Seguici su

Ciclismo

Giro d’Italia 2021, pagelle di oggi: Ewan da manuale, Viviani a mezzo gas. Finale di gara indecente

Pubblicato

il

Quella odierna è stata una tappa divisa in una due parti: la prima di calma piatta, la seconda di bagarre, suspense, cadute, un finale troppo insidioso, e una volata davvero tirata. Ad esultare è stato Caleb Ewan (Lotto Soudal), vincitore in rimonta dello sprint di Cattolica. Alle sue spalle i nostri Giacomo Nizzolo (Qhubeka Assos) ed Elia Viviani (Cofidis). A piangere invece, uno sfortunatissimo Mikel Landa (Bahrain Victorius), caduto a 4 km dal traguardo impattando contro una segnaletica stradale. Ad arrabbiarsi in molti, per un tracciato, quello del finale di gara, ricco di insidie. Oggi la sicurezza ha davvero scarseggiato. 

Caleb Ewan, 10: il decimo posto di Novara è soltanto un vecchio ricordo. Chi aveva ancora dei dubbi in merito alla sua condizione, è stato prontamente zittito. Il tasmaniano ne ha combinate una delle sue (in positivo ovviamente), rendendosi protagonista di uno sprint impeccabile e con una rimonta veramente da manuale. Ha lasciato il lavoro sporco nelle mani degli azzurri Nizzolo e Viviani sino a 50 metri dalla conclusione, per poi beffarli. Ottimo anche il lavoro della sua Lotto Soudal, impeccabile nel finale di gara.

Giacomo Nizzolo, 8: la maledizione del secondo posto continua a tergiversare sulle spalle del campione europeo e italiano. Un altro piazzamento per il brianzolo, che ha visto sfumare davanti a sé, per una questione di 50 metri, la sua prima vittoria nella Corsa Rosa. Per il resto, nulla da dire. La condizione c’è ed è palese. Manca quel pizzico in più di fortuna.

Elia Viviani, 6: il veronese non è riuscito a finalizzare al meglio l’ottimo lavoro della sua Cofidis ma soprattutto di Simone Consonni. C’è sempre ma tentenna, non è mai al massimo delle proprie capacità, gli manca il cosiddetto ‘spunto’. Certo, è reduce da una prima parte di 2021 da dimenticare, ma tre anni di digiuno dalla conquista di una tappa al Giro, iniziano a farsi vedere.

Fernando Gaviria, 6,5: una volata ‘ni’ per il colombiano, che al traguardo volante di Biella aveva fatto vedere un chiaro segnale di presenza per il finale odierno. Ci è andato vicino, è in crescita, ma manca ancora qualcosa.

Matteo Moschetti, Andrea Pasqualon, Davide Cimolai, Manuel Belletti, 7,5: voto unanime per questi meravigliosi azzurri che, nonostante l’assenza di una formazione di primissimo livello per quanto riguarda le volate, sono riusciti a dare del filo da torcere a tanti altri corridori meglio attrezzati. Tutti e quattro si meriterebbero molto di più. La strada verso Milano è ancora lunga, e l’Italia confida in loro.

Tim Merlier, 6: ha fatto quello che poteva. Il belga non si è potuto giocare a pieno ritmo la volata romagnola per via di un mezzo contatto con Caleb Ewan che centra poco o niente. Il mezzo danno è stato causato da un altro avversario, Juan Sebastian Molano (5) che, in un finale già molto convulso e trivellato dalle cadute, dopo aver fatto avanzare Gaviria, ha smesso di punto in bianco di pedalare in mezzo al gruppo inferocito.

Percorso, NC: focalizziamoci sul finale, perchè i primi tre quarti di gara totalmente rettilinei, tutto sommato, per una frazione ‘transitoria’, ci potevano anche stare (non è la prima volta che accade); ma gli ultimi chilometri prima del traguardo di Cattolica no, non sono accettabili. È innegabile il fatto che, in una frazione la cui conclusione presuppone al 99% una volata, la bagarre in gruppo è di altissimo livello.

Tutti vogliono prendere le parti alte del gruppo per due motivi: le squadre dei velocisti devono organizzare i loro treni per lanciare lo sprinter di punta in volata, e poi le formazioni dei big candidati alla generale, non vogliono far prendere rischi inutili ai rispettivi capitani. Nessuno sta dicendo che una tappa deve iniziare e terminare sempre in rettilineo, senza alcun tipo di curva o rotonda, ma organizzare un finale di gara lungo una carreggiata che si restringe in pochissimi chilometri di ben due terzi, mixarla a numerose curve, alcune a gomito, rotatorie, spartitraffico, non fanno altro che creare un inutile caos e, soprattutto, un inutile rischio a tutti quanti i corridori, concentrati per il finale di gara chi per un obiettivo e chi per un altro, e lanciati a tutta verso il traguardo.

Il risultato odierno? Una caduta dietro l’altra. A parte il povero Pavel Sivakov che si è arruotato con un suo compagno di squadra, gli incidenti in una curva di Filippo Fiorelli e Kobe Goossens prima, e quello di Joe Dombrowski e Mikel Landa dopo, per colpa di uno spartitraffico, non si sarebbero dovuti creare. Nessuna distrazione da parte loro, soltanto un’insidia dietro l’altra dove era più che scontato che qualcosa sarebbe successo. E così è stato. A pagarne le conseguenze peggiori è stato il povero Landa, costretto a salutare la sua amata Corsa Rosa dalla barella di un’ambulanza. Hanno fatto eco le più che giustificate lamentele post tappa di alcuni corridori, staff, tecnici e semplici tifosi, che si sono uniti in coro sottolineando un semplice fattore: secondo le nuove direttive dell’UCI, un ciclista deve stare attento a quando e dove deve lanciare la borraccia o una carta, o a quale posizione assumere in corsa per non rischiare sanzioni, ma alla sua sicurezza in gara, chi ci pensa?

Foto: Lapresse

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità