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Basket, Chiara Consolini: “Le Olimpiadi con il 3×3 una gioia immensa. Italia competitiva agli Europei”

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Il numero 4 sulla maglia, l’emozione nel momento della gioia. Basta poco per descrivere Chiara Consolini e il vissuto delle ultime settimane, quelle che hanno portato lei e l’Italia tra le magnifiche otto che giocheranno il primo torneo olimpico della storia del basket 3×3. In generale, la palla a spicchi azzurra non metteva piede in impianti a cinque cerchi da 17 anni, e da 25 al femminile: questo rende ancor più l’idea dell’importanza di quanto accaduto a Debrecen. Abbiamo raggiunto la giocatrice della Passalacqua Ragusa per un’intervista in cui, con il suo solito sorriso che dispensa in ogni occasione possibile, è stato ripercorso sia il periodo di Graz e Debrecen che la stagione, non senza un pensiero per l’Italia che sta per debuttare agli Europei di Spagna e Francia.

Partiamo dalla soddisfazione vissuta con la Nazionale 3×3 al Preolimpico di Debrecen. Che è stata grande, ma quanto grande?

Immensa. Non ha eguali, davvero. È stata una sensazione bellissima, anche a distanza di una settimana e mezza ancora si fa fatica a credere a quello cui stiamo andando incontro. Sicuramente è la più grande emozione che abbia mai provato“.

Fra l’altro col pubblico contro, con tutti contro. Eravate voi quattro contro tutti.

In realtà è stato anche bello giocare con il pubblico, perché dopo quest’anno in cui i palazzetti erano sempre vuoti, anche se contro, ritrovare un po’ di gente che tifava per qualcuno è stato bello. Più che altro la cosa che non scorderò mai è il gelo che è calato appena finita la partita sul 13-12 per noi“.

La sensazione era del tipo ‘ma è successo davvero?’, ci sono voluti 3-4 secondi per realizzare.

Esatto! Prima una bolgia incredibile, poi di colpo ‘boom’, tutti zitti. Infatti ci son stati quei 2-3 secondi alla ‘abbiamo vinto? Cos’è successo?’. Non l’abbiamo capito subito. Però poi una volta realizzato…“.

E proprio quel finale lì racchiude un po’ tutto il senso del 3×3. Rae D’Alie parte, la palla non la da più a nessuna, tira, segna, 3 secondi. Nessuna di voi ha fatto alcun gesto di esultanza, nulla. Subito a effettuare il raddoppio su Goree. Questo è il 3×3, dove non hai tempo di pensare, ma prendi, parti ed esegui immediatamente.

Lì sì, appena ha segnato l’unica cosa che ci è venuta in mente è stata quella di non far risegnare le altre, in tutti i modi. Il 3×3 è così, non hai tempo di pensare a canestri sbagliati, canestri fatti, palle perse, recuperate, c’è subito qualcosa che deve ricominciare e iniziare. Quella è una delle cose che mi piace di più“.

C’è stato un momento in cui avete pensato ‘questa partita si riesce a girare in qualche modo’, perché alla fine si stava riuscendo a limitare in qualche modo Cyesha Goree?

Lei è una signora giocatrice, poi è veramente forte. Anche tenere l’Ungheria a 12 punti alla fine vuol dire che ci siamo rimbocccate le maniche dal punto di vista difensivo nell’ultimo torneo“.

Ora il torneo olimpico avrà una formula un po’ particolare per il 3×3, nel senso che è un unico girone da 8 squadre. Questa prospettiva quanta carica vi da?

Noi alla fine arriviamo alle Olimpiadi consapevoli del salto di qualità che abbiamo fatto da un torneo all’altro, da Graz a Debrecen. Una volta che sei lì, perché non giocartela con tutti? Alla fine uno va lì e si darà il massimo per cercare di portare via più partite possibili“.

Salto di qualità e, a volte, anche un po’ di fortuna, perché a Graz alcune partite si sono decise per poco e sugli episodi: l’Austria che tira con percentuali irreali, la Spagna che la vince di un punto…

Nel 3×3 è così. Tutto conta. Si vive anche su onde dell’entusiasmo, se una giocatrice ti mette il primo tiro ne può mettere altri tre di fila. Bisogna essere attente a tutto, non dare niente per scontato“.

