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Rugby, Sei Nazioni 2021: la Scozia ai raggi X. Dalla trequarti i pericoli maggiori

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Si chiude sabato il Guinness Sei Nazioni 2021 e per l’Italia di Franco Smith l’ultimo appuntamento sarà a Edimburgo contro la Scozia. Per gli azzurri l’ultima chance di dare un segnale dopo un torneo più che deludente, con quattro pesanti sconfitte al passivo, ma soprattutto la sensazione che il gap con le migliori si sia ampliato in maniera devastante, con l’Italia incapace di reggere l’urto delle tradizionali avversarie del torneo.

E la Scozia sarà una cartina tornasole importante per l’Italia e per il movimento. Perché storicamente i britannici sono stati la squadra contro cui ce la siamo più giocata in passato, perché guardando al bacino di giocatori, al livello delle franchigie e, in generale, al movimento è la nazione più simile a noi tra quelle del Sei Nazioni. Con la Scozia arrivò la prima vittoria nel torneo, con la Scozia l’Italia ha ottenuto 8 successi nella storia. Ma la Scozia di oggi non è quella facile da affrontare di pochi anni fa.

I ragazzi di Gregor Townsend hanno vinto un match e perso due partite in questo Sei Nazioni, ma dopo l’exploit di Twickenham, dove hanno superato l’Inghilterra per 11-6, sono arrivati due ko di strettissima misura. 24-25 contro il Galles a Cardiff e 24-27 con l’Irlanda a Edimburgo. Insomma, la Scozia se l’è giocata fino all’ultimo e non fosse stato per un cartellino rosso contro il Galles e qualche errore di troppo con l’Irlanda sarebbe in piena corsa per il titolo.

La possibile assenza di Finn Russell potrebbe essere devastante per gli scozzesi, con il mediano d’apertura che sa fare la differenza per la sua squadra e la sua assenza nel 2020 ha pesato tantissimo sui risultati dei britannici. Townsend, però, ha ritrovato il miglior Stuart Hogg e l’estremo (e capitano) sarà una delle armi più pericolose per una difesa italiana in forte sofferenza quest’anno. I trequarti e la terza linea sono i fiori all’occhiello della Scozia e sono loro i pericoli maggiori per gli azzurri sabato al Millennium.

Foto: LaPresse

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