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Festival di Sanremo
Sanremo 2021, il Pagellone (4 marzo). Gazzè-Silvestri sopra tutti, splendida Arisa, Random e Bugo affondano
Noemi con Neffa – “Prima di andare via” 7: subito partenza col botto, con la firma d’autore di Neffa nel suo brano simbolo, cantato, e bene, e in ottima sincronia, con Noemi. Bello l’arrangiamento anni ‘70, azzeccato.
Fulminacci con Valerio Lundini e Roy Paci – “Penso positivo” 7.5: impossibile star fermi sul divano in questa versione energica ed energizzante del jovanottiano “Penso positivo”. Il tocco in più ce lo mette non solo la suprema tromba di Roy Paci, ma anche Valerio Lundini e il suo ironico monologo parlato nel cuore del brano.
Francesco Renga con Casadilego – “Una ragione di più” 5.5: continua il Sanremo con più ombre che luci per il cantante bresciano. Anche questa sera vocalmente sottotono, sceglie come compagna di cover Casadilego che entra nel pezzo quasi soltanto nel finale, e senza dare l’accelerata che serviva.
Extraliscio e Davide Toffolo con Peter Pichler – “Medley Rosamunda” 8: spettacolo puro, trasformano il palco in un’immensa balera, si divertono ma, soprattutto, fanno divertire, con un medley “Rosamunda” che parte da Romagna Mia e passa anche da Casatchok. Sano baccano.
Fasma con Nesli – “La fine” 5.5: al netto dell’inconveniente tecnico che toglie la voce a Fasma per trenta secondi costringendo al replay, il risultato non è disastroso, ma l’esibizione non rimarrà nella memoria festivaliera. Finisce e ti dici che sì, che Ferro è un’altra cosa.
Bugo con i Pinguini Tattici Nucleari – “Un’avventura” 4.5: mal cantata e pure male arrangiata. Un profluvio di tamburi che, tra le due, infastidisce più che impreziosire. I Pinguini per non essere da meno, subentrano e cantano male come Bugo che li avevi preceduti.
Francesca Michelin e Fedez – “E allora felicità” 5: un mischione sanremese che va da Silvestri ad Al Bano e Romina, passando per i Jalisse e l’accoppiata Baldi-Alotta. Partono benino, poi si perdono decisamente, complici arrangiamenti che lasciano perplessi.
Fasma con Francesco Guccini – “Cyrano” 7: bella l’idea della voce di Guccini in apertura, e lui fa di tutto per non sfigurare di fronte al ricordo di un gigante e alla sua ciclopica “Cyrano”. Impresa riuscita, entra nel brano con grande garbo.
Maneskin con Manuel Agnelli – “Amandoti” 7.5: omaggiano i CCCP con Manuel Agnelli anche lui in nude look, con suoni potenti e rockettari per larghi tratti, anche se forse la parte più bella di una cover assolutamente riuscita è proprio quella iniziale, più introspettiva.
Random con The Kolors – “Ragazzo fortunato” 4.5: arrangiamento sul discutibile andante, la prestazione canora è pure peggio. Fanno a pezzi “Ragazzo fortunato” quando bastava toccarla il meno possibile.
Willy Peyote con Samuele Bersani – “Giudizi universali” 8: quello che dovevano fare altri, tipo chi li ha preceduti, lo fa Willy Peyote, cioè prende una canzone prodigiosa e, complice chi l’ha scritta e cantata, la propone in una versione asciutta, senza stravolgimenti.
Orietta Berti con Le Deva – “Io che amo solo te” 8.5: grande brano, bellissimo arrangiamento e una fusione di voci al femminile mirabile. Orietta Berti, a dispetto dell’età, mostra tutta la sua statura, e le quattro ‘woman in white’ non tolgono, ma aggiungono.
Giò Evan con The Voice Senior – “Gli anni” 6: con i senior di The Voice il buon Giò punta ad una versione de “Gli anni” che assomiglia ad un mega-karaoke da spiaggia, dove al posto delle chitarre c’è una grande orchestra. Sufficienza stirata stirata.
Ghemon con i Neri per Caso – “L’essere infinito (L.E.I.)” 8.5: si parte con ‘’Le ragazze’, poi l’intramontabile ‘Donne’ prima di chiudere con un medley che mescola Stadio e Battisti. I Neri per Caso trovano in Ghemon un perfetto settimo elemento, ne viene fuori uno splendido mix dedicato alle donne da tutti i piedi ad applaudire.
La Rappresentate di Lista con Donatella Rettore – “Splendido splendente” 7.5: esibizione chic, elegantemente ritoccato (con ottimo profitto) anche l’arrangiamento. E Veronica la canta pure meglio della Rettore, che pure non sfigura.
Arisa con Michele Bravi – “Quando” 9: delicatissimi. ‘Toccano’ con straordinaria grazia e compostezza, ma anche con grande personalità, un brano che cadeva tra gli intoccabili. E anche l’arrangiamento è splendido, con archi che cullano come mani materne il figlio più amato.
Madame – “Prisencolinensinaiciusol” 5: il vecchio proverbio del ‘chi fa da sé fa per tre’ questa volta non vale. Bella la scelta dei banchi e degli scolari, ma la performance è deboluccio, ti aspetti il decollo ma resta sempre sulla linea dell’insufficienza.
Lo Stato Sociale con Emanuela Fanelli e Francesco Pannofino – “Non è per sempre” 5: ingannevoli. Si presentano con “Non è per sempre” ma ne cantano un’altra, talmente lontana da quella originale da risultare, appunto, un inedito. Bella la dedica finale al mondo dei teatri e dei cinema uccisi dalla pandemia.
Annalisa con Federico Poggipollini – “La musica è finita” 6.5: scolastica, niente di trascendentale, ma precisa, e padrona di un brano non sicuramente semplice.
Gaia con Lous and the Yakuza – “Mi sono innamorato di te” 6.5: l’arrangiamento merita la lode, l’accoppiata con Lous and the Yakuza regala momenti di pathos, pur senza candidarsi a restare negli almanacchi.
Colapesce e Dimartino – “Povera patria” 5: l’arrangiamento è all’altezza, loro però si fanno schiacciare dalla portata di un brano davvero troppo ingombrante. Quando il coraggio non paga…
Come_Cose con Alberto Radius e Mamakass – “Il mio canto libero” 4.5: anche loro scherzano col fuoco, e anche loro si bruciano. Una performance anemica. Peraltro resta da capire il perché l’ospite Radius è stato confinato il cantina per tre quarti del brano.
Malika Aiane – “Insieme a te non ci sto più” 5.5: nulla di stupefacente. Ha dalla sua la virtù di non entrare a gamba tesa su un brano al limite dell’intoccabile, ben arrangiato, però dall’altra parte ne fa una versione abbastanza soporifera.
Max Gazze e la Magic Mistery Band – “Del mondo” 8.5: non può sbagliare l’accoppiata Gazzè – Silvestri, che infatti risollevano un finale di serata che stava pericolosamente crollando, un po’ come le palpebre degli spettatori. Grande performance, supremo arrangiamento.
Ermal Meta con Napoli Mandolin Orchestra – “Caruso” 8: in una serata in cui si sono scottati in tanti, toccando i mostri sacri, lui non solo si difende, ma vince attaccando. Una cover che è una sentenza: è bravo, si arrendano anche i detrattori.
Aiello con Vegas Jones- “Gianna” : una “Gianna” versione disco con inserti rap che proprio non è il pezzo che si sognava per chiudere una serata a dir poco interminabile. Non il flop del ‘cover-day’, ma lontanuccia anche dalla sufficienza.