Ora com’è la programmazione tra Debrecen e Tokyo?

Ancora non abbiamo il programma ufficiale, però con la squadra ci si ritroverà, penso, intorno a metà luglio per fare un po’ di allenamenti insieme e poi partire“.

Tokyo sarà di sicuro un altro mondo, nel senso che è parte di qualcosa che nessuna di voi ha ancora visto, quindi genererà un’inevitabile curiosità, al netto delle restrizioni.

Per noi è la prima Olimpiade nella vita, per cui in tutto quello che ci sarà da vedere e da fare, saremo in prima linea“.

Passando su un altro punto di vista, quello dell’Italia che sta andando a giocarsi gli Europei, tu come vedi le prospettive delle azzurre?

Secondo me l’Italia quest’anno può fare bene perché la squadra è molto ben assortita e competitiva. So che con Lino Lardo stanno facendo un ottimo lavoro, come è stato anche in questa prima fase di pre-Europei, quindi faccio un in bocca al lupo e spero davvero che riescano ad avere buoni risultati“.

E sembra anche essere un gruppo che si sta formando bene.

Sì, anche con l’arrivo di Pan, Cubaj che si sta affermando a livelli alti, penso che possano dare una grossa mano. C’è Penna che è cresciuta molto, Keys che sembra che migliori ogni volta che la vedo. Secondo me hanno delle buonissime giocatrici e quindi spero che riescano a fare il meglio possibile“.

Cubaj che già due anni fa era nel gruppo di Serbia 2019 e sul lato tecnico faceva penare quelle che incontrava.

Lei non la conosco perché non ho avuto modo di starci insieme, ma da quello che ho visto si nota che è una ragazza in gamba“.

In quel gruppo c’è anche qualche personalità di Ragusa, a testimonianza del bel campionato fatto dalla Virtus Eirene, con una semifinale in Coppa Italia e nei playoff che sono risultati che non si buttano di certo via.

No, alla fine era una squadra completamente nuova, riassortita, quindi come primo anno insieme è andato piuttosto bene. Adesso vediamo l’anno prossimo, ci sarà qualche cambiamento, però la base per ripartire è quella“.

Con l’entrata di Martina Spinelli e anche la conferma di Awak Kuier. A tal proposito, tu che l’hai vissuta da dentro, quanto è difficile da marcare come giocatrice per tante e già ai suoi 19 anni?

“È una ragazza con dei margini di miglioramento esponenziali. Per non avere neanche 20 anni ha tenuto il ritmo e il campo nel campionato italiano, che non è semplicissimo per chi è al primo anno fuori casa. Per lei l’anno prossimo sarà fondamentale anche per vedere dov’è arrivata, che cosa deve migliorare. Sarà di estrema importanza“.

Avete avuto anche tanti problemi di Covid-19, e la stagione regolare tecnicamente non è nemmeno finita perché mancavano sei partite, tra cui due proprio di Ragusa, e la classifica la si è stilata per percentuali.

Noi per esempio non abbiamo giocato a Battipaglia all’andata né al ritorno. Io Battipaglia quest’anno non l’ho proprio vista“.

Com’è stato dover vivere una situazione del genere?

Non è stato semplice. Per quanto mi riguarda, il Covid mi ha portato lontano dal campo per più di un mese e qualche settimana, quindi è stata veramente dura. Però sapevamo che poteva essere un piccolo intoppo, che durante l’anno poteva capitare. Quando è successo a noi era intorno al 20 ottobre, e in quel momento anche la situazione in generale non era come adesso. È stata dura poi riprendere, anche io ho avuto difficoltà nella ripresa degli allenamenti e tutto il resto. Però devo dire che anche il nostro preparatore atletico, Paolo Modica, è stato molto bravo. Alla fine dell’anno stavamo tutte bene e alla fine dell’anno stavamo tutte bene, ci ha recuperate tutte alla grande. Alla fine ne siamo venute fuori in qualche modo“.

