MotoGP
MotoGP, Portimao ci ha mostrato il Marquez uomo e non il Marquez pilota. Il pieno recupero è appena iniziato
Breve riassunto del weekend di Marc Marquez a Portimao. Nella giornata di venerdì percorre complessivamente 32 giri, realizzando il terzo tempo nella FP1 e il sesto nella FP2. Scivolato fuori dalla top-ten della classifica combinata nella mattinata di sabato, riesce comunque a guadagnare accesso al Q2 e a qualificarsi al 6° posto nonostante la possibilità di effettuare un unico time attack. Infine domenica si fa vedere nelle primissime posizioni al principio del GP, dopodiché rientra tra i ranghi e, stringendo i denti, arpiona una settima piazza di puro cuore. Considerati i nove mesi di inattività, si tratta di un bilancio davvero ottimo per il ventottenne di Cervera, andato financo oltre le più rosee aspettative.
Non a caso, al termine del GP del Portogallo, il sei volte Campione del Mondo della classe regina si è lasciato andare a un pianto liberatorio, segno di come gli ultimi nove mesi siano stati durissimi non solo dal punto di vista fisico, ma soprattutto sul piano psicologico. Dopotutto, non deve essere affatto semplice sapere di avere un braccio che non ne vuole sapere di guarire e che questa dinamica mette seriamente a repentaglio il proseguo della tua carriera. Più che il pilota, in terra lusitana si è visto l’uomo Marquez, finalmente tornato nel suo habitat naturale, ovvero quello delle corse motociclistiche.
Lo ha dichiarato lui stesso dopo la gara: “mentalmente mi sono liberato” ha detto terminata la sua fatica. Segno di come nel suo cervello si fossero addensate tante nubi in merito alla possibilità di tornare concretamente in azione. Chi lo ha definito al 90-95% del suo potenziale ha preso un grosso abbaglio, questo Marquez è al 50% delle sue possibilità. Non ha ancora il feeling con la moto e con delle gomme che, a causa della lunga assenza del 2020, conosce molto meno di tanti avversari diretti. Soprattutto non va dimenticato come negli ultimi giri non abbia potuto spingere come avrebbe voluto perché non riusciva più a toccare terra con il gomito. Ciononostante è arrivato settimo. D’accordo, anche in virtù delle cadute di Rins, Zarco e Miller, ma la prima regola del motor sport è finire le gare. E Marc ce l’ha fatta, a differenza di altri.
Il 2021 dello spagnolo si annuncia come una lunga convalescenza agonistica, durante la quale l’obiettivo principale sarà quello di ritornare progressivamente al 100%, in maniera tale da lottare per il titolo nel 2022. Infortuni come quello patito dal ventottenne iberico necessitano di molto tempo per essere superati appieno. Basti pensare a Mick Doohan, che ebbe bisogno dell’intero 1993 per tornare il pilota che stava dominando il Mondiale 1992 prima di rischiare seriamente l’amputazione di una gamba ad Assen. Dunque bisognerà avere pazienza. Soprattutto dovrà averla il diretto interessato. Sotto questo punto di vista non dovrebbero esserci problemi, Marquez sembra avere imparato la lezione dopo essere rimasto pesantemente scottato dal tentativo di recupero-lampo effettuato a luglio 2020. Il calendario lo può aiutare, perché per il prossimo mese e mezzo è prevista costantemente una gara ogni due settimane, dinamica che potrebbe essere fondamentale per riprendere ritmo.
Quando rivedremo il vero Marc? Impossibile dare una risposta, ma la notizia è che dovrebbe trattarsi di una questione di “quando” e non di “se”, come si era temuto negli ultimi mesi. La speranza è che quel giorno possa arrivare il prima possibile e lo spagnolo possa tornare a festeggiare un successo entro la fine del 2021.
Foto: MotoGPpress.com