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Ciclismo, Cordiano Dagnoni: “Ganna come Indurain. Lavoriamo ad una squadra italiana World Tour”

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Il Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo ha fatto da cornice alla XXIII edizione del Premio Vincenzo Torriani. A Magreglio (in provincia di Como), uno dei grandi templi del pedale internazionale ha ospitato la premiazione a cui è intervenuto anche Cordiano Dagnoni, Presidente della Federazione Ciclistica Italiana. Il neo-eletto numero 1 della FCI ha rilasciato un’intervista a OA Sport, soffermandosi sull’ultimo Giro d’Italia, sugli scenari per le Olimpiadi, sull’Italia del futuro, su qualche nome nuovo del nostro movimento e sul sogno di avere una squadra italiana nel World Tour.

Qual è il suo bilancio sul Giro d’Italia appena concluso?

“Un Giro d’Italia molto positivo per la Federazione Ciclistica perché è arrivato un podio inaspettato da parte di un corridore che ha sempre fatto il gregario in carriera, pertanto è stata una grande soddisfazione vederlo sul podio. Poi penso a tutte le vittorie di tappa: da Ganna a Nizzolo, a Bettiol, ai giovani come Fortunato. Delle note positive per un futuro roseo del nostro ciclismo. Siamo positivi e soddisfatti del risultato, ora vedremo alle Olimpiadi se il colore azzurro ci regalerà qualche altra soddisfazione ma intanto iniziamo ad accontentarci di quanto arrivato a questo Giro d’Italia. Siamo felici del risultato”.

Situazione giovani in Italia: come li vede per i prossimi anni, sia nelle gare a tappe che nelle corse di un giorno?

“Noi vediamo questi nuovi giovani, Pogacar in testa a tutti e Bernal che è stata una conferma, che sono molto aggressivi nelle gare a tappe. Noi al momento non abbiamo grandi prospettive, ma non si sa mai che nasca qualche nuovo talento che ci regali delle soddisfazioni nelle corse a tappe. Per il momento accontentiamoci di quello che ci fa gioire con le gare di un giorno e le vittorie parziali nelle tappe”.

Qual è il momento che l’ha emozionata di più durante l’ultimo Giro d’Italia?

“La pacca sulla spalla di Caruso al momento in cui il suo scudiero (Pello Bilbao, ndr) ha mollato perché aveva finito le energie. Quello è stato un gesto nato da chi per tutta la carriera ha sempre fatto fatica al servizio degli altri e in quel momento si è trovato lui a essere il capitano, è stato un gesto apprezzato da tutto l’ambiente”.

Quali sono gli obiettivi dell’Italia alle ormai imminenti Olimpiadi?

“La strada è una gara di un giorno, è un po’ una lotteria. Chi uscirà dal Tour de France avrà una preparazione diversa, speriamo e vediamo cosa succede. Per la pista abbiamo lavorato molto bene sia in ambito maschile e femminile, poi abbiamo Ganna che ci può regalare soddisfazioni sia nella cronometro su strada che nel quartetto in pista, dove sarà determinante”.

Qual è la ricetta per tornare ad avere un’Italia competitiva come quella di uno-due decenni fa? 

“Come Federazione stiamo lavorando molto con progetti interessanti per quanto riguarda l’attività giovanile, per fare in modo che i giovani possano crescere senza l’assillo del risultato in tenera età e possano maturare con i giusti tempi per poter dare il massimo quando è il momento opportuno, ovvero tra i professionisti. Si tratta ovviamente di un lavoro che necessita di tempo, a medio-lungo termine. Contiamo di avere risultati sicuramente non entro questo quadriennio, ma entro il quadriennio prossimo: l’obiettivo è finalizzato alle Olimpiadi di Los Angels 2028”.

Se dovesse fare un nome secco di un ciclista italiano che possa regalarci soddisfazioni nei prossimi anni?

“Ganna è già una certezza. Non voglio entrare nel tecnico, ma potendo affinarsi un attimo potrebbe essere un nuovo Indurain, potrebbe anche pensare di fare classifica (in un Grande Giro, ndr), non lo so. Speriamo. Quando Indurain faceva le cronometro da 90 km aveva un po’ di agevolazione. A Ganna i watt non mancano, vediamo anche su alcune salite dove lui faceva l’andatura e alcuni corridori si staccavano. Speriamo, maturando potrebbe essere un talento. Come giovani ce ne sono diversi. A me piace Bagioli: è stato sfortunato fino ad adesso, ma è un giovane emergente. Fancellu? Basso lo sta facendo crescere con la filosofia dei tempi giusti, senza sforzarli. Speriamo che qualche giovane si faccia vedere”.

Ci sono novità riguardo agli impianti e a nuovi velodromi in fase di costruzione? 

“Per l’impiantista ci sono due ipotesi. Spresiano dovrebbe ripartire in tempi non lontani, poi c’è l’impianto a Misano. È nato anche qualche bel progetto in Toscana, anche al Sud qualcosa si sta muovendo: è ancora tutto embrionale, ma crediamoci”.

L’ultimo anno è stato molto complicato a livello economico. Come sta lavorando la Federazione per uscire da questo momento?

“Noi dobbiamo sfruttare il momento positivo che ha avuto il ciclismo per quello che riguarda proprio la passione per la bicicletta riscoperta da tanti. Grazie a questi appassionati noi potremmo avere nuovi giovani che si appassionano al ciclismo. Il movimento sta crescendo, anche a livello di tesserati. C’è una lista di attesa per avere le biciclette”.

Il sogno è quello di avere una squadra italiana nel World Tour. Ci sono novità e speranze?

“Noi ci stiamo lavorando, con questo consiglio federale nuovo ci stiamo credendo, magari partendo da una squadra con un livello più basso con poi l’ambizione di fare una squadra World Tour. C’è un progetto serio e concreto, ma ancora embrionale. Speriamo di dare corpo ai nostri sogni”.

Foto: Lapresse

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