Formula 1

F1, GP Imola 2021. Secondo round della sfida Hamilton vs Verstappen. La Ferrari punta a essere la terza forza

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Il secondo appuntamento del Mondiale di Formula Uno 2021 andrà in scena in Italia, per la precisione a Imola. Inizialmente, l’autodromo Enzo e Dino Ferrari non era stato inserito in calendario, ma la cancellazione del Gran Premio di Cina ha spinto Liberty Media a trovare un’alternativa per la data dell’11 aprile. La pista prescelta per il recupero della competizione è stata quella situata sulle rive del Santerno, che quindi ospiterà il Gran Premio di Emilia Romagna a distanza di poco più di cinque mesi dall’edizione 2020, disputatasi lo scorso 1° novembre.

ATTUALITA’
Tutti i riflettori saranno puntati sul duello tra Lewis Hamilton e Max Verstappen. In Bahrain la Red Bull è apparsa complessivamente superiore alla Mercedes, ma è stato il britannico a imporsi, grazie a una strategia più aggressiva e alla capacità di stringere i denti nella parte finale del Gran Premio. Dunque l’olandese sarà avido di riscatto e cercherà di pareggiare istantaneamente i conti con il veterano inglese. Sarà, peraltro, interessante verificare i rapporti di forza tra la W12 e la RB16B su una pista diversa rispetto a quella mediorientale. L’autodromo bahreinita era infatti stop&go, mentre a Imola il carico aerodinamico avrà un ruolo più preponderante. Dunque, avremo gli stessi valori di tre settimane orsono?

La Ferrari spera di effettuare un passo in avanti e di proporsi come terza forza in campo. Mercedes e Red Bull resteranno fuori portata, ma l’obiettivo della Scuderia di Maranello sarà quello di rimanere davanti alle McLaren e alle Alpha Tauri, in maniera tale da ottenere un doppio piazzamento di prestigio. Il sogno è migliorare il bottino del Bahrain, dove Charles Leclerc ha concluso 6° e Carlos Sainz 8°. Molto dipenderà dal rendimento della SF21 e dalla sua capacità di adattarsi anche alle caratteristiche dell’autodromo romagnolo. Va rimarcato come a Sakhir le Rosse abbiano dimostrato di essere davvero competitive sul giro secco, qualità che potrebbe dare una grossa mano a Imola, dove i sorpassi sono storicamente difficili. Un’ottima qualifica si annuncia propedeutica per un buon risultato in gara.

STORIA
Le origini dell’autodromo di Imola risalgono all’immediato dopoguerra, quando in Italia esisteva un solo tracciato permanente, ovvero quello di Monza. Pertanto, la volontà del comune romagnolo di edificare una pista venne accolta favorevolmente da tutte le autorità. Il circuito fu progettato nel 1949, venendo fisicamente realizzato tra il 1950 e il 1952. Tuttavia, a causa di lungaggini burocratiche relative a opere di supporto e conflitti con privati locali, non si riuscì a renderlo permanente come pianificato: alcune delle strade che dovevano essere utilizzate esclusivamente per la pista rimasero, invece, per lungo tempo aperte anche al traffico.

Inizialmente l’autodromo di Imola, chiamato “del Santerno” in onore del fiume che scorre nelle sue vicinanze, venne utilizzato soprattutto dal motociclismo, ma Enzo Ferrari desiderava fortemente che potesse diventare teatro anche di appuntamenti di Formula Uno, una volontà peraltro rafforzata nel momento in cui, nel 1970, l’impianto fu intitolato al figlio Dino, morto di distrofia muscolare nel 1956 a soli 24 anni. Il sogno del Drake poté diventare realtà alla fine degli anni ’70, quando tutte le opere architettoniche di supporto e i conflitti con i privati vennero definitivamente risolti.