Il tutto giocando un campionato che è stato bello da vedere, perché si sono modificati gli equilibri, con Venezia che ha messo insieme una squadra da oltre 90 punti a gara in regular season, con Schio che nella seconda metà di stagione è andata fortissimo, e con un grande gruppo di squadre che si è ritagliato uno spazio. Ragusa è sempre stata costante, la Virtus Bologna ha avuto un grandissimo inizio per poi calare alla distanza, Empoli è stata la sorpresa dell’anno, il Geas ha fatto il Geas. È un campionato la cui competitività è aumentata molto.

Sì, questo campionato è stato bello, intenso. Tra le tante squadre che hai citato ne cito una su tutte, Empoli. Ci abbiamo giocato contro cinque volte, e sono state tutte partite sempre combattute fino alla fine. È stato bello giocare contro di loro perché esprimevano una bella pallacanestro e si vedeva quanto era unito il loro gruppo“.

Una vinta di due, una di 12, una finita all’overtime e le due di playoff lottate.

Esatto. Non è stato per nulla semplice. Loro sono davvero state la squadra rivelazione“.

E non sembra essere finita qui per la Serie A1. C’è un vortice di allenatori ai piani alti, c’è l’arrivo di Zandalasini a Bologna e, in generale, un quantitativo di movimenti non da poco già a metà giugno.

Infatti sono molto contenta, perché anche il ritorno di Zandalasini in Italia, in una squadra ambiziosa come la Virtus aiuterà molto, sia per il movimento che per il campionato stesso. Vediamo quale sarà la differenza tra piani alti e piani un po’ più bassi, sperando che il distacco non sia troppo ampio“.

E che non ci siano situazioni sfortunate come quelle di Vigarano, che non si è potuta giocare sul campo la permanenza in A1, e Battipaglia, che ha dovuto gestire varie problematiche contemporaneamente.

Sì, purtroppo quest’anno alla fine è stato un po’ particolare, si spera che l’anno prossimo possa essere migliore da questo punto di vista“.

Per non parlare di San Martino di Lupari, che arriva ai playoff e poi neanche se li può giocare.

Quello è stato brutto, assolutamente. Speriamo che con i vaccini questa cosa si possa evitare“.

Hai citato il passare dal chiuso all’aperto, anche come spettatori, che per te è stato molto bello, sia a Graz che a Debrecen. Ma per te com’è stato giocare tutta una stagione a porte chiuse, al netto di qualche persona autorizzata che magari nei palasport piccoli poteva fare più rumore, ma sempre non ai livelli di un palazzo pieno?

Giocare a porte chiuse è stato abbastanza brutto. All’inizio sembrava di giocare le amichevoli prestagionali. È stato brutto non sentire le persone del pubblico, i tuoi tifosi che ti seguono, incitano, aiutano durante la partita. Non averli, non sentirli, soprattutto in casa, a Ragusa, è stato abbastanza pesante“.

Tanto più che il PalaMinardi è uno dei campi più caldi d’Italia.

Eh sì, con il gruppo Si Stona. Qualche tifoso rimaneva fuori a vedere la partita dal vetro della porta. Sono stati comunque sempre grandi perché anche se non si vedevano, non potevano entrare, ci hanno sempre fatto sentire il loro affetto con uno striscione, un messaggio. Sono sempre stati presenti, devo ringraziarli“.

Quali sono i ricordi positivi che vuoi portarti via da questa stagione?

L’Olimpiade conta?

Diciamo che è fuori categoria!

In realtà in questa stagione il raduno che ho fatto con il 3×3 a gennaio, perché non eravamo ancora al completo, perché mancavano ancora alcune ragazze che ci sono ora nel gruppo per via del Covid o di infortuni. Però è stato un mattoncino verso quello che poi abbiamo raggiunto poco tempo fa. Di questa stagione mi porto proprio via i ricordi del 3×3, perché con Ragusa è stata una bella annata, ma non la migliore che io abbia fatto nella vita. Quindi se devo portarmi via dei ricordi positivi, sono quelli del 3×3“.

Foto: fiba.basketball

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