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Masters1000 Miami, Jannik Sinner in finale. Precedenti, numeri, statistiche, curiosità

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Il momento di un piccolo pezzo di storia, per Jannik Sinner, è arrivato. Secondo italiano in finale in un Masters 1000, l’altoatesino attende ora uno tra il russo Andrey Rublev e il polacco Hubert Hurkacz per l’appuntamento di domenica. Le ore 19:00 saranno quelle del giorno di Pasqua, quello stesso in cui Fabio Fognini portò a casa Montecarlo, dopo un percorso che lo confermò tra i massimi interpreti della terra rossa del decennio appena concluso.

Nel caso in cui fosse Rublev l’avversario, il ricordo andrebbe subito a quello che, di fatto, è un non incontro, quello di Vienna, in cui Sinner si ritirò dopo tre game per una vescica difficile da tenere sotto controllo al piede destro. Nei fatti, è un precedente difficile da ritenere attendibile, benché poi il russo abbia vinto il torneo (e parliamo di un 2020, il suo, con ruolino di marcia da cinque successi conclusivi).

Hurkacz, invece, è giocatore mai affrontato dal diciannovenne, che lo ha soltanto sfiorato a Colonia un anno fa: l’accoppiamento di primo turno era già pronto, ma il polacco dovette rinunciare e al suo posto entrò l’australiano James Duckworth, contro il quale Sinner non ebbe alcun problema. Il lato curioso, però, è che Jannik con lui ha giocato insieme, in doppio, nel torneo di Melbourne 1 precedente gli Australian Open.

Si tratta della quarta volta in cui un giocatore sotto i vent’anni arriva fino in fondo in questo torneo: prima di lui ce l’avevano fatta Andre Agassi nel 1990 (vinse in quattro set su Stefan Edberg), Rafael Nadal nel 2005 (perse in cinque, dopo esser stato vicinissimo a battere Roger Federer) e Novak Djokovic nel 2007 (successo in tre sull’argentino Guillermo Cañas).

Sinner è inoltre il terzo più veloce giocatore a raggiungere, in numero di tentativi necessari, una finale in un 1000 (o suoi nomi precedenti a seconda dell’era storica del tennis). Ci riuscì alla prima chance, da numero 144 del mondo e facendo impazzire di palle corte gli avversari, l’israeliano Harel Levy, che in finale a Toronto perse contro un Marat Safin lanciato verso il suo primo Slam a New York e poi verso un periodo da numero 1 del mondo. Levy, ad ogni modo, ebbe carriera decisamente dignitosa col picco dei quarti di finale a Wimbledon 2007. Lo stesso fece il polacco Jerzy Janowicz, forse uno dei più grandi rimpianti del tennis del decennio scorso, finalista partendo dalle qualificazioni, con impressionante filotto Kohlschreiber-Cilic-Murray-Tisparevic-Simon prima di perdere da David Ferrer. Sarebbe andato in semifinale a Wimbledon 2014, al numero 14 del mondo, poi una serie di infortuni lo avrebbe frenato seriamente.

Una curiosità riguarda l’allenatore dell’altoatesino, Riccardo Piatti: è riuscito a portare in finale di un 1000 ben cinque dei giocatori che ha allenato più di recente: Ivan Ljubicic nel 2010 (vinse a Indian Wells), Richard Gasquet nel 2012 (perse a Toronto), Milos Raonic in tre occasiooni (con altrettante sconfitte) e infine Borna Coric nel 2018 (perse a Shanghai). Due croati, un francese e un canadese, prima dell’uomo che porta la sua stessa bandiera di fianco.

Ritornando a Sinner, diventa il secondo giocatore campione in carica delle Next Gen ATP Finals (dal momento che lo è ancora, vista la cancellazione dell’evento nel 2020 e il suo successo nel 2019) a raggiungere una finale 1000, dopo Stefanos Tsitsipas nel 2018 a Toronto.

In termini di classifica, invece, oramai si parla di numero 21 (o 22 se Hurkacz dovesse vincere il torneo) fermandosi in finale, mentre se arrivasse anche il trionfo ci sarebbe l’ingresso nei primi 15, direttamente al 14° posto. E nella Race, il ranking che serve per le ATP Finals da quest’anno a Torino, è già numero 6 (o 7, sempre a seconda di Hurkacz). E il successo lo manderebbe direttamente al 5° posto, in una classifica che vede anche Matteo Berrettini 14°, Fabio Fognini 18°, Lorenzo Musetti 24° e nove italiani nei primi 100.

Infine, Sinner è il quarto più giovane finalista di un torneo di questa categoria dalla fondazione dei Super 9, poi Masters Series e infine Masters 1000. Più precoci di lui sono stati Michael Chang, 18 anni a Montreal nel 1990 (ma l’americano aveva già vinto il Roland Garros nel 1989), Nadal nel 2005 in cinque distinte occasioni tra i 18 e i 19 anni, Gasquet, prossimo ai 19 anni ad Amburgo nel 2005, e infine l’ucraino Andrei Medvedev (che con Daniil non c’entra niente) a Parigi-Bercy nel 1993, quando il 19° compleanno lo aveva da poco passato.

Foto: LaPresse

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