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Vanessa Ferrari, una guerriera di resilienza che ha fermato il tempo. E alle Olimpiadi…

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Nell’ultimo anno e mezzo, travolto dall’ondata pandemica, si è parlato tanto di resilienza. Semplicemente, si fa per dire, la capacità di una persona di superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. Era un vocabolo non così in voga fino a poco tempo fa e che calza a pennello con la situazione che stiamo vivendo. Una parola di grande impatto che Vanessa Ferrari ha voluto fare sua e che, a onore del vero, le era propria anche prima dell’emergenza sanitaria.

La bresciana è l’incarnazione vivente di questo termine, ne è l’espressione perfetta: si è sempre rialzata da infortuni, problemi, delusioni agonistiche. Per arrivare a conquistare la qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo 2021 si è dovuta rialzare dopo la rottura del tendine d’Achille subita ai Mondiali 2017, ha dovuto prendere parte al circuito di Coppa del Mondo durato praticamente tre anni, ha subito l’ingiustizia del verdetto di Baku (risultato omologato dopo il turno preliminare senza disputare la finale), è rimasta col fiato sospeso sperando che la gara di Doha andasse in scena. Nel frattempo si è rimessa in gioco anche sui quattro attrezzi, in modo da essere anche convocabile con la squadra. Insomma, un esempio davvero unico alle nostre latitudini, un emblema di caparbietà e immortalità sportiva che a 30 anni continua a incantare. Sono passati 15 anni dal trionfo mondiale, ma sono trascorsi appena due mesi dall’ultimo bronzo europeo: il tempo si è davvero fermato.

Vanessa Ferrari è ora pronta per la sua quarta partecipazione ai Giochi. Si tratta di un record per una ginnasta italiana, visto che Miranda Cicognani e Monica Bergamelli si erano fermate a tre in passato. E non si andrà a Tokyo giusto per una passeggiata: ci si presenterà per conquistare una medaglia a cinque cerchi, l’unica che le manca in un palmares da sogno. In squadra o da individualista? Lo sapremo nei prossimi giorni, per il momento Vanessa Ferrari è l’unica sicura di avere un biglietto per il Giappone, a 30 anni, dopo due amari quarti posti, iniziando il lustro con un bruttissimo infortunio che aveva fatto temere il ritiro. Resilienza, dice la narrativa moderna.

Foto: Simone Ferraro/FGI

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