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F1, Ferrari da Mondiale nel 2022? Perché non abbiamo molta fiducia: precedenti, piloti e nuova power unit

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“Stiamo lavorando” e “dobbiamo capire” sono i mantra contemporanei di una Ferrari che sta affrontando una serie di lunghi digiuni. Sappiamo bene come l’ultimo Mondiale piloti risalga al 2007, quando Kimi Räikkönen approfittò al meglio della lotta fratricida tra gli alfieri della McLaren Fernando Alonso e Lewis Hamilton, mentre l’ultimo titolo iridato tout-court è datato 2008, anno in cui la Scuderia di Maranello si impose nella classifica costruttori. Cionondimeno, bisogna ricordarsi come l’ultimo Gran Premio vinto sia andato in scena il 22 settembre 2019. Da allora è cominciata un’astinenza che domenica ha toccato le 31 gare.

Si è visto di peggio sotto tutti i punti di vista. Ventuno anni tra il Mondiale piloti di Jody Scheckter (1979) e il primo di Michael Schumacher (2000), sedici stagioni tra il titolo costruttori del 1983 e quello del 1999, nonché 58 GP senza affermazioni tra la Spagna 1990 e la Germania 1994. Tuttavia il tassametro corre e il Cavallino Rampante sembra essersi impantanato in una palude da cui non riesce a uscire in alcun modo. Ormai il 2022 e la sua rivoluzione regolamentare sono visti come una sorta di Sacro Graal da cui abbeverarsi per consentire alle Rosse di tornare competitive per vincere il Mondiale. Però, quali garanzie ci sono che ciò possa avvenire? Nessuna. Anzi, si può affermare come vi siano tre fattori a causa dei quali non si può essere particolarmente fiduciosi.

Il fattore numero 1 è rappresentato dai precedenti. La Ferrari ha completamente “bucato” il progetto della propria monoposto in occasione delle ultime due rivoluzioni tecniche, ovvero quella del 2009 e quella del 2014. Per il primo caso (quando vennero reintrodotte le gomme slick, stravolta l’aerodinamica e aggiunto il KERS) esiste l’attenuante della furibonda lotta per l’Iride 2008 con la McLaren (a sua volta in difficoltà con le nuove regole), a causa della quale altri team poterono concentrarsi maggiormente sulla creazione delle nuove vetture. Non ci sono invece giustificazioni per spiegare il flop di sette anni fa, quando venne prodotta una power unit turbo-ibrida non all’altezza della situazione. Dalle nostre parti si dice “non c’è due senza tre”, mentre gli anglosassoni hanno il detto “third time’s the charm”, ovvero “la terza volta è quella buona”. C’è da sperare che sia la saggezza popolare britannica ad aver ragione.

Il fattore numero 2 sono i piloti. Intendiamoci, Charles Leclerc e Carlos Sainz sono ottimi elementi, ma avranno la stoffa per vincere un Mondiale già nel 2022? Il Cavallino Rampante ha deciso di puntare con forza sul monegasco, il quale dimostra di essere velocissimo soprattutto sul giro secco (probabilmente il compagno di squadra non ha tutti i torti quando lo definisce il migliore del mondo in qualifica). Tuttavia, i punti si raccolgono in gara e il ventitreenne del Principato tende ancora a commettere qualche errore di troppo. Lo dimostra il fatto di avere realizzato 9 pole position, vincendo però “solo” 2 volte. D’accordo, si trova a gareggiare con un mezzo inferiore e per forza di cose deve rischiare più di altri, ma se la Rossa del prossimo anno dovesse essere da Mondiale, lo sarà chi la guida? Non ci sono elementi per averne la certezza. Ora come ora Leclerc ricorda molto René Arnoux, che nonostante non fosse secondo a nessuno in termini di velocità pura, di titoli non ne ha mai vinti. Inoltre Max Verstappen, coetaneo di Charles, appare già decisamente più forgiato nell’ottica di una sfida iridata (che peraltro sta già intraprendendo in questo 2021). Di Lewis Hamilton non parliamo neanche, perché avrà anche un’età differente, ma ha così tanta esperienza da sapere in anticipo come comportarsi per gestire qualsiasi situazione. Riguardo il già citato Sainz, parliamo di un pilota che non è ancora passato per primo sotto la bandiera a scacchi. Dunque, se si vuole parlare di Mondiale, bisogna innanzitutto aspettare la sua maiden victory.

Infine, il fattore numero 3 è forse il più concreto in assoluto. In ottica 2022 la Ferrari ha progettato una power unit completamente nuova, dotata di una disposizione del sistema di sovralimentazione totalmente diversa da quella attuale. Per farla breve, si è scelto di separare il compressore dal turbo, mettendo il primo nella parte anteriore della PU, anziché in coda come avviene ora. Si tratta dell’architettura che ha fatto le fortune della Mercedes dal 2014 a oggi, venendo successivamente adottata anche dalla Honda. A Maranello, però, non hanno semplicemente “copiato” Brixworth, decidendo di andare oltre. Il prossimo cuore del Cavallino Rampante sarà inedito, con l’obiettivo di essere potente quanto quello dei rivali, ma al tempo stesso più compatto per avere vantaggi in ottica di aerodinamica e distribuzione dei pesi. Insomma, niente mezze misure e ci si prende un gran rischio.

La filosofia è quella giusta, perché se ci si limita a rincorrere qualcuno non lo si supererà mai, cionondimeno al tempo stesso si è obbligati a giocare d’azzardo, soprattutto se si considera come il progetto della power unit sarà congelato dal 2022 al 2024. In altre parole, se la puntata alla roulette del motore dovesse essere vincente, allora le Rosse potranno tornare dove loro compete. Al contrario, se andasse male, c’è la possibilità di doversi leccare le ferite per altre tre stagioni.

Concludendo, la Ferrari potrebbe davvero essere da Mondiale nel 2022, ma affinché questo sogno possa tramutarsi in realtà ci sono davvero tanti “se”… Forse troppi? Lo scopriremo nel giro di pochi mesi, sperando di sentire presto due nuovi mantra, ovvero “abbiamo lavorato” e “abbiamo capito”.

Foto: La Presse

1 Commento

1 Commento

  1. pennapiro

    1 Luglio 2021 at 09:35

    Non sono d’accordo sul punto dei piloti, entrambi sono giovani ma hanno una certa esperienza e non li vedo come punto debole, soprattutto Leclerc. Per il resto vediamo come va 🙂

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