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Atletica, Olimpiadi Tokyo: i favoriti gara per gara. 400 ostacoli e 1500 le gare più incerte. Sarà Duplantis la superstar?

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Un’edizione dei Giochi senza star planetarie alla Usain Bolt ma con tanti protagonisti annunciati e tante potenziali gare di altissimo livello per Tokyo 2021 nell’atletica leggera. Difficilmente oggi si può individuare il personaggio che marchierà l’edizione 2021 di Tokyo ma c’è molta carbne al fuoco e si preannunciano anche gare combattute e con prestazioni di livello assoluto. Ecco dunque i favoriti gara per gara.

100 METRI. Sette dei primi dieci migliori tempi dell’anno sono stati stabiliti da atleti statunitensi e gli usa potrebbero tornare a recitare il ruolo di protagonisti dopo alcune edizioni targate Giamaica. Il favorito numero uno è Trayvon Bromell, statunitense, capace di correre in 9”77 ai trials. Tra chi può insidiarlo c’è il compagno di squadra Ronnie Baker, capace di correre in 9”85, mentre il più accreditato dei non statunitensi è il sudafricano Akani Simbine, 9”84. Tra i più forti anche l’azzurro Marcell Jacobs, 9”95 quest’anno (nuovo record italiano) e lo svizzero Alex Wilson, capace domenica scorsa di ritoccare il record europeo con un incredibile 9”84, tirando giù 25 centesimi al personale.

200 METRI. Il favorito numero uno è lo statunitense Noah Lyles, da qualche stagione dominatore della specialità e capace quest’anno di correre 19”74 ai trials. L’alternativa più credibile, Lyles potrebbe averla proprio in casa con Kenny Bednarek capace di correre in 19”88 e di esaltarsi nella battaglia. L’alternativa fuori dagli Usa potrebbe essere il canadese Andrè De Grasse che a maggio ha corso in 19”89 ma attenzione anche agli africani: il liberiano Fahnbulleh e il nigeriano Oduduru, entrambi sotto i 20” quest’anno.

400 METRI. Situazione alquanto incerta con tanti atleti che possono dire la loro in una gara difficile da leggere. Il campione uscente sudafricano Wayde van Niekerk avrebbe tutte le carte in regola per dominare la specialità ma i problemi fisici lo hanno perseguitato e non sarà così facile per lui (44”56 quest’anno) ripetersi. Lo statunitense di punta è Michael Norman che ha un season best di 44”07 e sembra avere una grande condizione ma attenzione anche al rappresentante delle Bahamas Steven Gardiner (campione del mondo in carica e 44”47 quest’anno) capace di esaltarsi nei turni progressivi.

800 METRI. Assenti il campione del mondo in carica, lo statunitense Donovan Brazier e il campione olimpico in carica, David Rudisha, l’attenzione in questa gara è puntata sugli atleti africani, a partire dai kenyani Ferguson Rotich e Emmanuel Korir, rispettivamente sesto e secondo tempo mondiale stagionale, oppure su colui che ha fatto segnare il miglior crono stagionale, il rappresentante del Botswana Nijei Amos. Gli statunitensi si giocano la carta Clayton Murphy, mentre la sorpresa potrebbe arrivare dal Canada con Marco Arop.

1500 METRI. Letale fu il Trial kenyano per il campione del mondo in carica e detentore del miglior crono mondiale stagionale Timothy Cheruiyot che non sarà a Tokyo. La gara si preannuncia una delle più incerte e belle del programma con tantissimi pretendenti, a partire dal norvegese Jakob Ingebrigtsen, capace di reggere ritmi elevatissimi e di piegare gli avversari nello sprint, oppure lo spagnolo di origini marocchine Mohamed Katir, protagonista a Gateshead. Restando in Europa attenzione anche al polacco Marcin Lewandowski, mentre una variabile da non sottovalutare potrebbe essere quella dell’australiano Stewart McSwayne, protagonista di primissimo piano in tanti meeting. L’Africa si gioca due carte importanti, il kenyano Charles Cheboi Simotwo, l’etiope Samuel Tefera.

