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Vanessa Ferrari, la medaglia più romantica. Capitana coraggiosa: ha vinto in tutti i modi, pilastro senza tempo

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Vanessa Ferrari ha conquistato medaglie in tutti i modi possibili nel corso di una carriera infinita. Lo ha fatto da dominatrice indiscussa, come ad Aarhus nel 2006 quando si laureò Campionessa del Mondo all-around nonostante una caduta. Lo ha fatto da trascinatrice indomabile, come a Volos 2006 quando l’Italia conquistò un leggendario oro nella gara a squadre degli Europei battendo superpotenze come Russia e Romania.

Lo ha fatto da ragazzina, non soltanto nella rassegna iridata di quindici anni fa ma anche nella competizione continentale del 2007 (trionfò nel concorso generale e al corpo libero). Lo ha fatto da veterana consumata, come ai Mondiali 2013 (argento al corpo libero dietro a una Simone Biles agli albori) e agli Europei 2014 (oro al quadrato). Lo ha fatto oggi da capitana coraggiosa, a 30 anni, contro ogni ostacolo e difficoltà, mettendosi al collo il bronzo europeo nella sua specialità prediletta.

Lo ha fatto in condizioni fisiche ottimali (raramente, purtroppo). Lo ha fatto stringendo i denti (come ai Mondiali 2007), da vera campionessa che avrebbe vinto molto di più se non avesse dovuto fare i conti con tendini di cristallo. Lo ha fatto quando la ginnastica artistica femminile alle nostre latitudini era ai minimi e non godeva dei riflettori attuali. Lo ha fatto ritornando da grandi infortuni (troppo spesso, purtroppo), da imperturbabile Araba Fenice e dopo aver pensato in più occasioni anche al ritiro (il crac dei Mondiali 2017 pesò tantissimo, si impose in Coppa del Mondo dopo 500 giorni di assenza).

La Farfalla di Orzinuovi ha vinto a tutte le età, attraversando epoche sportive diversissime tra loro. C’era quando i social network era giusto nelle mente dei creatori, c’era quando la copertura mediatica era decisamente inferiore. E c’è adesso, in un mondo colpito dalla pandemia e in cui a 30 anni ha ancora la voglia di una ragazzina alle prime armi. Ha sempre la solita fame, come una Cannibale (soprannome a lei poco gradito, nato addirittura nel 2005 quando dominò i Giochi del Mediterraneo). Servirebbe coniare nuovi aggettivi per descrivere al meglio un fenomeno del genere, forse troppo sottovalutato e mai troppo osannato (non su queste pagine…).

Siamo al cospetto di un’eroina che ha fermato il tempo, che batte record di longevità ma che non arranca e che porta a casa trofei. L’importante non è partecipare ed è con questa mentalità che è diventata Vanessa Ferrari. Abbiamo citato le tante apoteosi della ginnasta italiana più vincente di tutti i tempi (affermazione che non può essere smentita in nessun modo, parlano i nudi numeri) e fatichiamo a trovare la più bella. Ovviamente il titolo mondiale ha un peso specifico enorme, ma siamo convinti di non prendere una strada totalmente sbagliata se affermiamo che il bronzo conquistato oggi ha un significato tutto speciale.

Perché arriva dopo aver sconfitto il Covid-19 da sintomatica, dopo essersi allenata poco nell’ultimo mese, dopo essere tornata dal terribile infortunio di ormai quattro anni fa, dopo essersi rimessa in gioco sui quatto attrezzi per assicurarsi un’altra strada per poter partecipare alle Olimpiadi di Tokyo. Le medaglie conquistate in età matura hanno un significato ben diverso rispetto a quelle portate a casa in gioventù: soltanto a una certa punto della propria vita si comprendono sacrifici e difficoltà, che da ragazzi appaiono meno pesanti. E ogni esercizio, ogni gara, ogni minuto di allenamento comportano una fatica supplementare che da giovani non si sentivano.

Saremo romantici, ma questo bronzo agli Europei, a sette anni dall’ultimo sigillo, ha un sapore particolare e ci ha emozionato come soltanto un immenso, unico, irripetibile monumento divino (a livello sportivo) è in grado di fare. Lo ribadiamo, allo sfinimento: la Polvere di Magnesio italiana ha un debito infinito nei confronti di Vanessa Ferrari, perché senza le sue meraviglie non è detto che avremmo poi avuto un movimento florido come quello attuale. La sua esplosione ha davvero proiettato l’intero settore in una nuova dimensione. Ora il mirino sulle Olimpiadi: quarta partecipazione, ma conta soltanto il podio, l’unico che manca nel suo palmares. L’eterna ragazza è in lotta per la convocazione.

Foto: Lapresse

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