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Taekwondo, verso le Olimpiadi: Italia, il raffronto con Rio 2016 ti premia. Da zero a due pass

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Il Preolimpico di Sofia si è concluso per la nazionale italiana di taekwondo e come sempre capita in queste circostanze, l’occasione è ideale per tracciare dei bilanci.

La squadra azzurra ha complessivamente ben lavorato in questo “quadriennio allargato” passando dai zero pass di Rio 2016 ai due pass ottenuti in direzione Tokyo, per effetto delle qualificazioni di Vito Dell’Aquila (-58 kg) e Simone Alessio (-80 kg).

Due accessi, alla kermesse nipponica che si terrà a fine luglio, centrati in maniera diversa: uno con la costanza dei risultati, quello di un Dell’Aquila che fra il 2018 e il 2019 ha sciorinato un taekwondo preciso, continuo e redditizio, l’altro con la prontezza, quello di Alessio, magari meno “martellante” del compagno, ma in grado di “accendersi” in corrispondenza dei grandi eventi, come il Preolimpico di Sofia.

Ciò vuol dire che la scuola italiana della FITA dopo lo “zero” di cinque anni fa ha sfruttato l’occasione per guardarsi dentro e ripartire andando a cogliere i talenti giovani (Dell’Aquila e Alessio entrambi classe 2000) per valorizzarli e presentarli in maniera competitiva sui tatami internazionali.

Questo dev’essere un nuovo punto di partenza, un seme lanciato anche e soprattutto verso le Olimpiadi del 2024 cercando intanto, laddove possibile, di raccogliere delle medaglie dal valore pesante che potrebbero dare un’ulteriore spinta a un movimento in crescita.

La strada è tracciata, ora servono il coraggio e le idee di percorrerla.

FOTO: FITA_Denis Sekretev

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