Così, la struttura divenne finalmente un tracciato permanente a tutti gli effetti. I lavori di ammodernamento nell’autodromo di Monza diedero l’occasione per inserire la pista romagnola nel calendario iridato 1980, quando ospitò una tantum il Gran Premio d’Italia. Dopodiché, dal 1981 venne istituito il Gran Premio di San Marino, allo scopo di permettere a Imola di affiancarsi all’appuntamento brianzolo. Il disegno della pista sulle rive del Santerno, inizialmente veloce e critica sia per consumi che per la meccanica delle monoposto, rimase pressoché inalterato per tre lustri. Nel frattempo, dopo la scomparsa di Enzo Ferrari, assunse l’attuale denominazione di “Autodromo Enzo e Dino Ferrari”.

La drammatica edizione del 1994, durante la quale nel giro di poco più di 24 ore persero la vita sia Roland Ratzenberger che Ayrton Senna, ebbe come conseguenza quella di stravolgere il tracciato. Infatti il Tamburello, un tempo curva da percorrere in pieno, fu tramutato in una variante; inoltre venne creata una nuova chicane, denominata “Villeneuve”, poco prima della Tosa. Vennero infine effettuati interventi alle Acque Minerali, alla Rivazza e alla Variante Bassa, allo scopo di migliorare la sicurezza.

Con questa nuova configurazione Imola rimase in calendario per un altro decennio abbondante, sino al 2006, quando gli standard sempre più elevati del Circus resero obsoleto l’autodromo. Tra il 2008 e il 2009 sono stati svolti per ammodernare il paddock, cambiando il disegno della pista. Allo scopo di ampliare i box e allungare il rettilineo di partenza, è stata sacrificata la Variante Bassa, che non esiste più ed è stata sostituita da una leggera piega verso destra.

Ciononostante, l’esilio dal Circus appariva definitivo. Invece l’impianto è improvvisamente e inaspettatamente tornato in auge “grazie” alla pandemia di Covid-19, che ha consentito all’autodromo Enzo e Dino Ferrari di ospitare un recupero sia nel 2020 che nel 2021. Così, dopo il GP d’Italia 1980 e le ventisei edizioni del GP di San Marino disputatesi tra il 1981 e il 2006, per il secondo anno di fila vedremo il Gran Premio di Emilia Romagna.

La gara del 2021 avrà modo di entrare nella storia? Nel frattempo, abbiamo deciso di ricordare i Gran Premi più memorabili disputati a Imola. Nel bene e, purtroppo, anche nel male. Ne abbiamo scelti cinque. Eccoli.

1982 – La Formula Uno è sconvolta dalla guerra politica tra la FIA e la FOCA (l’associazione dei costruttori britannici). Il nodo del contendere è rappresentato dai serbatoi d’acqua installati su alcune monoposto, in particolare Williams e Brabham. Nominalmente questi serbatoi servono per raffreddare i freni, ma tutti sanno che vengono riempiti solo dopo la gara e si tratta di un espediente per gareggiare sotto peso, allo scopo di tentare di rispondere alla sempre più marcata superiorità delle vetture turbo (Renault e Ferrari). La FIA toglie di classifica Nelson Piquet e Keke Rosberg dal Gran Premio di Brasile, affermando ufficialmente di sapere che anche altre vetture sono irregolari. Per tutta risposta, gran parte dei costruttori della FOCA diserta il Gran Premio di San Marino, al quale si iscrivono solamente sette scuderie! È palese come la lotta per il successo sia una questione tra le Renault e le Ferrari. Quando le vetture francesi escono di scena a causa di problemi al turbo, la Scuderia di Maranello è padrona della gara. Gilles Villeneuve è primo, Didier Pironi secondo. Dal box del Cavallino Rampante viene mostrato un sibillino “Slow”. Il canadese lo interpreta come l’ordine di congelare le posizioni. Il francese non è dello stesso avviso e ingaggia un duello con il compagno di squadra. Alla fine è proprio Pironi a vincere. Villeneuve è furibondo e si ritiene tradito da chi riteneva un amico. Gilles si aspetta solidarietà dalla squadra, ma non ne riceve, perché è comunque arrivata una doppietta. Il destino vuole che non vi sia modo di chiarirsi. Il canadese, incupito dall’accaduto e da contemporanee vicissitudini famigliari, perirà solo pochi giorni dopo a Zolder, durante le qualifiche del Gran Premio del Belgio.

1985 – A metà anni ’80, quando si tratta di gareggiare a Imola, tutti sono sempre molto preoccupati. La pista è infatti particolarmente esigente in termini di consumo di carburante e, con il limite di 220 litri imposto dal regolamento, c’è il serio rischio di terminare la benzina prima della bandiera a scacchi. Al riguardo, l’edizione 1985 è entrata negli annali. La Lotus di Ayrton Senna e la McLaren di Alain Prost si sfidano a lungo per il primato, seguono più distanti l’altra Lotus di Elio De Angelis e la Ferrari di Stefan Johansson. A dieci giri dal termine quest’ultimo decide di passare all’attacco, cominciando a rimontare prepotentemente, superando prima il romano e poi il francese. Alla quart’ultima tornata il primo colpo di scena, Senna si ferma senza carburante! Johansson, alla sua seconda presenza con la Ferrari, è al comando, ma l’entusiasmo dei tifosi dura pochissimo. Un giro dopo anche lo scandinavo rimane in panne, a sua volta senza più benzina. Poco dopo, per la stessa ragione, si ferma anche la Brabham di Nelson Piquet, nel frattempo risalito in terza piazza. Vince Prost davanti a De Angelis e a Thierry Boutsen, che esaurisce il carburante proprio in prossimità del traguardo, scendendo quindi a spingere la propria Arrows per passare sotto la bandiera a scacchi. Tutti sul podio a fare festa, ma i colpi di scena non sono terminati. Nei controlli post-gara, la McLaren di Prost pesa solamente 536 kg, contro un minimo di 540 imposto dal regolamento. Il francese viene così squalificato e la vittoria passa a De Angelis!

1989 – Il GP di San Marino 1989 rappresenta il momento in cui il rapporto tra Ayrton Senna e Alain Prost degenera. Quella che sino a quel momento è solo una sana rivalità sportiva, si tramuta improvvisamente in una guerra sul piano umano. Prima del Gran Premio il brasiliano propone un “patto di non belligeranza” allo scopo di evitare il rischio di un incidente tra i due piloti McLaren: chi parte meglio ha diritto di restare in testa per tutto il primo giro, senza venire attaccato dal compagno durante la tornata iniziale. Il francese accetta. Quando il semaforo diventa verde, Senna scatta bene dalla pole e si pone in testa, ma al quarto passaggio la Ferrari di Gerhard Berger si schianta al Tamburello, prendendo fuoco. Allo scopo di soccorrere il pilota austriaco viene esposta la bandiera rossa. Si decide di far ripartire il GP dividendolo in due manche, stilando la classifica per somma dei tempi. Al nuovo via però Ayrton si muove goffamente, venendo scavalcato da Alain. Cionondimeno, il paulista attacca e sorpassa il transalpino alla Tosa, contravvenendo agli accordi pre-gara! Dopo il Gran Premio Prost è furibondo e accusa Senna di averlo pugnalato alle spalle. Il brasiliano si difende affermando che l’accordo riguardava “il primo giro”, ma, siccome la gara si disputava in due manche, lui ha effettuato l’attacco in quello che era il quarto. La giustificazione non regge, perché c’è stata comunque una nuova partenza. Ayrton è in torto e lo sa bene. Un incontro chiarificatore organizzato a Woking nei giorni successivi peggiora le cose, anziché appianarle. Infatti sulla stampa francese viene pubblicato un dettagliato resoconto della riunione, compreso il fatto che Magic, messo alle strette, ha chiesto scusa al Professore con gli occhi lucidi. Quando Senna lo viene a sapere si sente tradito a sua volta da Prost, poiché è evidente come certe informazioni siano state fatte trapelare proprio dal transalpino. Tra i due scoppia così un conflitto totale che si protrarrà per oltre quattro anni, sino alla riappacificazione avvenuta alla fine del 1993.

