della prima parte del day-2). E poi Giovinazzi, capace di concludere in quinta posizione con l’Alfa Romeo a 0″471 e mettendo insieme 125 giri, utili alla squadra per comprendere la bontà del pacchetto a disposizione.

Venendo all’Aston Martin, luci e ombre per il team britannico: il terzo tempo del canadese Lance Stroll a 0″171 conferma le qualità velocistiche della monoposto, ma il problema al cambio che ha fermato Sebastian Vettel è un chiaro campanello d’allarme. Campanello d’allarme anche per la Ferrari? Charles Leclerc ha concluso col sesto tempo (+0″597) e stando alle sue dichiarazioni c’è soddisfazione, quindi il cronometro va interpretato, specie se rapportato al passo gara poco convincente. La Rossa, infatti, potrebbe non aver usato l’ottava marcia per fare un lavoro di comparazione tra le diverse mescole e quindi deciso di non scoprire tutte le sue carte. Se si considera lo spagnolo Carlos Sainz (13°) finito al mattino nel panino delle due Haas, dietro a Mick Schumacher, allora ci sono alcune riflessioni da fare.

A chiosa, positivo il ritorno di Fernando Alonso con l’Alpine: l’iberico ha concluso in seconda posizione prima della sosta pranzo e poi ha lavorato sulla durata, mettendo insieme 128 tornate su un ritmo sull’1’37”.

Foto: Florent Gooden / LPS

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