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MotoGP, Ducati e l’atavico problema della guidabilità. Quando il super motore non basta…

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Per la Ducati, il bilancio del double header di Losail parla di quattro podi con tre piloti diversi. Inoltre, dopo gli appuntamenti qatarioti, il leader del Mondiale è Johann Zarco, classificatosi alla piazza d’onore in ambedue le gare disputate. Di fatto, alla Casa di Borgo Panigale è mancata solo vittoria, perché in entrambi i casi una Yamaha è volata via nei giri finali, passando per prima sotto la bandiera a scacchi. Nella domenica delle palme è stato Maverick Viñales a trionfare, mentre a Pasqua si è imposto Fabio Quartararo. Insomma, Ducati bene ma non benissimo, perché in tema di successi la Casa di Iwata è avanti 2-0.

Il fatto lascia un po’ di amaro in bocca, perché l’autodromo di Losail ha caratteristiche perfette per le Desmosedici, soprattutto in virtù del lunghissimo rettilineo dove, effettivamente, le Rosse (e Bianche nel caso del Team Pramac) hanno saputo fare la differenza. Non a sufficienza, però, perché le M1 ufficiali sono riuscite ad avere ragione della muta di GP21. Proprio l’esito di ognuna delle due competizioni fa riflettere, in quanto effettivamente Ducati pur raccogliendo tantissimo non è stata in grado di centrare il bersaglio grosso, ovvero il successo. Se non si riesce a primeggiare su un tracciato favorevole, cosa succederà in altri contesti più ostici? Va detto che anche il fattore umano ha avuto il suo peso, poiché Jack Miller ha complessivamente lasciato a desiderare, mentre Francesco Bagnaia ha pagato una gestione degli pneumatici rivedibile in gara-1 e una grossa sbavatura in gara-2. Cionondimeno i successi di Viñales e Quartararo sono stati netti. Difficile, infatti, chiedere di più a un Zarco perfetto e a un Jorge Martìn andato ben oltre le più rosee aspettative.

I centauri del factory team sono quindi chiamati a un pronto riscatto negli appuntamenti a venire. Però, al di là di tale dinamica, è ormai evidente come Ducati sia deficitaria in tema di velocità in curva, perché altrimenti non si spiega come sia possibile che la Casa di Borgo Panigale abbia incassato un secco 0-2 da Yamaha a Losail. Si è visto chiaramente come le M1 (e anche le GSX-RR) fossero nettamente più performanti nei tratti guidati. Per Viñales e Quartararo tanto è bastato per spostare l’ago della bilancia dalla loro parte, seppur a turno. Le Desmosedici GP21 eccellono sotto una serie di punti di vista, in quanto sono dotate del motore più potente, di un’ottima aerodinamica e di un’elettronica fantastica. Eppure tutto ciò non è stato sufficiente per imporsi. Yamaha e Suzuki hanno viaggiato decisamente meglio in curva, dando l’impressione di stressare meno gli pneumatici. Probabilmente si tratta del rovescio della medaglia rappresentato dal passo delle Ducati, il più lungo fra tutte le 6 Case attualmente impegnate in MotoGP.

Zarco, inaspettato leader della classifica iridata, ha dichiarato di essere convinto che le Desmosedici possano andare a podio su tutte le piste, lasciando intendere però che sarà fondamentale trovare l’assetto giusto per sfruttare nel modo migliore il potenziale del mezzo. Dunque, con un set-up differente le GP21 potranno risultare competitive anche nei tratti guidati e sui tracciati più tortuosi? A Losail si è deciso di puntare forte sull’accelerazione, mettendo in secondo piano altri aspetti? La risposta l’avremo a Portimao, ma soprattutto a Jerez. Di certo c’è che Ducati ha il vantaggio di poter contare su 4 moto identiche e sulla forte sinergia tra il factory team e la Pramac. In tal senso, la condivisione dei dati potrebbe essere fondamentale per trovare la quadra del cerchio anche in contesti, sulla carta, meno favorevoli a quello del Qatar. Tornare a vincere il Mondiale dopo 14 anni appare complicatissimo, anche perché manca probabilmente l’uomo da titolo. Martìn e Bagnaia possono diventarlo nel prossimo futuro, ma al momento stanno ancora studiando; Zarco per quanto partito in maniera eccellente ha quasi 31 anni e deve ancora vincere la sua prima gara in MotoGP, mentre Miller appare troppo ondivago per avere la costanza necessaria a laurearsi Campione. Tuttavia, lo scorso anno chi avrebbe mai scommesso un solo euro su Joan Mir? Quindi, con una moto del genere, pensare in grande è lecito. Dopotutto, sognare non costa niente.

Foto: MotoGPpress.com

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