Ciclismo
Giro d’Italia 2021, la rivelazione Daniel Martinez: 5° da gregario di Bernal
Il Giro d’Italia 2021 si è concluso da poche ore e ci ha regalato, come sempre, delle bellissime storie da raccontare. Senza i tormenti del mal di schiena Egan Bernal è tornato il giovane terribile che si impose al Tour de France 2019, Damiano Caruso si è trasformato in una leggiadra farfalla ottenendo il secondo gradino del podio tenendo a bada Adam Yates. Nel novero dei vincitori della Corsa Rosa c’è anche un altro uomo della Ineos-Grenadiers, Daniel Martinez.
Il luogotenente di Bernal ha concluso in bellezza il suo Giro, riuscendo addirittura a entrare in Top 5 per questioni di centesimi. Gli è bastato il quattordicesimo posto per sopravanzare Romain Bardet (Team DSM) e difendersi dall’attacco di Joao Almeida (Deceuninck-Quick Step) per soli 53 millesimi di secondo. Ma anche se avesse concluso al sesto posto, la sua avventura italiana sarebbe stata da incorniciare, riuscendo a fare classifica seppur si è dedicato anima e corpo alla causa del connazionale.
Martinez non si è mai tirato indietro e, subito dopo il ritiro di Pavel Sivakov, si è subito imposto come la spalla perfetta di Egan Bernal. Accompagnato da una condizione paurosa, è stato sempre lui l’ultimo uomo a disposizione del leader della Ineos-Grenadiers, scremando egregiamente il gruppo ogni volta che gli veniva chiesto e rimanendo sempre a fianco del suo capitano. Anche nel momento più duro, a Sega di Ala: non bastavano più le doti in salita, si ci è messo con la voce ad incitare Bernal da amico e tifoso: “Avanti, manca poco, la tortura sta terminando” le parole con cui, forse, ha salvato la maglia rosa del suo compagno di squadra.
C’è pur sempre da ricordare che il nome di Daniel Martinez non è esattamente quello di uno sconosciuto. Lo scorso anno era atteso al salto di qualità definitivo in maglia EF Education-Nippo e il successo al Giro del Delfinato pareva essere l’attestato definitivo della sua crescita. Invece è stato molto sfortunato sia al Tour de France che alla Vuelta a España: in entrambi i casi delle cadute hanno condizionato le sue avventure, e se alla Grande Boucle si è riciclato come cacciatore di tappe, in terra iberica ha dovuto ritirarsi lasciando i gradi di capitano a Hugh Carthy. Questa volta non ha avuto intoppi e la sua condizione è andata in crescendo, come da lui dichiarato dopo la ventesima tappa; magari in futuro potrà avere la sua chance anche con la maglia della squadra britannica, ritagliandosi lo spazio che merita in un team dove le punte di diamante sono davvero tante.
Foto: LaPresse