Ciclismo
‘La Fagianata’ di Riccardo Magrini: “Yates favorito, Bernal non è un fiore. Nibali può stupire”
Il Giro d’Italia 2021 è alle porte e, come ogni anno, non poteva mancare l’ormai classica ‘Fagianata’ di Riccardo Magrini. Ogni giorno il noto commentatore di Eurosport, che nel 1983 vinse una frazione sia al Giro sia al Tour de France, ci accompagnerà con una rubrica che analizzerà i temi caldi di ogni tappa, naturalmente sempre con il suo stile schietto e senza peli sulla lingua.
Si comincia oggi con una sorta di ‘prologo’, nella quale siamo andati a scoprire con Magrini tutti i favoriti della Corsa Rosa, le insidie del percorso ed i possibili nomi a sorpresa che sovente fanno capolino in maniera inattesa.
Partiamo dal percorso. Una cronometro iniziale a Torino ed una conclusiva a Milano, peraltro di 30 km. Sarà lì che si deciderà questo Giro d’Italia?
“La vedo dura che il Giro si decida all’ultima cronometro. L’anno scorso fu particolare, arrivarono in due a giocarsela. Credo che quest’anno saranno le salite a decidere il Giro. Ce ne sono tante, anche nascoste. Salite dure come lo Zoncolan più di tanto non possono fare. Anche la quarta tappa, con l’arrivo a Sestola, può fare selezione. Sarà un Giro pieno di fagianate, non vedo leader precisi, potrebbero esserci anche dei trabocchetti. Non c’è il Roglic o il Pogacar della situazione, per capirci. Bernal è l’unico che ha delle credenziali ed una squadra forte. Però, dalle notizie che ho io, non è che il colombiano sia un fiore o una crema…
L’ammazza-Giro non lo vedo, lo può vincere chiunque, conteranno molto le doti di recupero. Il percorso a me è piaciuto sin dall’inizio. L’ultima settimana è piuttosto dura, le ultime due tappe in linea sono toste. Poi ci sono diverse tappe che non ti aspetti e con un finale duro. Nella tappa più lunga, che arriva a Stradella, c’è uno strappo nel finale e non è detto che si arrivi in volata, oppure quella di Montalcino potrebbe creare degli scompigli, col brutto tempo sarebbe ancora più impegnativa con lo sterrato.
La Cima Coppi è il Pordoi, ma non è una salita dura come lo Stelvio. Vedo un Giro moderno, in stile Vuelta. Tutti i giorni ci può essere la sorpresa. Sicuramente è un Giro da scalatori“.
Chi è il tuo favorito?
“Per me il favorito n.1 è Simon Yates. Tutti dicono che può calare nella terza settimana, ma è un corridore nella piena maturità, avrà anche imparato dalle esperienze passate. Al Tour of the Alps ha corso con intelligenza e ha vinto. Memore di quel Giro d’Italia che aveva stra-dominato per due settimane nel 2018, penso che ora sappia come gestirsi. Lui e suo fratello quando partono raramente sbagliano. Sicuramente in salita va forte. L’unico handicap che può avere è la cronometro. Però ci sono tante tappe mosse adatte a lui, sugli strappettini in salita può guadagnare secondi. Ritengo che sia quello che parte con maggiore accredito“.
Dunque su Egan Bernal non sei così convinto.
“Non sappiamo Bernal come va, non corre dalla Tirreno. Il colombiano da quel Tour del 2019 non ha più fatto vedere le stesse cose. Poi la Ineos ha portato anche Sivakov. Mi piacerebbe che in quella squadra abbia più spazio Moscon per giocarsi delle tappe, ma credo che dovrà lavorare per i capitani. Lo stesso discorso di Bernal vale anche per Remco Evenepoel, e ci mancherebbe, non ha mai fatto una corsa di tre settimane nella sua vita. E’ stata una scelta un po’ strana quella di non farlo correre finora e gettarlo nella mischia direttamente per il Giro. Di sicuro il belga può infiammare la corsa. Sarà vero che viene a fare il gregario a Joao Almeida? Il portoghese l’anno scorso si staccava in salita da due che non sono fenomeni come Hindley e Geoghegan Hart: non credo che gli bastino le due cronometro. Ritengo che ci saranno degli inserimenti in classifica che non ti aspetti. Yates è quello più maturo. In generale è un percorso equilibrato. E’ duro, ma non durissimo, soprattutto come chilometraggio. Le tappe sono giuste“.
Noi punteremmo un euro su Aleksandr Vlasov.
“E’ un corridore zitto zitto in una squadra dove i Giri li hanno vinti in passato. Beppe Martinelli ha tanta esperienza. Credo che il russo sia un corridore che può fare la sorpresa“.
Con Vlasov e Sivakov sarà un Giro all’insegna della balalajka?
“Sivakov non mi è piaciuto al Tour of the Alps per come ha gestito la squadra, ma dagli errori si impara. Ci sono tanti outsider. Hugh Carthy è sempre lì, anche Mollema è un ‘duraccio’ e può fare un piazzamento. Ciccone e Nibali potrebbero andare alla ricerca delle tappe. Ci sono tanti corridori guastatori, che potrebbero infiammare la corsa“.
Bardet cerca il riscatto, la coppia Landa-Bilbao potrebbe stupire alla Bahrain-Victorious.
