Formula 1
Lewis Hamilton: “La F1 è una forma d’arte: piloti come pittori. Sono un creativo: forse farò il cantautore”
Lewis Hamilton ha incominciato brillantemente il Mondiale F1 2021, vincendo il GP del Bahrain che ha aperto la stagione lo scorso weekend sul circuito del Sakhir. Il sette volte Campione del Mondo, reduce da un avvincente duello finale con Max Verstappen, ha rilasciato alcune dichiarazioni interessanti a Sky Sport F1: “La Formula 1 è come una forma d’arte e io mi sento un creativo dentro e fuori la pista”. Sul passaggio da McLaren a Mercedes nel 2013: “Probabilmente più del 90% delle persone mi hanno detto di non andare. Ma quella era la mia occasione per essere creativo, per crescere con una squadra che forse non era al top, ma aveva il potenziale per esserlo”.
Il britannico ha poi parlato della sua vita al di fuori della pista: “Credo di essere molto più impegnato di qualsiasi altro pilota. Ho sperimentato tante cose diverse delle quali mi sono appassionato. Ce ne sono così tante altre che vorrei fare ancora, e che farei se non fosse per il tempo tolto dalle gare”.
Lewis Hamilton ha paragonato il suo sport alla F1: “Quello che facciamo è una forma d’arte. Non so se le persone la vedono in questo modo, ma in realtà è così. Se guardi un pittore che cerca di trovare i suoi colpi per dipingere, è lo stesso che facciamo noi piloti. Cerchiamo costantemente di perfezionare la macchina. E suppongo che noi creiamo mentre facciamo un giro della pista con le nostre monoposto. Siamo creativi quando scegliamo il set-up della vettura, capendo cosa si può fare, ridisegnando il volante, i pedali, il sedile, l’aerodinamica. C’è sicuramente un grande lato creativo in tutto ciò che facciamo”.
E forse in futuro lo vedremo nelle vesti di cantautore: “La gente non lo penserebbe mai, ma io lotto contro l’ansia. Faccio musica da molto, molto tempo. Non ho mai avuto l’obiettivo di pubblicare le mie canzoni o essere una pop-star. Mi piaceva creare, da quando avevo 12 o 13 anni e rimanevo in casa a suonare da solo nella mia stanza, provando a scrivere testi. A quei tempi, però, la maggior parte delle volte pensavo che fossero pezzi stupidi, che non andassero bene e non sarebbero stati da riprendere di nuovo, ma non mi sono mai arreso. Suono ancora oggi ed è abbastanza terapeutico. Poi quando sono in viaggio e faccio sentire qualcosa ai miei amici, mi dicono sempre che dovrei mostrare il mio lato musicale. Forse in futuro farò così, lo mostrerò di più”.
Foto: Lapresse