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MotoGP, Valentino Rossi superato dal fratello Luca Marini e in crisi d’identità con la Yamaha Petronas

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In questi giorni si è fatto un gran parlare in merito alle dichiarazioni di Marco Lucchinelli. Il Campione del Mondo della 500cc nel 1981 ed ex opinionista televisivo ha infatti detto senza mezzi termini che Valentino Rossi dovrebbe seriamente prendere in considerazione l’ipotesi del ritiro. Parole che hanno fatto scalpore e hanno irritato non poco il diretto interessato. Cionondimeno, bisogna essere onesti e ammettere che “Cavallo pazzo” ha semplicemente avuto il coraggio di dire quello che in tanti pensano. Già, perché non è tanto la carta d’identità a pesare, quando l’assenza di risultati.

La longevità agonistica del Dottore è strepitosa, perché essere arrivato a giocarsi un Mondiale all’età di 36 anni rimane un fatto eclatante. Inoltre, non va dimenticato come abbia chiuso al 3° posto il campionato del 2018, quando aveva raggiunto le 39 primavere. Tuttavia, ormai il veterano di Tavullia ha ampiamente scollinato la fatidica soglia degli “anta” e nell’ultimo biennio la parabola discendente appare marcata. Il weekend di Losail non fa altro che gettare benzina sul fuoco, perché quanto accaduto oggi ha del clamoroso. Non solo Rossi ha ottenuto la peggior qualifica della sua carriera, ma è stato addirittura sonoramente battuto dal fratello Luca Marini, che ha sfiorato l’ingresso al Q2 con una Ducati del 2019, quando invece Valentino ha realizzato il penultimo tempo con una M1 full spec nuova di pacca.

A sentire le sue dichiarazioni, sembra di ascoltare l’Andrea Dovizioso del 2020, che per tutto l’anno ha detto di non riuscire a capire come far funzionare la gomma posteriore. Francamente, tutto questo è molto triste, perché chi ha visto il Valentino Rossi all’apice del suo splendore ricorda bene come fosse un pilota dalla cultura tecnica superiore, in grado di fare la differenza non solo con il manico, ma anche e soprattutto con la capacità di sviluppare nel migliore dei modi la propria moto. Il Mondiale conquistato con la Yamaha nel 2004 resta un capolavoro assoluto, poiché l’allora venticinquenne di Tavullia dimostrò come il fattore umano potesse ancora essere preponderante al mezzo meccanico.

L’attuale Rossi, invece, è l’ombra del fuoriclasse che fu, incapace di comprendere le problematiche poste dall’attuale MotoGP. Un’autentica crisi d’identità, perché un Valentino in difficoltà come in questo weekend non lo si era mai visto. Il Dottore da’ l’impressione di essere perso e di non avere idea di come risolvere il rompicapo che si trova di fronte. Proprio lui che, invece, in passato era stato capace di trovare soluzioni a problemi apparentemente irrisolvibili. Prima del suo arrivo la Yamaha era una Casa in crisi da più di un decennio, schiacciata dalla supremazia della Honda. Nel giro di un anno, VR46 è stato in grado di ribaltare la situazione e tramutare la M1 nella moto da battere.

Sono però ormai trascorsi 17 anni da allora ed è passata tanta acqua sotto i ponti. La speranza è che Rossi riesca a mettersi alle spalle il più presto possibile questo momento di crisi, in maniera tale da ritrovare quanto prima possibile un livello di competitività all’altezza del suo blasone e del suo talento. Magari il pensionamento non avverrà a fine 2021, ma l’augurio di tutti è che, lunga o meno, Valentino possa vivere una parte conclusiva della sua carriera quantomeno degna del suo nome e del suo palmares.

Foto: MotoGP.com Press

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