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Giro d’Italia 2021, l’urlo liberatorio di Giacomo Nizzolo! Nessuno lo meritava più del Campione d’Europa

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Vincere una tappa al Giro d’Italia è il sogno di qualsiasi ragazzino che inizia a praticare ciclismo. Qualcuno si perde per strada, altri non riescono a emergere, altri fanno una carriera al servizio dei propri capitani, altri ancora appendono la bici al chiodo senza avere avuto la gioia di imporsi in una frazione dei Grandi Giri pur disputando una buona carriera. Il successo sembrava una chimera anche per Giacomo Nizzolo: 11 secondi posti e 5 terzi posti nella Corsa Rosa. La sfiorava, l’accarezzava, la bramava, ma poi sfuggiva sempre all’ultimo. Mettere il sigillo nella Corsa Rosa sembrava ormai diventato qualcosa di simile alla battaglia tra un pescatore e la sua preda, che continua a sgusciare proprio quando sembra fatta.

Il brianzolo ci provava e ci riprovava, ma mancava sempre quel centesimo per fare l’euro. Lui che è Campione d’Europa in carica, che ha vinto due Campionati Italiani, che ha conquistato la maglia ciclamino in due occasioni (la casacca che premia il vincitore della classifica a punti). Esultare sul traguardo nella corsa di casa, però, non gli era mai riuscito. Una storia di pali, traverse, quasi gol, sfortune di vario tipo, infortuni. Fino a oggi pomeriggio, quando finalmente è arrivato l’urlo liberatorio di Capitan Jack. Non c’era un galeone da timonare, un Olandese Volante da fronteggiare, ma un tesoro ricchissimo da conquistare da maestro delle volate.

Lo sprint di Verona è stato semplicemente principesco. Anzi, regale. Ha dovuto aspettare tanto per vincere, ma quando ci è finalmente riuscito lo ha fatto in maniera spettacolare, perentoria. Quasi brutale. La sua volata solitaria è da vedere e rivedere, perché ha un risvolto tecnico e tattico non indifferente. Il 32enne è rimasto solo al vento quando mancavano 300 metri al traguardo, è dovuto andare a ricucire il buco creato da Edoardo Affini, ha aumentato la velocità brillantemente pedalata dopo pedalata e ha alzato le braccia al cielo prendendosi il lusso di tirare fuori la lingua in maniera burlesca, simpatica. Divertente.

Giacomo Nizzolo ha ruggito e nessuno lo meritava più di lui. Un ciclista del suo calibro, Campione d’Europa e d’Italia lo scorso anno (veste la casacca blu-stellata), con un palmares davvero di tutto rispetto (le ciclamino del 2015 e del 2016, anno in cui vinse anche la maglia tricolore, hanno un certo peso), non poteva rimanere senza una vittoria di tappa al Giro d’Italia. Lo ha fatto da fuoriclasse, su un traguardo prestigioso come quello di Verona e in un contesto altamente competitivo.

Lo meritava non solo come ciclista, ma anche come uomo per la sua caparbietà, grinta, perseveranza, coraggio, sfrontatezza agonistica e semplicità, palesata anche prima della partenza di oggi quando ha dichiarato che il suo obiettivo era il secondo posto. Obiettivo fallito, per fortuna sua e di un ciclismo italiano che in questa Corsa Rosa si sta difendendo. Nessuno la meritava più dell’alfiere della Qhubeka-Assos, un figurino del pedale azzurro che oggi ha ottenuto la più bella delle consacrazioni sportive. Ad maiora.

Foto: Lapresse

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