5000 METRI. L’Africa la fa da padrona se si va sulle distanze più lunghe e non potrebbe essere altrimenti. L’Uganda ha i due campioni più attesi nelle lunghe distanze del mezzofondo: si tratta di Jacob Kiplimo e Joshua Cheptegei che partiranno per salire sul podio. Milkesa Mengesha, Nibret Melak, Getnet Wale al via per l’Etiopia, Nicholas Kimeli, Daniel Simiu, Samuel Chebole in gara per il Kenya, mentre da non sottovalutare l’argento olimpico in carica, lo statunitense Paul Chelimo e il bronzo mondiale di Doha, il canadese Mohammed Ahmed..

10000 METRI. Idem come sopra. I favoriti potrebbero essere i due ugandesi Jacob Kiplimo e Joshua Cheptegei ma qui l’Etiopia è una vera potenza con la squadra capitanata da Solomon Barega, secondo tempo stagionale, affiancato da Berihu Aregawi e Yomif Kejelcha. Fortissima anche la squadra kenyana con Geoffrey Kamworor, Rodgers Kwemoi, Weldon Kipkurui. Difficile pensare ad altri potenziali inserimenti.

3000 SIEPI. Sarà Kenya come da tradizione o gli “intrusi” etiopi, marocchini e, perché no, francesi e italiani, potranno dire la loro nella lotta per il podio? Il kenyano di punta, che avrà il duro compito di rinnovare la tradizione in questa gara, è Abraham Kibwott, secondo tempo mondiale dell’anno, che sarà affiancato dai compagni Leonard Bett e Benjamin Kigen ma l’Etiopia si preannuncia più agguerrita che mai pur senza il primatista mondiale stagionale Lemecha Girma ma con due pezzi da novanta come Abrham Sime e soprattutto Tadesse Takele. L’asso pigliatutto potrebbe pescarlo il marocchino Soufiane El Bakkali, terzo crono dell’anno. Dall’Europa i competitor più credibili sono il francese Djilali Bedrani e ben due azzurri, Ahmed Abdelwahed e Osama Zoghlami.

110 OSTACOLI. Sulla carta non c’è partita per l’oro: lo statunitense Grant Holloway (12”81 quest’anno) è il super favorito ma il campione del mondo in carica se la dovrà vedere con il campione olimpico in carica, il giamaicano Omar McLeod, campione olimpico uscente e 13”01 quest’anno. In questa gara il Giappone ha una delle poche carte da medaglia dell’edizione casalinga con Shunzuke Izumiya (13”06, terzo crono stagionale quest’anno). Attenzione anche allo spagnolo Orlando Ortega che si è fermato a 13”15 in questa stagione e agli altri due statunitensi Devon Allen e Daniel Roberts.

400 OSTACOLI. E’ una delle gare più attese. E’ battaglia su ritmi da record del mondo fra il norvegese Karsten Warholm, che il primato mondiale lo ha migliorato meno di un mese fa a 39 anni di distanza da Barcellona 1992, quando a stabilirlo fu Kevin Young. Il 46”70 però, potrebbe non bastare perché lo statunitense Rai Benjamin quest’anno è arrivato a 46”83 e potrebbe ancora migliorarsi, così il brasiliano Alison Dos Santos (47”37 a Stoccolma) ma non sono fuori dai giochi anche Kyron McMaster delle Isole Vergini, il turco Yasmani Copello e i due statunitensi David Kendziera, Kenny Selmon.

MARATONA. Non si scappa: Kenya o Etiopia per la medaglia doro. Da una parte il favorito numero uno, in grado di farsi da lepre da solo, il kenyano Eliud Kipchoge, campione olimpico uscente, e dall’altra l’etiope Leslisa Desisa, campione mondiale in carica. Ma anche il resto delle due squadre non è da sottovalutare: per il Kenya ci saranno anche Amos Kipruto, Lawrence Cherono, per l’Etiopia Shura Kitata, Sisay Lema. I padroni di casa si affidano a Kengo Suzuki, mentre dalla Tanzania arriva un outsider con Gabriel Gerlad Geay.

