Seguici su

Sci di fondo

“L’Italia non ha voluto continuare il Mondiale di Oberstdorf, è mancata unità in squadra” ‘L’ululato del Bubo’ con Fulvio Valbusa

Pubblicato

il

I Mondiali di sci di fondo di Oberstdorf 2021 si sono conclusi. In campo femminile è stata la manifestazione iridata di Therese Johaug, che ha dominato in lungo e in largo, raccogliendo ben 3 medaglie d’oro individuali e 4 complessive. Nel settore maschile, invece, l’attenzione è stata giocoforza catalizzata dalla lotta tra Johannes Høsflot Klæbo e Alexander Bolshunov, letteralmente scontratisi nella volata della 50 km, terminata con la squalifica del norvegese. Andiamo dunque ad analizzare quanto accaduto in compagnia di Fulvio Valbusa, nella nuova puntata de “L’ululato del Bubo”. Non manca neppure l’opinione del campione olimpico di Torino 2006 sul precoce di ritiro dell’Italia causa Covid-19.

Bubo, non si può non partire dall’incandescente finale della 50 km, dove Johannes Høsflot Klæbo è passato per primo sul traguardo, ma è stato squalificato per aver ‘ostacolato’ Alexander Bolshunov nonostante sia partito alle spalle del russo. Qual è la tua opinione in merito?
“Il regolamento della FIS, per quanto discutibile, parla chiaro. Si dice che, nel momento di un sorpasso, la responsabilità che esso avvenga in maniera pulita è di chi sta dietro. Quindi, se si verifica un contatto, la colpa finisce automaticamente su Klæbo. Lui non poteva passare da dove è passato, era troppo veloce per andare all’interno, ma all’esterno non c’era spazio. È un regolamento che lascia il tempo che trova e ci sarebbe tanto da discutere, soprattutto perché Bolshunov non è certo stato correttissimo. Ha tirato anche una pattinata di troppo pur di evitare il sorpasso del norvegese. Vogliamo far passare il messaggio che chi è davanti può fare quello che vuole? Quindi, cosa ti devo dire? Dal mio punto di vista il Campione del Mondo della 50 km è Klæbo, ma le regole, assurde o meno, ne giustificano la squalifica”.

Ascolta, io amplio il discorso. Il problema non è la squalifica di Klæbo. Il problema è che si è arrivati a dover assegnare un Mondiale al VAR. Si fosse gareggiato contro il cronometro, tutto questo non sarebbe mai successo…
“Effettivamente se si fanno le 50 km con partenza in linea si deve mettere in preventivo che possano verificarsi simili contatti. Proprio per questo sarebbe il caso di cambiare le regole relative alle volate, rendendole meno cervellotiche. Ma ti pare che due ragazzi di 25 anni che arrivano a giocarsi un oro iridato testa a testa possano stare lì a pensare se gli è permesso mettersi di qua piuttosto che di là? Ma chi ha scritto le regole ha mai corso? Sa quanta adrenalina scorre in quei momenti? Va beh, meglio non parlarne perché se no mi viene il sangue amaro. Dico solo che per fortuna ci sono Klæbo e Bolshunov, la cui rivalità è una delle più spettacolari nella storia della disciplina. Speriamo che duri il più a lungo possibile!”

Allora passiamo a un altro argomento spinoso, il ritiro dell’Italia dal Mondiale. Posso essere caustico? A me sembra che non ci sia stata la volontà di continuare. I cuochi si possono sostituire, gli skiman anche e c’era una serie di atleti che a Oberstdorf non era ancora arrivata. Perché impedire anche a loro di gareggiare? Davvero in casa Italia si è fatto di tutto per terminare il Mondiale di Oberstdorf 2021?
“No, non è stato fatto tutto quello che si poteva fare e ti spiego perché. Una squadra unita si vede sì dagli atleti, ma anche dai tecnici e da chi deve effettuare certe scelte. Se un medico si trova a dover decidere da solo cosa fare, è chiaro che per senso di responsabilità sceglie di tornare a casa. Invece, se un team è unito a livello di direzione agonistica, staff medico e allenatori, si sarebbe potuto fare molto di meglio. Quindi sono mancati il polso e la lucidità da parte di chi è incaricato di gestire la squadra. La decisione è stata molto avventata. Si poteva anche scegliere di prendersi del tempo, saltare la 15 km e nel mentre ragionare sul da farsi per cercare di finire comunque il Mondiale, magari dopo una serie di tamponi negativi”.

