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Ciclismo

Perché Mathieu van der Poel e Wout Van Aert hanno cambiato il ciclismo

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Mathieu van der Poel e Wout Van Aert si sono affacciati da poco alle competizioni più prestigiose del ciclismo su strada, ma hanno già rivoluzionato questo segmento del pedale. I due ciclocrossisti, che nella disciplina in questione hanno iniziato a dominare già da giovanissimi, hanno portato una ventata d’aria fresca a uno sport che stava vivendo un periodo certamente non tra i più memorabili della sua storia.

Il neerlandese, che su strada aveva già fatto grandissime cose da juniores, quando fu iridato di categoria a Firenze, sta dimostrando come sia possibile esprimersi ad alti livelli in ben tre discipline differenti. Van der Poel, infatti, in due anni da professionista vero e proprio ha vinto gare del rango del Giro delle Fiandre e dell’Amstel Gold Race, ma contemporaneamente ha portato avanti la sua carriera nel ciclocross, ove è da poco diventato il primo a vincere quattro Mondiali nel nuovo millennio, e ha ottenuto grandi risultati anche nella mountain bike. In quest’ultima disciplina, nel 2019, era ormai il numero uno al mondo e batteva con regolarità un certo Nino Schurter.

Van Aert, invece, è un elogio alla polivalenza relativa al ciclismo su strada in sé. E’ al livello dei migliori velocisti allo sprint, è uno dei più forti in assoluto sul pavé, è uno dei primi tre cronomen al mondo e in salita, come abbiamo visto a Prati di Tivo, riesce a competere coi migliori scalatori. Potenzialmente, negli anni a venire, nessun traguardo gli è precluso e può sognare anche di conquistare un grande giro nel caso questi presenti un tracciato adatto a lui.

Quel che, però, lascia a bocca aperta più di ogni altra cosa, è il modo in cui corrono i due Dioscuri del ciclocross. Van Aert e, soprattutto, van der Poel non hanno paura di prendere vento in faccia e sono ben contenti quando le corse si animano a molte decine di chilometri dal traguardo. Grazie a loro e ad altri fenomeni come Tadej Pogacar, Egan Bernal e Julian Alaphilippe, le gare sono sempre più frizzanti e, rispetto a qualche anno fa, sono anche molto meno bloccate dal punto di vista tattico.

Tra la Strade Bianche e la Tirreno-Adriatico, in particolar modo la tappa odierna della Corsa dei due Mari, la Castellalto-Castelfidardo, abbiamo avuto modo di godere di alcuni numeri a dir poco sensazionali. Van Aert e Van der Poel, insieme ai nomi di cui sopra, ci stanno riportando indietro nel tempo, a quando corridori come Eddy Merckx, Roger De Vlaeminck e Felice Gimondi si affrontava col coltello tra i denti ogni volta che attaccavano il numero alla schiena.

Foto: Lapresse

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