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Tennis, Roger Federer: “Sento che la mia storia non sia ancora finita. Squalifica di Djokovic agli US Open? E’ stato molto sfortunato”
Roger Federer è pronto per tornare in campo dopo un anno di inattività. Lo avevamo lasciato ufficialmente in quella partita degli Australian Open 2020, persa contro l’attuale n.1 del mondo Novak Djokovic. Lo svizzero arrivò all’appuntamento non al meglio delle condizioni e successivamente fu costretto a sottoporsi a due interventi chirurgici al ginocchio.
Momenti complessi per il campione elvetico in cui ha avuto modo di riflettere sul suo futuro agonistico e su cosa fosse realmente importante. La risposta è stata chiara: continuare a divertirsi in campo. Il 20 volte vincitore Slam lo farà a Doha, affrontando mercoledì prossimo il vincente della sfida tra il francese Jeremy Chardy e il britannico Daniel Evans. In vista del suo ritorno, Roger ha rilasciato alcune dichiarazioni interessanti in un’intervista concessa a al magazine svizzero Tagesanzeiger.
“Non ho dolore. La sfida più grande è fidarsi di nuovo del proprio corpo. Non hai tempo per pensare al gioco, il tuo avversario non permette questo lusso, e l’avversario capisce quando non sei al 100%. Sento di essere a un buon livello, ma non al meglio perché non ho giocato nessuna partita. Perché è servita una seconda operazione? Non voglio entrare nei dettagli di quello che è successo esattamente. Non ricordo niente che sia andato storto dopo la prima operazione. Il ginocchio si è semplicemente piegato durante un movimento normale, ed è accaduto di nuovo qualcosa. Ho subito fatto una risonanza magnetica e il medico ha detto: “Mi spiace, abbiamo bisogno di una seconda operazione”. Purtroppo non c’era modo di evitarla, altrimenti l’avrei evitata. Non amo gli interventi chirurgici“.
Sui pensieri riferiti al ritiro, Federer ha sottolineato che: “Dopo la seconda operazione la situazione era brutta, non potevo credere che fosse necessario tutto questo. In quel momento ho messo in dubbio tutto. Wimbledon è stato cancellato e la pandemia era gravissima. Non sapevo cosa sarebbe successo alla mia carriera, ma di una cosa ero certo: non importava se fossi riuscito a tornare a giocare o no, volevo guarire. Sento che la mia storia non sia ancora finita. È difficile da spiegare, e c’è solo una ragione: mi piace il tennis e mi piace essere in giro. Scoprirò se mi piacerà ancora la vita durante il tour, con la quarantena, le mascherine, i viaggi assai più complicati. E con la terapia che non è ancora finita. Uno dei motivi è sicuramente che voglio giocare di nuovo contro i migliori, nei più grandi tornei, per i titoli importanti. E spero di giocare abbastanza a lungo da poter vedere di nuovo stadi pieni”.
In tutto questo, il campione elvetico ha espresso anche un parere sulla squalifica a Djokovic nel corso degli US Open 2020: “Novak ha avuto un’incredibile sfortuna. Tutti lo sanno, ovviamente devi controllarti, ma questo può succedere a tutti quando perdi il controllo per un momento. L’Adria Tour? In realtà aveva buone intenzioni. Era troppo presto? Sì, probabilmente. Sta facendo del suo meglio per i giocatori, semplicemente non andava bene quando era a capo del Council e allo stesso tempo ha fondato la nuova organizzazione. Dobbiamo guardare di nuovo tutto insieme, non si deve sempre essere della stessa opinione, ma è importante scambiare idee“.
Foto: LaPresse