“Bardet è sempre un corridore che magari prende la ‘botta’ un giorno ed esce fuori di classifica. Se non vince quest’anno, Landa può dire addio ai sogni di gloria. Ha un’occasione unica. Il suo problema è la cronometro, può perdere subito qualcosa il primo giorno. Bilbao potrebbe essere l’alternativa, pedala bene. Ma anche Damiano Caruso nei top10 ci può arrivare“.
Per la povera Italia l’obiettivo massimo sembra poter piazzare un corridore tra i migliori dieci. Cosa ti aspetti?
“Noi ne abbiamo tre da top10: Caruso, Pozzovivo e Masnada. Quest’ultimo, pur avendo Almeida o Evenepoel da aiutare, potrebbe fare un bel piazzamento, soprattutto per come l’ho visto al Romandia“.
Quindi Giulio Ciccone non va considerato per la classifica?
“Ciccone penso che vinca a Sestola o a Campo Felice. Non credo che proverà a fare classifica. Poi non si sa mai, le cose che non programmi a volte ti vengono meglio di quelle programmate. L’Italia deve cercare dei successi parziali con Ciccone, Ulissi, Moscon. Formolo ha provato a far classifica in passato, ma ha sempre preso una giornata storta. Lui va via con rapporti molto duri e alla fine li paghi, spendi tante energie in più“.
L’anno scorso in pochi conoscevano Jai Hindley. Ogni volta emerge sempre una sorpresa inattesa. A chi toccherà in questa edizione stupire il mondo?
“Jefferson Cepeda potrebbe essere il nome a sorpresa per la classifica. Se vai a guardare il passato, lui al Tour de l’Avenir finì tra i top10 nel 2019. In salita va, chiaramente non deve correre alla garibaldina. Se in Androni gli lasceranno fare classifica, potrebbe davvero diventare la novità di questo Giro. Poi magari un’altra potrebbe essere Giovanni Aleotti“.
Uno scalatore italiano interessante è Matteo Fabbro.
“Non vorrei che tutte le lodi che abbia tessuto per Fabbro si sciolgano per le troppe aspettative. L’anno scorso lo impiegarono male. Quest’anno ha avuto le sue occasioni al Tour of the Alps, ma forse non era al top. Magari nel frattempo è cresciuto di condizione. Il Giro ha un percorso adatto a lui“.
Vincenzo Nibali è tornato a tempo di record dopo l’infortunio al polso. Punterà ad una tappa?
“Nibali ha già vinto per essere al Giro dopo quello che gli è successo. Chi lo sa se è qui solo per le tappe. Lui ti stupisce sempre. Chi avrebbe mai pensato di trovarlo al Giro con una frattura come la sua? La sua costanza e la sua professionalità vanno premiate. Di sicuro ha voluto esserci per la grande passione che ha nei confronti del Giro. Si trova nella condizione ideale, non gli chiede niente nessuno. Veramente nessuno si aspetta niente. Il minimo piazzamento sarà un grande successo per lui. Il suo obiettivo sono comunque le Olimpiadi“.
Filippo Ganna è reduce da tre cronometro senza vittorie. Sarà comunque lui il favorito sabato a Torino? E gli organizzatori, considerando che il piemontese è una delle poche eccellenze italiane nel ciclismo, non avrebbero potuto inserire una cronometro in più nel percorso?
“Io sono fiducioso su Ganna e penso che il lavoro che ha fatto prima del Romandia fosse molto intenso e lui fosse abbastanza stanco. In una settimana ha recuperato gli sforzi fatti per arrivare al Giro. Di sicuro è molto motivato. Su un percorso del genere penso che sabato prenda la Maglia Rosa. Però non è così facile, ci sono anche Cavagna ed Evenepoel che potrebbe essere la sorpresa di Torino. Da tenere d’occhio anche Joao Almeida, Campenaerts non lo so. Credo che i tre favoriti saranno Ganna, Cavagna ed Evenepoel. Nelle cronometro ci sono i fattori meteo, il vento che può incidere. Sulla carta credo che potenzialmente Ganna sia favorito.
Io penso che abbiano disegnato un Giro d’Italia per lo spettacolo. Una cronometro in mezzo ci poteva stare, ma tre in 21 giorni sarebbero state tante“.
Chi saranno i velocisti di riferimento?
“Ewan su tutti per le volate, ci sono delle tappe in cui può tenere anche su delle salitelle: credo l’australiano sarà il velocista che vincerà più tappe. Noi abbiamo Nizzolo e Viviani. Per me Viviani ha una voglia di vincere talmente alta che una o due frazioni potrebbe farle sue. Poi c’è Groenewegen: da capire se avrà la condizione giusta dopo nove mesi di stop. Lui tra i velocisti del Giro è il migliore di tutti, ma la lunga inattività qualcosa ti fa perdere. Moschetti è la nostra speranza, ma tanti sono superiori. Poi c’è Sagan, che non è un velocista puro, ma quest’anno punterà alla Maglia Ciclamino e farà anche i traguardi volanti. Poi lo slovacco può vincere anche tappe mosse come quella di Montalcino“.
Chiudiamo con qualche giovane italiano.
“Covi è sicuramente un corridore che ha delle qualità: alla UAE può avere un po’ di libertà. Io ho tanta fiducia in Aleotti, anche per la classifica. Poi c’è Sobrero di cui non si parla mai, ma è stato campione italiano a cronometro tra gli Under23: potrebbe essere messo in evidenza aiutando Vlasov“.