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Giro d’Italia 2021, Damiano Caruso: “Difficile che Bernal vada in crisi. Contro i giovani mi difendo con l’esperienza”

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Damiano Caruso è una delle sorprese più belle di questo Giro d’Italia 2021. Dopo una carriera in cui ha avuto poche occasioni per brillare come uomo di classifica, tagliando comunque il prestigioso traguardo di aver concluso in top 10 tutti e tre i Grandi Giri, il ritiro di Mikel Landa gli ha offerto l’occasione della vita, ritrovandosi leader della Bahrain-Victorious. E la strada lo sta premiando: secondo in classifica generale a 2’24” da Egan Bernal, 1’16” di vantaggio da Hugh Carthy terzo e 1’56” da gestire su Aleksandr Vlasov, primo rivale per il podio.

Nella giornata di riposo, il suo team ha scelto di indire una conferenza stampa con proprio l’azzurro come protagonista. Caruso non può esimersi dalla possibilità di competere per la vittoria al Giro, ma è realista: “Mi piacerebbe. Il cuore comanda una cosa, ma poi a spingere tutto sono le gambe. Vorrei tanto metterlo in difficoltà, ma in questo momento è evidente che sia lui il più forte, soprattutto in salita. E poi ha una squadra che lo sostiene, sarà difficile riuscire a metterlo in crisi. Noi siamo rimasti in cinque, non ho molte alternative se non cercare di seguirlo e sperare in qualcosa che possa stravolgere il Giro“.

In competizione per il podio ci sono due avversari molto più giovani di lui come Carthy e Vlasov: “È in atto un ricambio generazionale importante. Questi giovani sono forti ed esplosivi, alcuni di loro già vincenti. Io invece ho un buon bagaglio di esperienza. I rivali più pericolosi sono quelli appena dietro di me in classifica. Ieri ho visto bene Bardet, attenzione anche a Carthy e Simon Yates. La lotta per il podio è aperta, è ancora presto per trarre delle conclusioni. Bisogna aspettare qualche giorno, al termine della settimana ci si potrà sbilanciare“.

Ma l’obiettivo, per Caruso, è quello di godersi il momento: “Ho avuto in passato delle occasioni da leader ma non ho ottenuto grandi risultati. Ora è cambiata la mia mentalità, ho raggiunto una maturità psicofisica che mi permette di caricarmi di tutte queste pressioni. Il podio non cambierebbe la mia carriera, non posso reinventarmi uomo da corse a tappe a 34 anni. Vivo il momento, raccogliendo quello che sto facendo di buono“.

Foto: LaPresse

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