Formula 1

F1, Ferrari quinta in qualifica. Perché non riusciamo ad esaltarci

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Dopo due sabati da sogno, la Ferrari torna sulla terra al Paul Ricard. I fasti dei tracciati cittadini di Montecarlo e Baku, sui quali Charles Leclerc era stato capace di arpionare due pole position, sono dimenticati. L’autodromo permanente di Le Castellet ha visto la Scuderia di Maranello accontentarsi del quinto posto di Carlos Sainz e del settimo del monegasco, battuto dunque dal compagno di squadra. Proprio il ventitreenne del Principato ha dichiarato come non si tratti di una giornata negativa per il team, perché comunque entrambe le Rosse sono davanti alle McLaren. Cionondimeno, non ci si può certo esaltare per quanto visto.

La filosofia di Enzo Ferrari era semplice. “Il secondo è il primo dei perdenti”.  Può, dunque, la Scuderia fondata dal Drake essere soddisfatta di ricoprire la veste di “Best of the Rest”? Ovvero di “migliore degli altri”. Qui non si parla di secondo posto, ma di un ruolo da comprimaria. Mentre Red Bull e Mercedes si scornano per il Mondiale, il team di Maranello si deve accontentare di lottare per il terzo posto nel Mondiale costruttori, macinando quanti più piazzamenti di prestigio possibile. D’accordo, in F1 non si inventa nulla dall’oggi al domani e la SF21 è indiscutibilmente migliore della SF1000, tuttavia il rischio è quello di abituarsi a veder vincere gli altri, considerando come positivi risultati un tempo deludenti.

Non aveva tutti i torti Fernando Alonso, quando dopo il Gran Premio di Monaco lanciò un’amara riflessione dicendo: “La Ferrari festeggia il secondo posto di Sainz? Quando arrivavo secondo io sembrava un funerale”. Vero, perché ai tempi di Nando l’obiettivo era quello di conquistare il titolo e l’alloro di Kimi Räikkönen (2007) era ancora fresco nella memoria. Dal 2014, invece, il Cavallino Rampante ha partorito tante vetture incapaci di vincere un singolo GP (la F14T, la SF16-H e l’orrenda SF1000) quante quelle viste dal 1987 al 2013, peraltro tutte concentrate nel triennio 1991-1993!

Una tendenza inquietante, perché quanto di peggio possa accadere a Maranello è di assuefarsi alla sconfitta. D’altronde venire perennemente bastonati dalla Mercedes e dalla Red Bull non aiuta. Proprio per questo va accolto con favore l’arrivo del nuovo AD Benedetto Vigna, da alcuni definito “un visionario che guiderà  la Ferrari nel futuro”.

Più che nel futuro, andrebbe guidata nel glorioso passato che ne ha fatto la Scuderia più vincente nella storia della Formula Uno. Il Dna della Rossa è quello di una Diva che non può certo accontentarsi di vincere l’Oscar per la miglior attrice NON protagonista. Bisogna sempre ricordarsela, la filosofia del Drake.

Le vetture di Maranello devono correre per vincere. Si spera, quindi, che filosoficamente questo 2021 venga visto solo come un passaggio propedeutico per tornare a recitare il proprio ruolo naturale, ovvero quello di infilare vittorie in serie e lottare per il Mondiale.

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