Boxe

Boxe, lo sfogo di Clemente Russo: “A Rio 2016 i giudici erano corrotti”

Pubblicato

il

Una situazione decisamente particolare. Clemente Russo, due volte argento olimpico nei pesi massimi (Pechino 2008 e Londra 2012) e oro iridato a Chicago nel 2007 e ad Almaty nel 2013, non ci sta.

Il pugile del Bel Paese non sarà al via dei prossimi Giochi Olimpici di Tokyo nella boxe, previsti dal 23 luglio all’8 agosto. Dopo non aver combattuto sul quadrato del Torneo Preolimpico nel mese di marzo 2020 a causa di un’indisposizione (manifestazione poi interrotta per la pandemia Covid-19), il nostro portacolori aveva chiesto una wild card alla Boxing Task Froce del CIO per prendere parte all’evento, ma la risposta è stata un secco “No”.

Non si vuol arrendere però il ribattezzato Tatanka e in un’intervista concessa a “Il Mattino” ha fatto valere la propria posizione, citando anche un altro episodio molto importante che risale ai Giochi di Rio nel 2016. “Non voglio una medaglia: mi diano la possibilità di andare alle Olimpiadi di Tokyo e realizzare il record di cinque partecipazioni“, le parole di Russo che ha così commentato le notizie relative all’inchiesta per corruzione a carico dei giudici di boxe a Rio 2016.

Una situazione che lo riguardò da vicino quando il campione campano salì sul ring per fronteggiare il russo Evgeny Andreyevich Tishchenko nei quarti di finale del torneo a Cinque Cerchi: “Verdetto scandaloso, lo dissi allora e lo confermo a distanza di tanto tempo. C’è un’inchiesta, ma la medaglia di bronzo che avrei conquistato non torna indietro. Non ho fatto una polemica strumentale, sono un campione e non un lamentoso, non un pazzo. Sapevo ciò che dicevo quel pomeriggio dopo ave buttato quattro anni di sacrifici e di speranze nel gabinetto. I fatti mi hanno dato ragione e adesso l’inchiesta per corruzione che accende i riflettori su quella storiaccia a distanza di cinque anni e alla vigilia di Tokyo“, le parole amare di Russo alla testata campana.

Ma il boxer nostrano non vuole il metallo di Rio, ma altro come risarcimento: “Se quei giudici erano corrotti e io sono stato derubato, mi diano adesso la possibilità di andare a Tokyo. Nessun pugile ha preso parte a cinque Olimpiadi ed era stato proprio il pensiero di Tokyo a farmi cancellare la voglia di ritirarmi dopo quando accaduto in Brasile. Io non ho rinunciato all’idea di una wild card, anche se esiste oggettivamente una possibilità su un milione“.

Foto: LaPresse

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version