Tokyo 2021
Vela, il dt Michele Marchesini: “Tita-Banti più solidi di Bissaro-Frascari nel quadriennio. A Tokyo per riscattare Rio”
Archiviato ufficialmente il percorso di qualificazione, l’Italia della vela si appresta ad ultimare la preparazione per Tokyo con i 6 equipaggi selezionati per l’Olimpiade. Il Bel Paese sarà presente in Giappone con Mattia Camboni (RS:X maschile), Marta Maggetti (RS:X femminile), Ruggero Tita/Caterina Banti (Nacra 17), Silvia Zennaro (ILCA 6), Elena Berta/Bianca Caruso (470 femminile) e Giacomo Ferrari/Giulio Calabrò (470 maschile).
La selezione tricolore volerà a Tokyo con l’obiettivo di cancellare le beffarde zero medaglie di Rio 2016, grazie a diversi equipaggi già capaci di salire su podi europei e mondiali. Michele Marchesini, Direttore Tecnico FIV, ha tracciato un bilancio del quadriennio (in attesa di Tokyo) spiegando inoltre le sue scelte più complicate per l’Olimpiade nella seguente intervista concessa a OA Sport.
Dopo la Finn Gold Cup di Porto si è esaurito ufficialmente il lungo percorso di qualificazione olimpica e l’Italia sarà presente a Tokyo in 6 classi su 10. Un passo indietro dal punto di vista numerico rispetto alle ultime edizioni, qual è il suo bilancio complessivo?
“Bisogna contestualizzare un po’ la situazione, perché negli ultimi cinque cicli olimpici il sistema di qualificazione della vela è andato sempre più nella direzione di sfavorire i Paesi europei. Il numero di imbarcazioni per ciascuna classe è diminuito in accordo con la diminuzione del numero di atleti totali riservati allo sport della vela. Di conseguenza l’incidenza delle qualifiche continentali è aumentata molto, quindi qualificarsi diventa sempre più complicato soprattutto per i Paesi europei. Oltre all’Italia abbiamo esempi importanti di medagliati olimpici che non sono riusciti a qualificare la propria Nazione. Sicuramente andiamo a Tokyo con meno classi e osserviamo un fenomeno importante: abbiamo discipline in cui partecipiamo all’Olimpiade e siamo fortemente competitivi, altre invece dove non ci siamo qualificati e la forbice si è allargata. Sin dall’inizio del quadriennio abbiamo detto che avremmo privilegiato un approccio fortemente prestativo verso le parti alte della classifica, e questo è abbastanza in linea. Ci sono classi come il 49erFX che, dopo l’abbandono di Conti/Clapcich post-Rio, sono state completamente ricostruite e si era già partiti dichiaratamente con progetti volti al 2024. Ci sono stati anche altri incidenti di percorso importanti, vedasi la perdita dell’idoneità agonistica da parte di Marrai. All’inizio del quadriennio il problema di qualificare il Laser non sussisteva, anzi, avevamo iniziato il ciclo olimpico con un atleta che era protagonista in tutte le regate del panorama internazionale, frutto di un lavoro intenso di parecchi anni del vivaio. Marrai era maturo dopo l’Olimpiade di Rio per poter arrivare a Tokyo da favorito e questa è stata una carta importante che è venuta meno dal nostro mazzo. Un altro evento negativo molto impattante è stato l’abbandono della campagna olimpica da parte di Plazzi/Tesei (per affrontare la Coppa America con Luna Rossa, ndr), che ha complicato la situazione del 49er. Era un equipaggio che nel 2017 aveva fatto bronzo all’Europeo e 9° al Mondiale, quindi uno scenario di primo livello per una qualificazione olimpica. Comunque non sono particolarmente preoccupato, alla fine è una questione di approccio. La Nuova Zelanda ha rinunciato a 3 classi qualificate e l’Olanda probabilmente rinuncia al Laser, perché sono Paesi che privilegiano esclusivamente la situazione prestativa, mentre noi siamo tra le Nazioni che come filosofia olimpica vedono molto importante la partecipazione numerica. Io privilegio il viaggio di ritorno dai Giochi, quindi vedere come si torna da un’Olimpiade“.
