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Tennis, Matteo Berrettini: “Le urla di Djokovic mi hanno fatto piacere. Sinner e Musetti? Anche gli altri contano”
L’avventura di Matteo Berrettini a Parigi è finita, ma ci sono tante ragioni per cui essere soddisfatto: prima volta in carriera che ha raggiunto i quarti di finale nel Roland Garros e primo giocatore italiano a potersi fregiare di una qualificazione almeno agli ottavi di tutti i Major. Risultati, dunque, inusuali per la tradizione italica che, probabilmente, sarà riscritta da Berrettini e dal resto della truppa tricolore, qualitativa come non era mai stata in tempi recenti.
Resta negli occhi di Matteo il confronto serrato con Novak Djokovic: la chiosa in quattro set del serbo, con l’ipotesi del quinto non così lontana, è motivo d’orgoglio e di delusione: “Se lo portavo al quinto set, si navigava in mare aperto. Non posso dire che sarei stato favorito, non lo si è mai contro Djokovic. Fisicamente però stavo bene, forse meglio di lui“, ha affermato il romano al Corriere della Sera. La pausa per consentire il deflusso del pubblico a causa del coprifuoco è un aspetto che non ha favorito l’azzurro, per via delle sue caratteristiche fisiche e il momento in cui il tutto si era venuto a creare nel quarto parziale: “Il tennis vive di momenti. Quella sosta ha fatto girare ancora la partita. Potevo vincerla. Da un lato mi fa piacere, dall’altro mi rode“, ammette l’azzurro.
Match molto teso come palesato dalla reazione di Nole quando è calato il sipario: “Non mi aspettavo le urla di Djokovic, ma mi ha fatto piacere. Significa che ha sentito paura e sono stato io a mettergliela. Si era reso conto che stava rischiando grosso. Urlando così si è liberato della tensione“.
E dunque si riparte da questa esperienza per alzare ulteriormente il livello: “Manca ancora un pezzettino. Devo imparare a tenere alti i giri del motore, continuando a investire su me stesso. Quei mostri non sono eterni ed è necessario farsi trovare pronti“. Un contesto italiano che poi può rappresentare uno stimolo importante per quanto Jannik Sinner e Lorenzo Musetti stanno facendo, tenuto conto della loro giovane età: “Per me rappresenta uno stimolo in più. Ammetto che questa disparità di trattamento, in termini di considerazione, tra loro e gli altri giocatori italiani un po’ mi infastidisce. Vedo quello che fa Lorenzo Sonego, per fortuna ne abbiamo anche altri, ma sembra quasi che non conti nulla“.
E dunque si prosegue nel processo di crescita, con un sogno in testa: “Mi piacerebbe vincere Wimbledon, ma anche se dovessi impormi a Parigi o New York mi dispiacerebbe…anzi. Mi accontenterei volentieri“:
Foto: LaPresse