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Nuoto, Federica Pellegrini ci crede. Titmus sulla carta fuori portata, obiettivo medaglia a Tokyo

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La forza della tranquillità. Federica Pellegrini non ha più nulla da dimostrare, a se stessa e agli altri e avvicinarsi ad un’Olimpiade in queste condizione è quanto di meglio si possa chiedere. Soffermarsi sul tempo fatto segnare oggi al Settecolli (1’56″23) per vincere un 200 stile libero senza particolari rivali all’altezza sarebbe sbagliato.

Ariarne Titmus ha fatto tre secondi in meno poco più di una settimana fa ai Trials australiani, Ledecky un secondo in meno ma il Settecolli non è un Trial e quella di Federica Pellegrini è una prestazione di alto spessore tecnico, per un 200 nuotato in solitudine. Le sono mancati gli ultimi 30 metri e non è una novità quest’anno ma l’impressione è che abbia tenuto proprio il mese conclusivo per andare ad aggiungere brillantezza nel finale di gara e riuscire a portare a termine questa operazione tecnica significa entrare direttamente in lotta per un posto sul podio a Tokyo.

A Tokyo, in realtà, il suo vero obiettivo è entrare in finale, essere la prima a disputare cinque finali olimpiche nella stessa specialità. Un altro, l’ennesimo, modo per entrare nella storia del nuoto. Una volta conquistata una corsia nella gara che assegna le medaglie farà leva su tutte le armi di cui dispone per risalire su quel podio che l’ha rifiutata nel 2012 e nel 2016, permettendole però di arrivare fino a qui perchè magari con una medaglia in più al collo le strade tra lei e il nuoto si sarebbero divise molto prima.

Carisma, esperienza, capacità di leggere la gara e di mettere pressione alle rivali: Federica Pellegrini ha tutto questo e lo ha dimostrato a più riprese al Mondiale. A Tokyo, una volta in finale, comunque andrà sarà un successo per dirla alla Chiambretti e questo potrebbe rivelarsi un grande vantaggio.

Titmus, anche all’80% rispetto ai Trials, non si prende, una Ledecky, quella vera, in forma olimpica difficilmente si prende e Federica Pellegrini questo lo sa bene. la sua corsa sarà su tutte le altre, sulle ragazzine cinesi, su qualche europea d’assalto, come la britannica Anderson: per il bronzo si può fare e sarebbe un bronzo più luccicante dell’oro. Ci crede, Federica e tutto il mondo del nuoto azzurro con lei. Non sarà l’ultima recita e sarebbe bello rivederla, fra un anno, proprio qui, al Foro Italico chiudere una carriera che, a prescindere da Tokyo, non ha eguali nel mondo dello sport azzurro.

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