Seguici su

Basket

Basket femminile: Reyer Venezia, EuroCup e storia ad un passo. Contro Valencia per rendere unico il 2021

Pubblicato

il

Per la seconda volta negli ultimi tre anni l’Umana Reyer Venezia si gioca una manifestazione continentale, che è peraltro la prima a essere assegnata su tutto l’arco della pallacanestro europea. Dall’altra parte c’è una delle formazioni in grande crescita sia in Spagna che in Europa, e cioè Valencia.

Obiettivo storico per entrambe, dal momento che c’è la caccia alla prima volta continentale per entrambe le formazioni, che mai in precedenza sono riuscite a mettere le mani, per ragioni diverse, su un trofeo di questa importanza. La Reyer ci è andata vicino, come si diceva, tre anni fa: dopo una semifinale miracolosa con l’Hatay, andò a perdere nella finale andata-ritorno con il Galatasaray, che era formazione di ben altra categoria e che avrebbe ragionevolmente potuto competere in Eurolega non da comprimaria.

Questa volta ad avere un gran livello è proprio Venezia, che ha però sofferto tantissimo un’altra squadra molto valida come quella di casa, il KSC Szekszard: a risolvere la questione sono state, in difesa, Natasha Howard e Francesca Pan. Se si considera che l’Umana in campionato viaggia costantemente intorno ai 90 punti di media in attacco, e che il punteggio della semifinale è stato di 63-58, si comprende ancor di più lo spirito con il quale le orogranata siano riuscite a portare a casa una partita scivolata del tutto via dai loro binari preferiti. Contro Valencia sarà necessario ritrovare anche una buona vena realizzativa sia da parte di Pan che, soprattutto, di Temi Fagbenle, che a parte una fiammata a inizio ultimo quarto non è riuscita molto a incidere. Da capire se Ticchi riproverà il quintetto base con le quattro straniere, scelta che non ha pagato più che altro per mancanza di abitudine, visto che in Serie A1, a termini di regolamento, sono solo in tre a poter disputare una partita. Molto dipenderà anche dalle giornate di quattro elementi fondamentali: Yvonne Anderson in cabina di regia, Howard nelle sue infinite possibilità offensive, Gintare Petronyte vicino a canestro ed Elisa Penna come opzione da oltre l’arco. Da verificare la presenza o meno di Debora Carangelo, che non ha giocato la semifinale.

Valencia, come si diceva, è formazione dalla storia particolarmente giovane, dal momento che la sezione femminile è stata creata nel 2014 come successione dello storico Ros Casares, club che vanta nel suo passato otto titoli spagnoli, sette Coppe del Re e l’Eurolega della stagione 2011-2012: vi giocavano contemporaneamente Laia Palau, Isabelle Yacoubou, Katalin Honti, Ann Wauters, Lauren Jackson e Maya Moore. Nei suoi anni, è stata anche la squadra dove Amaya Valdemoro si è costruita il proprio pezzo di leggenda del basket spagnolo e non solo. Nel 2014 tutta l’area del Ros Casares, che nel frattempo aveva deciso di scendere autonomamente nei campionati minori, è stata assorbita dal Valencia Basket che già stava avendo grande successo con il settore maschile e l’esempio della Fonteta (ma non solo): dalla Primera Division alla Liga Femenina sono stati necessari solo quattro anni, e quest’anno Valencia sta lottando corpo a corpo con le storiche rivali del Perfumerias Avenida, che da 15 anni se non vincono il campionato arrivano seconde.

Quella di Valencia è una squadra particolarmente interessante perché integra delle certezze del basket spagnolo con, in particolare, una nuova leva di cui potremmo sentire molto parlare nei prossimi anni, l’ala-centro diciannovenne Raquel Carrera Quintana, legata al club fino almeno al 2024 e che in semifinale ha messo a segno 22 punti. Alla voce esperienza troviamo anche (ma non solo, come vedremo tra poco) il trio formato da Queralt Casas, Leticia Romero e Cristina Ouvina. La miglior realizzatrice nella competizione, nonché giocatrice tra le più rappresentative, è però un’altra: l’australiana Rebecca “Bec” Allen, ala ventottenne con alle spalle cinque stagioni alle New York Liberty, sebbene mai vissute da protagonista assoluta. Il discorso esperienza, come si diceva, non si chiude solo con Casas, Romero e Ouvina, ma anche e soprattutto con Laura Gil, ala grande che ha fatto le fortune in passato anche di Avenida e per buona misura anche della Nazionale spagnola, con cui ha vinto l’argento alle Olimpiadi del 2016. Ci sarà anche un’ex, ed è Marie Gülich, già centro della Reyer nella stagione 2018-2019.

Foto: fiba.basketball

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità