Editoriali

Luna Rossa, do you believe in miracles?

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Siamo 3-3, eppure non sembra cambiato così tanto rispetto allo 0-0. Emirates Team New Zealand resta la grande favorita per vincere la 36ma edizione dell’America’s Cup; Luna Rossa, come ripete spesso anche James Spithill, è l’underdog che cerca in tutti i modi di rovinare i piani ai vincitori designati.

Eppure qualcosa è cambiato rispetto alla vigilia della competizione. In un’intervista a Radio New Zealand, alla domanda su cosa servisse agli italiani per vincere la Coppa America, avevo risposto: “Poco vento, pochi errori e un po’ di fortuna“. Uno dei tre ingredienti sembra purtroppo venuto meno. Luna Rossa resta competitiva con brezza leggera, pochi dubbi: è stata progettata per questo. Ma chi l’avrebbe mai detto che Te Rehutai fosse ancora più veloce proprio nelle condizioni predilette dalla compagine italiana? Si è trattato di una vera e propria doccia fredda, probabilmente anche tra le fila dello stesso Team Prada Pirelli. Tutti all’interno del consorzio del presidente Patrizio Bertelli attendevano con ansia il vento leggero. Vasco Vascotto, scherzosamente, si era anche lasciato andare ad invocazioni divine. Si pensava, inutile negarlo, che Luna Rossa potesse avere un vantaggio, seppur piccolo, tra 6,5 e 10 nodi. I foil piccoli ed a T di Team New Zealand, tuttavia, si sono rivelati decisamente performanti anche in queste condizioni: quando Te Rehutai si alza in volo ed ha campo libero dinanzi a sé, diventa imprendibile. Una domanda: paradossalmente, nei prossimi giorni, sarebbe forse meglio un vento più intenso per Luna Rossa, magari tra i 10 ed i 15 nodi? Impensabile anche solo pensarlo sino a martedì scorso…

Anche il secondo ingrediente della ricetta (“pochi errori”) sta lasciando a desiderare. Luna Rossa ha sempre sbagliato nelle tre regate che ha perso. Nella prima quando James Spithill ha cercato invano di far infliggere una penalità a Peter Burling; nella seconda Francesco Bruni ha ammesso di aver schiacciato il bottone sbagliato nel sistema che regola la gestione dei foil; anche oggi è vero che si è verificato un salto di vento, ma il problema nella fase di pre-partenza è stato provocato da una concatenazione di cause, tra cui alcune adducibili a topiche umane. Per fortuna la flotta italiana è stata perfetta quando si è ritrovata in testa ad una regata. Tuttavia la lista degli errori inizia a diventare lunga, forse troppo per una compagine che ambisce a compiere un’impresa più che leggendaria. Servirà una perfezione quasi assoluta in almeno quattro delle prossime regate: Luna Rossa dovrà dimostrare di saperla rasentare.

Quel che non è cambiato rispetto all’inizio dell’America’s Cup è l’atteggiamento spaccone da parte dei media neozelandesi, a tratti persino di pessimo gusto. Ieri si era scritto che Luna Rossa era stata “distrutta”, oggi addirittura che le è stata “sganciata addosso una bomba”. Un’iperbole che si commenta da sé, soprattutto durante i tempi difficili che l’Italia sta vivendo e che probabilmente dall’altra parte del mondo ignorano (o fanno finta di ignorare). Va dato atto ai soloni neozelandesi che su un aspetto fondamentale avevano ragione: Te Rehutai è oggettivamente una barca più veloce di Luna Rossa. Non da vincere 7-0, ma più veloce di sicuro. Ed in tutte le condizioni, cosa non scontata fino a qualche giorno fa. Se di disputassero delle gare a cronometro, vincerebbero sempre i Kiwi. Per fortuna il match race è un’altra cosa. Le prime regate hanno insegnato che non sempre avere la barca più veloce è sinonimo di vittoria. Ma di certo, soprattutto a lungo andare, può aiutare…

Siamo 3-3, ma l’inerzia continua a pendere dalla parte dei detentori. Luna Rossa non ha sfruttato per due volte l’occasione di portarsi a +2 sugli avversari: a quel punto sarebbe davvero potuto cambiare tutto, perché l’ansia e la pressione avrebbero potuto annebbiare Peter Burling e compagni. Gli italiani sanno di non essere superiori come speravano con vento leggero, hanno capito che Te Rehutai è più veloce e che o la si tiene dietro in partenza oppure una gara è già conclusa dopo pochi minuti. Peraltro nei prossimi giorni si dovrebbe iniziare a gareggiare sui campi di regata B, C e D, ovvero quelli più vicini alla costa, più larghi e dove i salti di vento sono più frequenti, offrendo dunque maggiori chance di sorpasso: altro vantaggio, a nostro avviso, per Team New Zealand.

Resta dunque solo una carta: vincere quattro partenze, poi resistere, resistere, resistere. Per quanto visto sino ad oggi, appare improbabile che Luna Rossa possa perdere una partenza e poi scavalcare gli oceanici nel corso dei successivi lati di bolina o poppa. Peraltro i Kiwi sono apparsi come delle vere e proprie macchine infallibili quando si sono ritrovati in testa. Il sentiero verso la gloria resta dunque terribilmente angusto. Non dimentichiamoci però che siamo italiani. Un popolo che sovente, nella storia, ha compiuto le imprese più grandi proprio quando tutto sembrava perduto, esaltandosi a dispetto di un destino avverso. I media neozelandesi, qualche giorno fa, avevano scritto che solo un miracolo avrebbe potuto salvare Luna Rossa. Ogni tanto i miracoli nello sport si materializzano. Se ci credevamo prima, a maggior ragione perché non farlo sul 3-3? In fondo non costa nulla. Luna Rossa: do you believe in miracles?

Foto: Lapresse

America’s Cup, Luna Rossa: il calo del TWS e una concatenazione di errori. Reazione poco…mediterranea!

1 Commento

  1. Fede67

    13 Marzo 2021 at 23:41

    Finora chi ha vinto la partenza ha poi vinto la regata..vento leggero o forte che sia..il fatto poi che i Kiwi abbiano cercato di stravincere anche quando non serviva lo interpreto come un segnale di paura non di strafottenza..vedremo alla fine..

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