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Masters 1000 Madrid, Jannik Sinner: “I miei genitori mi hanno insegnato il rispetto. Ruppi una racchetta anni fa, ero arrabbiato per averlo fatto”
Alla vigilia del proprio debutto al Masters 1000 di Madrid, dove sfiderà l’argentino Guido Pella, Jannik Sinner è tra i protagonisti più attesi anche lontano dal nostro Paese. E, in chiave madrilena, non ci potrebbe essere poi esito troppo diverso: è lui il favorito per incontrare Rafael Nadal agli ottavi di finale del Mutua Madrid Open, per quello che sarebbe il secondo incrocio tra di loro in carriera.
L’altoatesino ha ricevuto anche le attenzioni di Marca, che ha riportato le parole di una breve intervista che ha visto protagonista il numero 2 d’Italia, che è al proprio esordio in questo Masters 1000 come in tutti gli altri che non siano Roma.
Sul proprio comportamento (nella domanda originale c’è la comparazione con Fognini): “Tutto viene dall’educazione che ho ricevuto dai miei genitori. Mio padre è cuoco, mia madre è cameriera nello stesso ristorante e rispettano molto il lavoro. Mi hanno sempre insegnato a rispettare tutti“.
Sulle racchette rotte: “Due volte, credo. E una me la ricordo. Era al Trofeo Bonfiglio, vicino Milano (uno dei tornei più importanti al mondo a livello giovanile, N.d.R.). Persi ai quarti dopo aver avuto un match point e ruppi la racchetta. Uscendo dal campo ero arrabbiato con me stesso molto più per aver rotto la racchetta che per aver perso la partita. Mi dissi che quel tipo di attitudine non andava con la mia personalità“. Il riferimento è all’edizione 2018, in cui perse con il giapponese Naoki Tajima, che ad oggi è numero 653 del ranking. Nello stesso anno Elisabetta Cocciaretto arrivò in semifinale.
Su Adelaide con Nadal: “Si apprendono tante cose da un 20 volte vincitore Slam. Sia Rafa che il suo team sono persone normali: se ci si diverte ci si diverte, se ci si allena ci si allena“.
Sui paragoni con Djokovic: “Riccardo (Piatti, N.d.R.) lo allenava quando aveva l’età che ho io oggi. Ha aiutato a rilanciare molte carriere. Mi racconta le storie di molti giocatori. Parliamo tutto il tempo e guardiamo partite quando siamo ai tornei. La mia vita è il tennis“.
Su Maria Sharapova, con cui ha condiviso l’allenamento per un periodo: “Mi impressionò per la sua professionalità. Il suo tennis era incredibile, cosa ovvia visti i risultati. Aveva quel tipo di mentalità differente e speciale che hanno pochi giocatori. Ho provato a capire come avere quel carattere. Passare tempo con questa gente ti migliora sia come tennista che come persona“.
Foto: LaPresse