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Sci di fondo, Coppa del Mondo Engadina 2021. Per le fondiste l’ultimo sforzo di una stagione sofferta

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Nel fine settimana la Coppa del Mondo di sci di fondo vivrà il suo ultimo weekend agonistico nell’inedito contesto dell’Engadina, che recupererà la tappa di Oslo, cancellata a causa delle severe restrizioni del governo norvegese in tema di ingressi nel Paese scandinavo, applicate allo scopo di prevenire la diffusione delle varianti del Covid-19. Dunque non si gareggerà in Norvegia, bensì in Svizzera, dove avremo due format di gara estemporanei nei quali non sarà in palio assolutamente nulla, o quasi.

Infatti sabato si disputerà una mass start di 10 km a tecnica classica, seguita da un inseguimento di 30 km a skating alla domenica. Mai nella storia della disciplina si era visto un pursuit su un chilometraggio così ampio, a dimostrazione di come l’attuale management stia effettuando scelte viepiù singolari. Come detto, quest’ultima tappa sarà pressoché priva di pathos, in quanto le varie cancellazioni dovute al Covid-19 e il fatto di recuperare solo due gare hanno posto fine alla lotta per la Coppa del Mondo assoluta.

Nel fine settimana saranno in palio complessivamente 215 punti (i 100 per il successo di giornata a cui si aggiungerà un “traguardo volante” nella mass start), ma Jessica Diggins vanta un margine di 342 lunghezze su Yulia Stupak. Ciò significa che la ventinovenne statunitense ha matematicamente vinto la Sfera di cristallo, diventando la prima nordamericana a riuscire nell’impresa in campo femminile, emulando così il connazionale Bill Koch, che fra gli uomini vinse la classifica generale nell’inverno 1981-82.

Viene da chiedersi se sia davvero stato fatto di tutto per tenere vivo l’interesse attorno alla disciplina anche nell’ultimo weekend dell’inverno. In fin dei conti, riuscirci non era così complicato. Sarebbe stato sufficiente avere tre gare anziché due, partendo con una sprint il venerdì, seguita da una prova di 10 km contro il cronometro il sabato e da una mass start di 30 km la domenica. In questo modo sarebbe stato possibile consentire anche agli specialisti delle prove veloci di avere una passerella dopo i Mondiali e, soprattutto, si sarebbe potuto avere un massimo teorico di punti a disposizione pari a 360, ovvero i 100 per ogni successo di giornata più i quattro traguardi volanti di 15 punti ognuno previsti nelle partenze in linea di 30 km (ma non negli inseguimenti, semplicemente perché mai sono stati concepiti pursuit su tale distanza). D’accordo, nei fatti non sarebbe cambiato nulla, ma almeno la Coppa del Mondo sarebbe stata ancora aperta in linea teorica e Jessica Diggins avrebbe avuto la possibilità di festeggiarne la conquista sul campo, anziché vedersela recapitata in virtù del terremoto che ha sconvolto il calendario.

Pazienza, ormai cosi è stato deliberato nelle stanze dei bottoni dove si decidono le sorti dello sci di fondo mondiale. Rimane da assegnare solo la Coppa di specialità delle prove distance. Capirai, un trofeo che a differenza dell’equivalente della Coppa sprint non ha mai trovato la propria identità e il proprio prestigio. A giocarselo la solita Diggins ed Ebba Andersson, distante 62 punti. Effettivamente la svedese potrebbe essere l’unica atleta ad avere davvero interesse e motivazioni nel cercare di mettere le mani sulla “Coppetta” dedicata alle gare di distanza. Poco, però, per generare davvero interesse attorno alla tappa finale di una stagione disgraziata, caratterizzata dalla sistematica assenza delle norvegesi e soprattutto di Therese Johaug, che a Oberstdorf ha dimostrato di essere indiscutibilmente l’astro più luminoso nel firmamento della disciplina.

FOTO: La Presse

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