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Ciclismo

Wladimir Belli: “Fabio Aru può ispirarsi al modello Cavendish. Ripartire dal basso per ritrovarsi”

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Archiviata la travagliata esperienza triennale con la maglia della UAE Emirates, Fabio Aru si è rimesso in gioco con il Team Qhubeka Assos. I tempi delle vittore appaiono ormai datati: l’unico successo del sardo in una grande corsa a tappe risale al 2015, quando trionfò alla Vuelta di Spagna; in quello stesso anno giunse anche secondo al Giro d’Italia, battuto solo dal fuoriclasse spagnolo Alberto Contador. Sempre alla Corsa Rosa colse una prestigiosa terza piazza nel 2014, mentre al Tour de France 2017, dopo aver vestito anche la maglia gialla, ci classificò quinto a Parigi. La carriera del Cavaliere dei Quattro Mori si può riassumere così, almeno per il momento.

Il 30enne nativo di Gavino Monreale ha intrapreso un paziente percorso per ritrovare in primis la serenità perduta. “Nel 2019 ho subito un intervento chirurgico che mi ha costretto a fermarmi per tre mesi, poi sono tornato per alcune gare e mi sono fermato dopo 10 giorni della Vuelta di Spagna. L’anno scorso ho fatto il Giro di Colombia e alcune gare ad agosto, ma poi mi sono fermato di nuovo dopo una settimana di Tour e ho fatto poco più di 20 giorni di gara; per un professionista non è molto e quindi sto ancora costruendo la mia condizione”, aveva raccontato il sardo qualche settimana fa

Sin qui il miglior risultato stagionale del corridore italiano risale alla prima corsa disputata con la nuova squadra: al Tour de la Provence concluse 18° nella classifica generale ad inizio febbraio. Tuttavia, come ripete spesso, attualmente non si è posto alcun obiettivo, se non quello di ritrovare gradualmente il piacere di andare in bici, nonché le sensazioni fisiche e mentali che lo avevano reso grande.

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Fabio Aru compirà 31 anni a luglio. Il tempo inizia a stringere, ma non tutto è ancora perduto. Ne abbiamo parlato con Wladimir Belli, corridore di ottimo livello che tra gli anni ’90 e ’00 giunse per tre volte nella top10 al Giro d’Italia e 9° al Tour de France del 1999. L’attuale commentatore tecnico di Eurosport è convinto che il sardo debba ispirarsi ad un campione che di recente è tornato a far parlare di sé a suon di vittorie dopo diversi anni oscuri: “Per Aru è difficile dare un giudizio. A livello fisico non è spremuto, ma a livello mentale ha perso le certezze per partire con tranquillità in una gara. Una volta ha avuto problemi al ginocchio, un’altra si è dovuto operare. Quando un corridore non riesce più a partire dicendo ‘oggi me la gioco’, allora perde quelle sicurezze interiori per essere sul pezzo. Fabio ha bisogno di trovare continuità e serenità mentale, anche un piazzamento nella top10 sarebbe importante per ritrovare morale. Mark Cavendish ha preso per tre anni delle bastonate, adesso ha ricominciato con un calendario di livello inferiore. Piano piano ha ritrovato convinzione ed automatismi, quindi è tornato a vincere. Ora a livello mentale si è ritrovato. Aru potrebbe seguire il modello Cavendish, facendo un passo indietro. L’inglese ha fatto un vero e proprio bagno di umiltà ricominciando dalle corse minori, ma adesso è tornato competitivo e l’appetito vien mangiando. Forse non sarà più corridore in grado di vincere cinque tappe al Tour de France, ma qualche soddisfazione potrà ancora togliersela. Ed io mi auguro che accada anche a Fabio Aru, un corridore tosto che mi è sempre piaciuto“.

Ricordiamo in breve la storia di Mark Cavendish. Un fuoriclasse che vanta la bellezza di trenta vittorie di tappa al Tour de France e quindici al Giro d’Italia, oltre naturalmente all’oro mondiale su strada del 2011. Un campione eclettico ed a tutto tondo, che nel 2016 colse anche l’argento olimpico su pista nell’omnium, sconfitto solo da Elia Viviani. Il britannico ha vissuto il biennio 2019-2020 senza incamerare neppure una vittoria. La sua carriera appariva ormai giunta al capolinea, tuttavia a 35 anni ha deciso con orgoglio di riprovarci. Ha bussato alla porta delle Deceuninck-Quick Step, ha trovato uno sponsor per pagarsi lo stipendio: di fatto si è auto-ingaggiato. Dopo aver sfiorato il successo nella prima tappa della Settimana Coppi&Bartali, è tornato alla vittoria in maniera eclatante nel corso del Giro di Turchia, dove ha collezionato ben quattro tappe. Il classe 1985 ha dimostrato che è possibile superare un lungo periodo di crisi, soprattutto quando si è sorretti dal fuoco sacro della passione per questo sport. Fabio Aru sogna il medesimo finale a lieto fine. Se non per tornare agli antichi fasti, almeno per concludere la carriera con qualche sussulto.

Foto: Shutterstock.com

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