Grande rammarico chiaramente per la classe ILCA 7, dove Alessio Spadoni ha sfiorato il pass a Vilamoura, ma anche per i 49er femminili. Diversi giovani equipaggi hanno ben figurato a sprazzi nelle ultime stagioni, fallendo però tutti gli eventi con in palio la qualificazione.
“Sono due questioni un po’ diverse. Spadoni è un atleta maturo, molto avanti nella carriera, sicuramente preparato e con il potenziale per centrare la qualificazione. Purtroppo l’evento di qualifica a Vilamoura si è impostato subito di rincorsa. Sia lui che Coccoluto hanno seminato tanti punti in giro per il campo di regata nei primi giorni e poi, quando è entrato in pieno ritmo e la corsa vera è cominciata, quei punti buttati all’inizio gli sono costati carissimo. È stato proprio un errore di approccio ed un modo particolare in cui si è svolta la competizione: un vero peccato. Per quanto riguarda il 49erFX, dopo Conti/Clapcich eravamo a zero e adesso abbiamo 6 equipaggi naviganti. Si tratta di equipaggi tutti giovani. Abbiamo avuto uno sprazzo nel corso del quadriennio da parte di Omari/Distefano alla World Cup di Genova, però questo è un risultato che non ci aveva illuso più di tanto. Omari/Distefano è un equipaggio specializzato nel vento leggero e la World Cup di Genova è stato un evento con vento leggerissimo e con poche prove, comunque loro hanno portato a casa un buon podio. Successivamente siamo andati avanti per provare a consolidare questi equipaggi e sono apparsi un paio di risultati importanti, con Germani/Bertuzzi a Kiel e all’Europeo 2020, ma parliamo di sprazzi. Questi sprazzi avevano spinto un po’ tutti a pensare che la qualificazione fosse possibile – anche se il progetto era focalizzato sul 2024 – e l’occasione si è presentata a Lanzarote. Lì questi equipaggi tanto giovani hanno pagato certe carenze relative più all’impostazione generale della campagna e della sfida rispetto a quelle tecniche“.
Nel processo di selezione degli equipaggi olimpici sono arrivate delle scelte sofferte, specialmente per Nacra 17 e RS:X femminile. Quali sono stati i criteri principali presi in considerazione per la decisione finale?
“Io non ho visto grandi sofferenze, anzi, sinceramente queste sono state scelte molto serene perché paradossalmente – per quanto ci si potesse sbagliare – non si faceva comunque un errore grande. Diciamo che si cascava comunque in piedi. Abbiamo deciso di attendere e la vera criticità di queste scelte è stata data dalla cancellazione progressiva di regate. Abbiamo tenuto in conto degli eventi indicatori che avevamo individuato ad inizio quadriennio, delle performance negli allenamenti, delle prestazioni sul campo di regata olimpico e del numero di podi. Il Nacra è la classe che si pone al livello più alto nel nostro panorama prestativo e ci si aspetta tanto. Quello che abbiamo guardato molto è il numero di podi, osservando quindi quale equipaggio desse maggiore solidità in termini di top3. Non abbiamo considerato esclusivamente quale dei due fosse migliore dell’altro, ma anche chi potesse garantire maggiore solidità sulla capacità di andare a bersaglio. In quest’ottica abbiamo un equipaggio, quello di Ruggero Tita e Caterina Banti, che di podi ne ha fatti tanti nel corso del quadriennio. Questa coppia si è rivelata fortissima sul campo di regata olimpico, andando sempre a podio a Enoshima negli eventi ufficiali. Fondamentalmente se togliamo il Mondiale di Geelong 2019, dove c’era anche un problema di materiali (abbiamo usato un albero troppo morbido e flessibile, non adatto alle condizioni), non hanno mai sbagliato colpi nel corso del quadriennio. Questo tenendo sempre presente che l’altro equipaggio (Bissaro/Frascari), se avessimo l’occasione di schierare entrambi all’Olimpiade, giocherebbe per posizioni di classifica paritetiche. Per quanto riguarda invece l’RS:X, si è potuto aspettare fino al Mondiale anche per il fatto che non c’erano costrizioni logistiche. Per la scelta della tavola olimpica non c’è da organizzare logistiche particolari e muoversi con mesi di anticipo per portare il materiale per fare le gare in Giappone. Abbiamo avuto Marta Maggetti solidissima negli ultimi quattro Mondiali (7-5-5-6 i suoi piazzamenti) e dietro avevamo questa ragazza giovane di rincorsa (Giorgia Speciale, ndr), che è andata via via migliorando e chiudendo il gap. Abbiamo voluto aspettare per vedere fin dove potesse arrivare ed è arrivata molto vicino, però alla fine non ha dimostrato una solidità ed una maturità sufficiente per essere preferibile a Maggetti. Sono contento comunque di aver aspettato fino al Mondiale, perché lì ogni dubbio è stato accantonato“.
