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Sci di fondo

Sci di fondo. Jessie Diggins scrive la storia, ma è Therese Johaug a giganteggiare

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La Coppa del Mondo di sci di fondo 2020-2021 è andata in archivio con le gare dell’Engadina. In campo femminile è stata a tutti gli effetti una stagione sui generis, poiché l’assenza della Norvegia da gran parte delle competizioni ha completamente rimescolato i valori in campo. Infatti dopo ben 7 Sfere di cristallo vinte consecutivamente, le atlete norsk hanno dovuto abdicare nella corsa alla classifica generale. Alla luce dei risultati dell’ultimo biennio, l’ovvia favorita per la conquista della Coppa del Mondo assoluta avrebbe dovuto essere Natalia Nepryaeva, che invece recita il poco ambito ruolo di principale sconfitta dell’inverno appena terminato.

Al di là dell’infortunio patito a Falun, quando la situazione era ormai pressoché compromessa, la venticinquenne moscovita non si è quasi mai espressa sugli stessi livelli delle due annate precedenti, perdendo così una ghiotta occasione. Di conseguenza la Sfera di cristallo, anziché tornare in Russia esattamente 20 anni dopo quella conquistata da Julia Tchepalova, è volata per la prima volta oltreoceano, atterrando nel Minnesota. Merito di Jessica Diggins, che invece ha sfruttato al meglio l’opportunità presentatasi di fronte a lei, cicatrizzando finalmente una ferita aperta ormai da tre anni. Non va infatti dimenticato come la statunitense avesse letteralmente buttato al vento l’opportunità di trionfare nella classifica generale del 2017-18.

Ai Giochi olimpici di Pyeongchang, Diggins e Kikkan Randall si imposero nella team sprint, conquistando la prima medaglia d’oro di sempre per lo sci di fondo Stars&Stripes, settore maschile compreso. L’evento ebbe un certo risalto in America e, di conseguenza, le due decisero di capitalizzare al massimo la grancassa mediatica, presenziando anche a diverse trasmissioni televisive di grido. Peccato che per farlo, Jessie abbia dovuto disertare la tappa del massimo circuito di Lahti prevista per inizio marzo, dove erano in programma due gare. Un’assenza rivelatasi letale per la sua corsa alla Sfera di cristallo, alfine persa per soli 40 punti in favore di Heidi Weng. Una Coppa del Mondo gettata alle ortiche e raccolta da una norvegese, che però ritorna indietro tre inverni dopo proprio grazie all’assenza delle norsk stesse. Corsi e ricorsi storici, dunque. Il successo di Diggins nella classifica generale è peraltro stato in qualche modo impreziosito dalla vittoria nella 10 km a skating di Falun, che ha spezzato anni di imbattibilità di Therese Johaug nelle gare contro il cronometro.

La minuta norvegese, comunque, si è rifatta ampiamente ai Mondiali di Oberstdorf, confermando di essere di una categoria superiore rispetto a tutte le avversarie. La veterana scandinava ha conquistato 3 medaglie d’oro in altrettante prove di distanza, infliggendo talvolta distacchi abissali alla concorrenza, capitanata dalle svedesi Frida Karlsson ed Ebba Andersson. A inizio stagione si era parlato di possibile scontro generazionale tra la ultratrentenne norsk e le under-25 Tre kronor. Partita stravinta dalla vecchia guardia, perché le nuove leve avranno anche raccolto tanti piazzamenti di prestigio, ma il metallo più pregiato è rimasto parecchio distante. La rivincita è fissata per l’anno prossimo sulle nevi di Zhangjiakou, dove saranno assegnate le medaglie olimpiche di Pechino 2022.

La Svezia si sarà sistematicamente inchinata alla Norvegia nelle distance, ma si è confermata la potenza egemone della sprint. Alla vigilia della manifestazione iridata la grande favorita per il titolo mondiale era Linn Svahn, la quale però è venuta meno proprio sul più bello. Poco male, perché è emersa prepotentemente Jonna Sundling, semplicemente perfetta nel contesto iridato. Nell’arco dell’inverno l’unica vera alternativa alle svedesi nelle prove veloci è stata la slovena Anamarija Lampic, premiata con il successo nella Coppa sprint. Menzione d’onore per Maiken Caspersen Falla, che in una stagione molto complicata è comunque riuscita ad arpionare una splendida medaglia d’argento proprio nell’occasione più importante. La trentenne norvegese conferma di essere un’autentica fuoriclasse, seconda solo a Marit Bjørgen nella storia delle prove veloci.

Infine, due parole sull’Italia. Meglio stendere un velo pietoso, perché non c’è nulla da aggiungere rispetto a quanto già scritto pochi giorni orsono in merito al bilancio della stagione azzurra. Il movimento è sprofondato in una crisi immane. Perché ci sta non poter competere ad armi pari con Norvegia, Svezia e Russia; però essere diventati l’ultima ruota del carro anche sull’arco alpino è sintomo dello sfascio in cui versa il sistema.

FOTO: La Presse

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