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Paolo Bettini: “In Italia si fa un ciclismo vecchio tra i dilettanti. Pogacar è come Valentino Rossi”

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Dici Paolo Bettini e ripensi all’epoca d’oro del ciclismo italiano. Il decennio degli anni ’10, quando il Bel Paese collezionò ben quattro titoli mondiali con Mario Cipollini, Alessandro Ballan e proprio con il magico Grillo, che firmò una doppietta leggendaria nel 2006-2007. Il fuoriclasse toscano si laureò anche campione olimpico ad Atene 2004. Altri tempi, ormai lontani. E che nostalgia confrontandoli con il degrado in cui è piombato attualmente il pedale tricolore.

Il nativo di Cecina, in un’intervista ad OA Sport nel corso del programma Bike2u condotto da Gian Luca Giardini, ha analizzato i motivi per cui il ciclismo italiano è sprofondato in questo asfissiante abisso: “E’ cambiato l’approccio al ciclismo, si è globalizzato. Molte realtà non hanno la tradizione ciclistica dell’Italia. I nostri dilettanti fanno ancora un ciclismo vecchio, l’approccio alla prestazione è vecchia. Da noi i ciclisti iniziano a gareggiare molto presto, poi quando arrivano alla categoria juniores hanno già addosso talmente tanta pressione e hanno percorso talmente tanti chilometri in allenamento che, invece di esplodere, o quelli che riescono a passare professionisti si appiattiscono oppure smettono. All’estero invece esistono dei progetti di crescita, ce lo insegnano il mondo anglosassone o l’America, ma sporadicamente anche altre realtà che portano al professionismo dei ragazzi che non è detto che abbiano sempre fatto ciclismo. Roglic è un esempio (faceva salto con gli sci, ndr). Vincono sempre più corridori che arrivano dalla multi-disciplina, magari da altri indirizzi del ciclismo o addirittura da altri sport. Ci sono dei progetti“.

Il classe 1974 si è poi soffermato sul campionissimo del momento, ovvero lo sloveno Tadej Pogacar, reduce dal trionfo alla Liegi-Bastogne-Liegi: “Pogacar è un fenomeno. Io la Freccia non l’ho mai vinta, sono 200 km: le squadre lavorano tanto e ti giochi tutto nell’ultimo chilometro. Per vincere la Liegi è un’altra cosa, sono oltre sei ore di corsa. Davanti rimangono i più forti, non c’è verso. Questo ragazzino è un fenomeno, perché domina le corse a tappe lunghe, quelle brevi e abbiamo visto cosa si è inventato in una classica, battendo anche Alaphilippe che sulla carta è più veloce. Però è sempre difficile andare a fare una volata dopo 4400 metri di dislivello. Pogacar può vincere tutto. Io sono convinto che sia un Valentino Rossi, ovunque lo metti domina, e non parlo solo di ciclismo. Ha un qualcosa in più, perché gli viene tutto talmente naturale alla sua età che è una questione di DNA“.

Paolo Bettini non ha potuto fare a meno di elogiare un rivale della sua epoca che ancora è lì a lottare con avversari di quasi 20 anni più giovani: “Valverde è stato uno degli avversari più tosti per me. Me lo sono trovato in gruppo nel 2003. Ai Mondiali di Edmonton di quell’anno ci giocavamo l’argento io e Van Petegem, poi arrivò da dietro Valverde e ci superò. Era il 2003, ora è il 2021… E questo è ancora là a giocarsela!“.

LA VIDEO INTERVISTA INTEGRALE A PAOLO BETTINI

Foto: Olycom

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