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Ciclismo, Edoardo Salvoldi: “Letizia Paternoster al 100% per Tokyo. Percorso su strada adatto a Longo Borghini”

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Dopo aver parlato con il CT degli azzurri della Nazionale Italiana su pista Marco Villa, è giunto il momento di analizzare anche il settore femminile, quindi con il CT delle nostre promettenti e super titolate donne del ciclismo tricolore Edoardo Salvoldi. In un’intervista ad OA Sport, il tecnico milanese di nascita ma bergamasco d’adozione, ha fatto il quadro della situazione sulle scelte che verranno effettuate a breve per le Olimpiadi di Tokyo. Decisioni per niente facili sia per la pista che per la strada. In entrambi i casi, i recenti exploit delle azzurre non possono che essere una ventata di speranza per un futuro, si spera, ancor più glorioso. 

È preoccupato per la forma di Letizia Paternoster oppure pensa che la rivedremo al 100% per le Olimpiadi?

“La risposta è che sono, voglio e devo essere convinto di poterla ritrovare al 100%, e anche di più, per Tokyo. È chiaro che, a seguito di tutto quello che le è successo e ne è conseguito, bisogna avere la pazienza di aspettare e di fare le cose veramente secondo tempi di preparazione medio lunghi, senza avere aspettative e risultati di prestazioni prima di quel periodo. Bisogna portar pazienza prima di sbilanciarsi”.

Elisa Balsamo è forse l’azzurra cresciuta di più nell’ultimo biennio, magari anche più della Paternoster. Se lo aspettava?

“Senza presunzione, sì. Tutte queste ragazze sono veramente cresciute con noi sin da piccole. Le loro potenzialità di base non ci sorprendono. Poi affermarsi a livello assoluto, chiaramente, comporta il fatto di avere altre qualità, ma Elisa è un gioiellino”.

Quando deciderà chi sarà la titolare nell’omnium?

“Diciamo che non c’è una data prefissata. Se le cose andranno normalmente, la Paternoster ha dimostrato di avere qualcosa in più a livello di agonismo nelle gare che ci sono state finora. Però è chiaro che bisognerà avere pazienza di aspettare e verificare effettivamente come starà. Insomma, dovrebbe essere lei la titolare rispetto alla Balsamo. Ma ripeto, questo andrà valutato fino all’ultimo”.

Balsamo-Paternoster sarebbe la coppia ideale per la Madison, oppure non è scontato?

“Non è così scontato perchè alle Olimpiadi l’americana si corre prima dell’omnium; a differenza delle altre manifestazioni dove, normalmente, è l’ultima gara in programma. Quindi, anche in questo caso, bisognerà fare delle considerazioni tecniche e tattiche, perchè ci saranno atlete molto forti nell’Omnium e per scelta non correranno magari l’Americana. Quindi si giocheranno tutte le loro possibilità nell’omnium e l’Americana potrebbe rappresentare non tanto uno sforzo in più prima dell’Omnium, ma quanto un rischio, un pericolo in più. Bisognerà valutare anche questo. Certo è che non credo di dover fare un torto a nessuno e spero che venga sportivamente condiviso un po’ da tutte. Questa sarebbe una coppia fantastica”.

Crede nella medaglia dell’Inseguimento a squadre femminile, oppure le nazioni anglosassoni sono fuori portata?

“Non voglio mettere le mani avanti ma fare una constatazione reale della situazione. Tutte le squadre favorite fanno solo questa specialità. Punto. Non esiste la condivisione, la sovrapposizione o il compromesso con l’attività su strada. Non è un pretesto, ma noi siamo strutturati culturalmente e storicamente in questo modo. Di conseguenza dobbiamo essere serenamente consapevoli. Poi ritengo che siamo troppo giovani per Tokyo e puntare al risultato rispetto alle nostre avversarie, ma sarà un’esperienza fondamentale per capire e puntare su Parigi 2024. Per esperienza mi sento di dire che in questa specialità in particolare modo, prima di puntare al risultato o esserne consapevoli, è importante vivere questo momento. Poi se ci saranno delle sorprese in negativo o in positivo a queste Olimpiadi, per tutto quello che sta succedendo, questo sarà un po’ scontato”.

La velocità femminile inizia a dare buoni segnali. Miriam Vece potrebbe essere una carta da medaglia per Parigi 2024?

“Sarebbe un sogno. Intanto l’obiettivo è quello di qualificarsi, perchè ahimè, se il sistema di qualificazione rimane quello attuale, ossia che sono favorite le nazioni che hanno la velocità a squadre, diventerà ancor più difficile. Ma l’obiettivo che ci siamo posti con Miriam resta sempre e comunque la qualificazione. Poi vedremo quale crescita avrà ancora nel prossimo periodo”.

Ci parli del percorso su strada delle Olimpiadi: Elisa Longo Borghini può giocarsela?

“Secondo me non basta parlare del percorso. L’Olimpiade su strada è una gara unica, in considerazione del fatto che il gruppo è composto da 60/70 atlete con cinque squadre di quattro cicliste e le altre ancora meno. Quindi è una gara con tutte le più forti al mondo e dove conta molto più l’individualità della squadra anche nella sua costruzione. Detto questo, il percorso è altrettanto e sicuramente impegnativo, aperto non soltanto ad una sola tipologia di atleta, perchè non è da escludere che sia adatto a chi è abbastanza veloce e si difende bene sui dislivelli. Un nome su tutti, Marianne Vos. Venendo a noi, se guardiamo lo scorso anno e la prima parte di questa stagione, dopo l’Olanda c’è Elisa Longo Borghini, con la sua continuità e rendimento. È chiaro che quasi tutte le nostre possibilità sono legate a lei per quello che si è visto finora. Tra la prima italiana e la nostra seconda migliore italiana, ci sono di mezzo sei o sette olandesi. Poi il resto del mondo non sta meglio, peró, obiettivamente, è un dato di fatto; senza guardare gli ordini d’arrivo, ma proprio per come si sviluppano le gare. Non ho mai fatto segreto che, se potessi avere la Marta Bastianelli del 2019, cambierebbero tanto anche le nostre variabili tattiche in corsa. Avremmo più opzioni. Anche in questo caso dobbiamo aspettare, perchè tante ragazze, in questa situazione di incertezza, stanno avendo più difficoltà di altre ad emergere; anche se magari sono atlete esperte e mature”. 

Le azzurre stanno crescendo tanto anche su strada, con tante giovani. Pensa che l’Italia, nei prossimi anni, sarà in grado di battagliare ad armi pari con l’Olanda?

“Secondo me sì. Potenzialmente il movimento italiano è quello con più prospettive di tutti. Tra le nostre giovani, e faccio riferimento alle ragazze tra il 1997 e il 2001, abbiamo quantità e qualità. Poi torno a ripetere quello che ho detto all’inizio: affermarsi, sopportare pressioni nuove, non tutte riescono. Ma da un punto di vista del potenziale e del talento, credo che siamo anche più forti delle olandesi nel post Tokyo”.

Come le vede queste Olimpiadi ai tempi del Covid?

“Nel nostro caso bisogna fare una differenza tra strada e pista. Nel primo caso, tutto sommato, pur con tutte le difficoltà e i protocolli esistenti, l’attività si sta facendo; e anche di ottimo livello. Su pista invece, è l’esatto opposto. Sono saltate diverse gare oppure è stato è improponibile partecipare. Certe nazioni, come l’Australia e la Nuova Zelanda, si sono chiuse al proprio interno. Quindi ci si ritroverà a doverci confrontare a Tokyo senza aver nessun riferimento dai Mondiali di Berlino di febbraio 2020. Insomma, è un grande enigma. Il tutto con i rischi del Covid19. Se per caso 24 ore prima della corsa hai in mente un quartetto, e poi per un tampone dubbio, magari devi cambiare la squadra? Infine ricordiamoci che ci sono tanti altri eventi oltre alle Olimpiadi, che sono per pochi. Scegliere è sempre un dramma”.

Foto: Lapresse

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