Bubo, non è incoraggiante quanto stai dicendo… Com’è possibile?
“Perché sono venute meno unione e collaborazione nel team. Ti dirò di più, è emersa anche una grossa lacuna organizzativa. È stato sbagliato l’approccio di non avere la solita bolla, che ha resistito da fine novembre a inizio febbraio. Non punto il dito sulla squadra di salto e combinata, ma in tempi di pandemia è assurdo riunire tutti, staff inclusi, proprio al Mondiale. Questo è stato un errore gigantesco e se sono pagate le conseguenze. Anche altre nazioni hanno avuto i loro casi di Covid, ma quante di loro si sono ritirate in massa? Solo noi! Gli altri Paesi sono riusciti a isolare tempestivamente i contagiati, mettendo i sani nelle condizioni di finire il Mondiale. In casa nostra perché è stato impedito di gareggiare anche a chi non era ancora arrivato a Oberstdorf? È assurdo! Quindi la mia impressione è proprio che a un certo punto non ci sia più stata volontà di continuare”.

Dai, trasferiamoci su tematiche meno antipatiche. Lo scontro generazionale nel fondo femminile viene stravinto dalla vecchia guardia. Therese Johaug ha sbaragliato le nuove leve.
“Era prevedibile che vincesse tutto, anche perché la pista era abbastanza adatta alle sue caratteristiche. Si è presentata preparatissima e non ha avuto problemi a dominare. A mio avviso Karlsson potrebbe avere patito l’infortunio durante il Tour de Ski, perché la sua condizione era sì buona, ma non ottima. Frida l’ho vista molto meglio due anni fa a Seefeld. Comunque, secondo me lei non avrà mai continuità di rendimento ad altissimo livello. Ha un fisico molto esile e deve quindi stare attenta con i carichi di lavoro, altrimenti rischia di andare fuori giri. La vedo più donna da grandi appuntamenti, ma per vincere le Coppe del Mondo un domani mi prendo Ebba Andersson, la quale è molto più possente e può reggere meglio i carichi. Credo che lei possa lavorare in maniera più corposa e osare di più in fase di preparazione, in maniera tale da restare in condizione per tutto l’inverno”.

Ma quando arriverà il momento delle giovani leve? Johaug sembra poter vincere fino a quando vorrà. Nel 2025 i Mondiali saranno in Norvegia e, a quel punto, vuoi non arrivare a Milano-Cortina 2026? Dopotutto sarebbe nell’anno dei 38, proprio come Bjørgen quando ha vinto il suo ultimo oro olimpico.
“Sai, dopo la vittoria nella 30 km Johaug ha dichiarato di ‘stare diventando vecchia’. Era una battuta, ma fino a un certo punto. Lei non è Marit Bjørgen, ha caratteristiche fisiche diverse e non credo possa arrivare fino a 38 anni. Anzi, ti dico la mia. Secondo me vedremo Therese in pista al massimo per altri due anni. Potrebbe già smettere dopo Pechino 2022, ma in generale mi stupirei di vederla andare oltre i Mondiali di Planica 2023”.

Perché dici così?
“Perché Johaug costruisce la sua superiorità grazie a un ritmo forsennato. Viaggia sempre a bomba, con frequenze cardiache altissime. Questa qualità si perde con il passare degli anni. Bjørgen, invece, era differente perché basava la sua superiorità sulla forza. Marit era molto più potente e questo le ha permesso di essere longeva, arrivando molto competitiva anche a 38 anni. Non credo che Therese potrà avere una carriera agonistica di altissimo livello così lunga”.

In campo femminile la lista delle sconfitte è lunghissima. Karlsson e Andersson si sono comunque messe delle medaglie al collo, a differenza di una sequela di atlete che hanno raccolto molto meno del previsto. Parlo delle russe, di Jessie Diggins e di Linn Svahn.
“La Russia torna a casa con il bell’argento della staffetta, ma sicuramente si aspettava di più. È comunque una squadra dall’età media piuttosto bassa e può crescere di colpi nei prossimi inverni. Io l’anno prossimo me le aspetto più forti di quanto non lo sono ora, anche perché hanno una serie di ragazze dal fisico molto possente, abituate a lavorare sodo. Invece Jessica Diggins è proprio mancata, ma la sua è stata una stagione atipica, perché ha raggiunto l’apice della condizione atletica tra fine dicembre e inizio febbraio. Evidentemente, il suo obiettivo era quello di vincere la Coppa del Mondo. Sicuramente si aspettava anche una medaglia ai Mondiali, ma è arrivata scarica. Con mezza marcia in meno contro la Norvegia e la Svezia tirate a lucido non vai da nessuna parte. Riguardo Linn Svahn, sicuramente ha toppato, ma anche nel suo caso c’è stato qualche acciacco di troppo che non ha aiutato. In ogni caso teniamola d’occhio in ottica futura, perché questa arriverà a vincere anche le gare di distanza”.

ULULATO DEL BUBO – PUNTATE PRECEDENTI

Clicca qui per accedere all’indice di tutte le puntate precedenti de “L’ululato del Bubo”.

Foto: Fulvio Valbusa

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità