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Wimbledon 2021, il tabellone di Novak Djokovic. Il serbo cerca l’aggancio a Federer e Nadal negli Slam vinti
Corsa ai 20 Slam di Federer e Nadal, continuazione del sogno Grande Slam. Sono questi i due grandi temi che ruotano attorno a Novak Djokovic in questo momento. Il serbo, infatti, arriva a questo appuntamento avendo già vinto i primi due tornei maggiori dell’anno, e ha tutte le intenzioni di centrare la sua sesta vittoria a Wimbledon fin da domani, quando alle 14:30 aprirà il Centre Court.
Davanti a lui ci sarà un giovane rampante, il diciannovenne Jack Draper. Britannico, con wild card, il diciannovenne ha avuto diversi problemi di infortuni, ma sull’erba, come hanno dovuto imparare Jannik Sinner e Alexander Bublik, è giocatore da non sottovalutare in nessun modo. E per i big, tradizionalmente, questi sono gli avversari meno facili quando c’è la prima settimana, quella in cui i prati sono ancora, se non immacolati come sul Centre Court o sul Court 1, quantomeno in condizioni davvero ottime.
Il successivo ostacolo è quasi certamente il sudafricano Kevin Anderson (difficile pensare perda con il cileno Barrios Vera). Si tratterebbe in tal caso del remake della finale del 2018, vinta dal serbo in una giornata in cui Anderson non fu sostanzialmente in grado di difendersi adeguatamente per lo sforzo delle sei ore e mezza con John Isner in semifinale. Ma si tratta pur sempre di un avversario con una certa pericolosità anche ora che non è più al top.
Al terzo turno, se lo spagnolo Alejandro Davidovich Fokina (al debutto a Wimbledon) non dovesse riuscire a mantenere lo status offerto dalla sua testa di serie, potrebbe aprirsi una strada validissima per Andreas Seppi, che ancora a 37 anni ha dimostrato di sapersi disimpegnare bene su quella che è senz’altro una superficie che molto gli ha dato in carriera. Certo, partirebbe nettamente sfavorito, ma rivederlo avanti in uno Slam sarebbe un bel vedere.
Paradossalmente, gli ottavi di finale potrebbero essere per lui la cosa più facile: il francese Gael Monfils è fuori forma, del cileno Cristian Garin non si sono mai viste particolari tracce sull’erba e, di tutti, l’uomo che meglio ha fatto a Wimbledon in passato è addirittura Yen-Hsun Lu, che raggiunse i quarti nel 2010. Ma è un capitolo ormai lontano per lui, che partecipa col ranking protetto. Potrebbe anche essere un’occasione per Stefano Travaglia.
Diverse le opzioni per i quarti di finale: Andrey Rublev quest’anno è arrivato in finale a Halle e potrebbe iniziare a essere pericoloso sull’erba, ma da quelle parti girano varie schegge impazzite (compreso Fabio Fognini che, pur non essendo erbivoro, è sempre in grado di compiere l’inaspettato, se non altro perché oltre il terzo turno ai Championships non è mai andato). Il verosimile favorito è l’argentino Diego Schwartzman (da capire quale Benoit Paire gli si parerà davanti al primo turno), non uno specialista, ma un eterno battagliero, come ben ricorda Matteo Berrettini nella sua versione 2019. Da quelle parti c’è anche Jannik Sinner, che si sta sottoponendo al noviziato dei prati.
E si giunge così sul fronte delle semifinali: i principali candidati sono Stefanos Tsitsipas, anche se il greco finora di grandi ricordi a Wimbledon non ne ha, e Roberto Bautista Agut. Lo spagnolo riuscì a mettere in difficoltà Djokovic nel 2019, strappandogli un set e riuscendo a innervosirlo per buona misura, anche se fu poi il serbo a vincere in quattro parziali. Unici due reali outsider: l’australiano Alex de Minaur e il canadese Denis Shapovalov.
Arriverebbe poi la finale: pronostici più che aperti in questa fattispecie. Il numero 2 del mondo, il russo Daniil Medvedev, forse va atteso più sul veloce che qui, Roger Federer non ha esattamente brillato per condizione in questo periodo e Alexander Zverev si è lasciato sorprendere a Halle dal futuro vincitore, il francese Ugo Humbert. Potrebbe così uscire un nome ancora non avvezzo alle finali Slam. E visto sia quanto fatto al Queen’s che il suo livello di gioco sull’erba, un pensiero a Matteo Berrettini, anzi forse più di uno, ha del lecito. Ma attenzione: mai dimenticare l’esistenza del croato Marin Cilic.
Foto: LaPresse