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Rugby a 7, l’Italia deve porsi l’obiettivo Olimpiadi

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È una delle domande cui il prossimo quadriennio dovrà dare una risposta. E dovrà farlo quanto prima. Quale sarà il ruolo del Rugby Seven nei programmi del neopresidente della FIR Marzio Innocenti? Una domanda che dovrebbe essere retorica, sia perché il quadriennio di cui parliamo è quello olimpico, sia perché una disciplina olimpica dovrebbe essere fondamentale per ogni Federazione. Ma nel recente – e non solo – passato non è stato così. E l’Italia è molto indietro.

In Italia, ricordiamolo, non esiste un campionato nazionale di rugby a sette, mentre le Nazionali – sia maschile sia femminile – sono state lasciate in balia della buona volontà dei rispettivi CT, ma senza una reale programmazione. E se quella maschile, con Andy Vilk, almeno qualche segnale negli ultimi anni l’aveva dato, il progetto femminile è stato praticamente accantonato, con la scelta di Diego Saccà come tecnico, pur senza alcuna esperienza d’alto livello, a dire molto dello stato dell’arte. Cambieranno le cose?

Nel programma elettorale Marzio Innocenti aveva dato spazio al rugby seven con pochi, chiari, punti. Il Rugby Seven deve essere valorizzato e l’obiettivo primario devono essere le Olimpiadi. Il progetto Seven, dunque, dovrebbe essere oggetto di una profonda rivisitazione, identificando risorse e competenze di alto livello (appunto!), individuando un centro di formazione militare cui demandare la gestione della disciplina, stimolandone al contempo la promozione sul territorio nazionale attraverso circuiti, tornei ed eventi sostenuti da un’adeguata struttura organizzativa. Diventerà attività complementare di campionato per tutte le categorie a partire dall’Under 15, mentre nella didattica di formazione dei tecnici di alto livello, saranno istituiti corsi specifici per Rugby Seven.

Ora dalle parole si deve passare ai fatti. Ricordiamo, infatti, che Alfredo Gavazzi da anni aveva annunciato un’Accademia Seven legata alle Fiamme Oro a Roma, ma la scarsa volontà di investire sul Seven da parte dell’ex presidente federale e screzi con la Polizia di Stato hanno bloccato tutto. Il nuovo corso riuscirà a dare vita all’Accademia – sia maschile sia femminile – e a preparare un gruppo di atleti all’alto livello in una disciplina che è sì rugby, ma che ha specifiche fisiche, atletiche, tecniche e tattiche peculiari e molto diverse? Questo sarà il primo obiettivo.

Ad esso andrà affiancata una programmazione di circuiti e tornei per far conoscere il rugby seven in Italia e, inoltre, andrà potenziata la comunicazione istituzionale attorno alle nazionali e ai tornei di rugby a sette. Sino a oggi, infatti, la diffusione di notizie sul Seven è stata demandata ai pochi blogger interessati all’argomento, ma ora va strutturata una politica mediatica e digital che dia spazio e visibilità a quella che è una disciplina olimpica. Parigi 2024 è, forse, ancora un’utopia, ma si deve lavorare per arrivare a giocarsi la qualificazione olimpica in maniera almeno credibile, mentre si dovrà puntare decisi ai Giochi del 2028. Con un’attenzione particolare al settore femminile che, anche guardando alle potenziali avversarie, è sicuramente quello dove un buon lavoro della FIR può portare la Nazionale a giocarsi traguardi importanti.

Foto: Luigi Mariani – LPS

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