1994 – Si tratta di uno dei weekend più terribili nella storia della Formula Uno. Venerdì mattina sulla Jordan di Rubens Barrichello cede improvvisamente una sospensione. La vettura si schianta ad altissima velocità alla Variante Bassa e il giovanissimo brasiliano resta privo di conoscenza nell’abitacolo (la violenza dell’impatto gli ha ribaltato la lingua, che gli impedisce di respirare). Prontamente soccorso, viene rianimato, cavandosela con un paio di lievi fratture e qualche taglio. Tutti tirano un sospiro di sollievo, ma il giorno dopo si vivono momenti ancor più drammatici. La Simtek di Roland Ratzenberger perde una parte dell’alettone anteriore e, ormai ingovernabile, sbatte a 315 km/h contro le barriere della curva Villeneuve. La fortissima decelerazione è fatale all’austriaco, che perisce per le conseguenze dell’impatto. Per la prima volta dopo 12 anni un pilota muore durante un Gran Premio e il paddock è sconvolto, ma purtroppo le tragedie non sono ancora terminate. Alla partenza del GP la Benetton di JJ Lehto resta inchiodata sulla griglia. La evitano tutti tranne la Lotus di Pedro Lamy, che arriva lanciata dalle retrovie. I detriti generati dall’impatto volano in tribuna e feriscono diversi spettatori. Entra in pista la safety car e, una volta uscita di scena, la gara riprende. Al settimo giro la Williams di Ayrton Senna, ingovernabile a causa della rottura del piantone dello sterzo, va dritta al Tamburello, impattando contro il muro. La situazione appare subito gravissima. Il brasiliano è privo di conoscenza e perde sangue in maniera copiosa. Il puntone della sospensione anteriore destra si è spezzato ed è penetrato nel casco del pilota attraverso la visiera, causandogli lesioni irreparabili al cranio. I soccorsi sono inutili, Magic morirà dopo quattro ore e mezza, generando il più grande shock nella storia dell’automobilismo sportivo. Nel frattempo, mentre il paulista è in ospedale in fin di vita, la gara riparte (un fatto impensabile al giorno d’oggi). A completare il terrificante weekend ci si mette anche un incidente in pit-lane. Una ruota posteriore della Minardi di Michele Alboreto si stacca subito dopo un pit-stop, investendo cinque meccanici. Il bilancio del Gran Premio di San Marino 1994 è di due morti e quindici feriti, un autentico bollettino di guerra che cambierà per sempre gli standard di sicurezza nel motor sport.

2003 – La famiglia Schumacher sta vivendo giorni drammatici. Elisabeth, la madre di Michael e Ralf, è da tempo malata di cancro e si aggrava proprio in concomitanza con il Gran Premio di San Marino. Il sabato, i due fratelli tedeschi ingaggiano un furibondo duello per la pole position, che viene conquistata dal ferrarista per soli quattordici millesimi. Dopodiché, entrambi prendono un elicottero e volano in Germania al capezzale della madre. Tornano a Imola in serata, ma nella notte Elisabeth abbandona questo mondo. Domenica mattina si vocifera che gli Schumacher potrebbero non partire, ma alla fine ambedue optano per gareggiare con il lutto al braccio. Ralf parte meglio e si pone al comando, ma Michael è più veloce e sfruttando i pit-stop sorpassa il fratello, che scivola progressivamente fino al quarto posto. Il ferrarista invece vince con la morte nel cuore davanti a Kimi Räikkönen e a Rubens Barrichello.

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