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Tennis, l’Italia dei Sinner, Berrettini, Sonego e Musetti: una generazione più da veloce che da terra rossa?

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Il tennis italiano sta strappando applausi a scena aperta da qualunque parte del mondo, in qualunque torneo. Sperticare di lodi il quintetto composto da Jannik Sinner, Matteo Berrettini, Lorenzo Sonego e Lorenzo Musetti sa oramai di scontato, quando a parlare per loro ci sono i risultati: già tre tornei vinti in questo 2021, in tre tornei Masters1000 su quattro svolti c’era un italiano in semifinale e in due di questi, Miami e Madrid, è arrivato a giocarsi la finale. Ma mettendo da parte Fognini, che tra i giocatori di spicco italiani è l’unico in là con gli anni, sorge una domanda sulle abilità dei nostri alfieri: quale è il terreno in cui sono più a loro agio?

L’Italia, nella sua storia tennistica, è sempre stata patria di giocatori che rendevano molto meglio sul rosso. Non è un caso che sui 71 titoli ottenuti da tennisti nostrani, ben 51 sono stati ottenuti sulla terra battuta, con solo il sempiterno Andreas Seppi unico azzurro riuscito a vincere un torneo su tre differenti superfici. Ma qualcosa è cambiato con l’avvento di questa nuova generazione di tennisti.

Sinner, Berrettini e Sonego sono tre tennisti sui generis per gli standard italiani, sia per capacità tecniche che fisiche. Prendiamo il romano: il nostro movimento non ha mai avuto un giocatore del genere, un lungagnone di quasi due metri con un servizio bomba e dei grandi colpi da fondo. Non si discostano molto nemmeno gli altri due, capaci di prendere il controllo dello scambio in qualsiasi momento; una caratteristica che aiuta sul cemento, molto più veloce rispetto alla terra che può aiutare giocatori con colpi più vari. Musetti ha invece il gioco più vario rispetto agli altri, ma probabilmente è anche il più ‘terraiolo puro’, con il suo gioco che deve trovare ancora la quadratura giusta per le superfici rapide: in questo senso la semifinale di Acapulco gioca sicuramente a suo favore, ma ci sono ancora dei progressi da fare.

Ma ciò non vuol dire che i nostri giocatori sappiano giocare solo sul cemento. La stagione sulla terra si sta confermando assai felice per gli azzurri, con i successi di Cagliari (Sonego) e Belgrado (Berrettini), la finale di quest’ultimo a Madrid e le semifinali di Sinner a Barcellona e di Sonego a Roma. Insomma, il tennis italiano non ha assolutamente perso il suo feeling con il rosso. Sta anzi accrescendo allo stesso tempo le sue capacità sul veloce: i primi due successi di Jannik arrivano su questa superficie, così come la sua finale a Miami e i primi grandi risultati di Matteo (le semifinali all’US Open e a Shanghai) e Lorenzo (finale a Vienna). Le impressioni è che nel corso degli anni il palmares azzurro possa riempirsi, accrescendo le undici vittorie ottenute sul cemento.

Foto: LaPresse

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