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Tennis, Jannik Sinner non può essere ancora un riferimento: problemi tecnici e poca esperienza
Lo aveva detto in maniera piuttosto chiara Riccardo Piatti: “Jannik Sinner è non ancora quel giocatore che molti di voi credete già sia“. Le sue parole erano state descritte come quelle del “pompiere”, ma alla fine della fiera sono una verità di fatto.
La sconfitta di ieri per mano dell’australiano Alexei Popyrin, nel 2° turno del Masters1000 di Madrid, porta a concludere (al di là dell’allergia al polline) che a Jannik Sinner va dato tempo di assorbire e di gestire certe situazioni. Nelle ultime 52 settimane, l’altoatesino ha ottenuto risultati tali da farlo rientrare in una top-10, potendo vantare 34 vittorie e 14 sconfitte, 2 titoli ATP, una Finale di un “1000” e un semifinale di un “500”.
Carta canta, come si direbbe, e la top-20 è un altro dato importante. Tuttavia, ci troviamo a parlare di un giocatore che deve ancora completarsi e il suo “bruciare i tempi” non deve alimentare delle semplificazioni sull’essere inferiore solo ai totem di questo sport (Novak Djokovic, Rafael Nadal e a un Roger Federer sano).
Quanto accaduto a Madrid lo conferma, come già in precedenza a Montpellier (Francia), dove fu il “normale” Aljaz Bedene a prevalere. Non si può pensare che un tennista, con nemmeno 80 partite da professionista, possa ambire con certezza ai massimi traguardi senza aver costruito un bagaglio tecnico e di esperienza adeguato.
Jannik, ora come ora, deve crescere nel rendimento al servizio in termini di variazioni e di continuità; trovare maggior certezza nella discesa a rete per accorciare gli scambi e consumare meno energie; avere a sua disposizione un ventaglio di soluzioni più ricco. Queste condizioni vanno trovate solo giocando perché è la partita il migliore degli allenamenti.
Per questo, Sinner non è ancora pronto per essere un riferimento e gli va dato il tempo per farlo.
Foto: Oscar Borroso – LPS