Quale sarà adesso la tabella di marcia verso l’Olimpiade da parte degli equipaggi qualificati? Parteciperanno alla Medemblik Regatta o li rivedremo in gara direttamente a Tokyo?
“In questa carenza di regate in calendario, ogni confronto in genere lo valutiamo positivo. Parteciperemo a Medemblik nell’ILCA 6, nell’RS:X femminile e nell’RS:X maschile. Per i Nacra continuiamo con il gruppo di allenamento a Ragusa. Per quanto riguarda i 470, l’equipaggio femminile si unisce ad un gruppo di allenamento a Santander dove faremo delle regate test non ufficiali, mentre quello maschile andrà a Marsiglia per altre Coach Regatta. Dopo di che faremo rifinitura per le tavole a Cagliari, o forse teniamo ancora aperta un’opzione di unirci ad un gruppo di lavoro a Valencia o in Sicilia. I 470 staranno invece sicuramente ad Ostia, vicino casa, poi partiremo per Tokyo“.
Qual è l’obiettivo minimo da centrare in Giappone per poter ritenere positiva l’Olimpiade della vela italiana?
“Noi stiamo lavorando per riprenderci quello che non abbiamo portato a casa a Rio. Quello che abbiamo lasciato per strada in Brasile, vogliamo riprendercelo a Tokyo“.
Adesso il focus è inevitabilmente su Tokyo, ma di fatto mancano solo 3 anni ai Giochi Olimpici di Parigi 2024. Cosa ne pensa delle nuove classi pronte a debuttare nel programma a cinque cerchi?
“Se andiamo verso un programma olimpico con quattro tavole su 10 eventi, è una svolta abbastanza importante. Speriamo siano direzioni che poi non vengano smentite da quello che succederà nel corso del quadriennio in termini di popolarità e possibilità di gestire eventi con attrezzi di questo tipo. Capisco che chi ha una visione un po’ classica della vela, possa essere leggermente sbalordito da questo. Probabilmente la barca mista a chiglia sarebbe stata un completamento dell’offerta olimpica che avrebbe allineato molto questa alla pratica normale del nostro sport. Tutta l’Olimpiade va invece verso questi eventi un po’ più spettacolari da un certo punto di vista, la cui gestione però è tutta da verificare. Comunque a me piacciono le sfide nuove. Il quadriennio è già diventato un triennio ed è di fatto già partito. È un lasso di tempo molto breve per preparare degli eventi nuovi, che in precedenza addirittura non avevano circuiti paralleli strutturati. Se il kite misto dovesse essere splittato in maschile e femminile, la carenza a livello mondiale di atlete e tecnici è importante. Comunque siamo già passati da una situazione simile quando è stato introdotto il catamarano misto nel 2013 per le Olimpiadi 2016. Devo dire che per caratteristiche nostre, come italiani, abbiamo dimostrato di saper reagire e adattarci molto bene a questi cambiamenti di scenario. Anche quando il Nacra è stato rivoluzionato nel 2016 diventando foiling, abbiamo dimostrato di reagire bene ai cambi di passo“.
Foto: Pagina FB FIV
Georg
30 Maggio 2021 at 21:46
Una squadra, quella della vela, con diverse carte medaglia, atleti al culmine della carriera e un DT con le idee chiare, Forza Azzurri!