MARCIA 20 KM. La Cina potrebbe farla da padrona con Kaihua Wang ma attenzione anche al movimento giapponese che  esprime un atleta in grado di giocarsela per il massimo traguardo come Toshikazu Yamanishi, mentre dall’Europa il più accreditato è lo svedese Perseus Karlström.

MARCIA 50 KM. L’ultimo passo della gara più lunga e anche qui è battaglia tra gli atleti di casa e il resto del mondo. Il numero uno giapponese è Masatora Kawano che potrebbe marchiare a fuoco l’ultima gara olimpica su questa distanza ma attenzione al campione mondiale in carica, lo slovacco Matej Tóth e all’ucraino Ihor Hlavan, mentre sembrano meno competitivi ma pur sempre molto forti i cinesi.

STAFFETTA 4X100. Gli Stati Uniti sono super favoriti, con una squadra da sogno che occupa cinque delle prime sei posizioni al mondo sui 100 metri. Lotta apertissima per le altre medaglie, nella quale con un Tortu al meglio, si potrebbe inserire anche l’Italia. In realtà le favorite per il podio sono la Giamaica, lontana dai fasti anche solo di cinque anni fa ma pur sempre competitiva e la Gran Bretagna, che può contare su qualche buona individualità e quando c’è da fare squadra sa bene come fare.

STAFFETTA 4X400. Anche qui gli Stati Uniti sembrano inavvicinabili con ancora meno incognite rispetto alle 4×100. La Giamaica può puntare al secondo posto con una squadra compatta, mentre il terzo posto potrebbe essere appannaggio di Trinidad e Tobago, formazione compattissima. Tante le outsider, da Gran Bretagna a Polonia, fino ad un’Italia che, con Scotti e Re al meglio, sarebbe anche stata da medaglia ma ai due azzurri di punta (assieme ad Aceti e Sibilio) finora è mancato qualcosa rispetto alle ultime due stagioni.

SALTO IN ALTO. Da questa gara dipendono buona parte delle sorti della spedizione azzurra a Tokyo. Gianmarco Tamberi visto quest’anno ha alternato ottime cose (vedi Roma) a gare poco consistenti, non arriva in Giappone con il morale altissimo, non avrà il pubblico ad incoraggiarlo ma sa che questa potrebbe essere una grande chance dopo la disdetta di Rio e questa situazione potrebbe anche dargli la carica in più per andarsi a prendere una medaglia, che sarebbe il coronamento di una carriera prestigiosa. Il favorito numero uno è il bielorusso Maksim Nedasekau ma attenzione anche al russo Ilya Ivaniuk, 2.37 quest’anno, ai tre statunitensi, JuVaughn Harrison, Shelby McEwen, Darryl Sullivan e al giapponese Naoto Tobe.

SALTO CON L’ASTA. Se c’è una gara dove il vincitore sembra già decretato è questa perché Armand Duplantis non ha avuto rivali dallo scorso anno nella lunga cavalcata che ha portato a Tokyo 2021. Il 6.15 di Roma 2020, i tanti 6 metri superati quasi con facilità durante questa stagione fanno pendere l’ago della bilancia dalla sua parte. A cercare di rendergli difficile la vita ci sarà lo statunitense San Kendricks, bronzo a Rio e campione del mondo in carica. Attenzione anche all’altro statunitense KC Lightfoot e al polacco Piotr Lisek ma chi cercherà di scrivere una bella favola è Renaud Lavillenie, francese, argento olimpico a Rio e ancora in grado di giocarsela fino alla soglia dei 6 metri. Basterà per il podio?

SALTO IN LUNGO. Il favorito numero uno viene da Cuba e risponde al nome di Juan Miguel Echevarría, che vuole rinverdire i fasti del movimento cubando dei salti. E’ bronzo mondiale in carica e quest’anno ha saltato 8.38. JuVaughn Harrison si gioca l’oro anche nel salto in lungo, oltre che nell’alto: quest’anno ha raggiunto 8.47 ed è posizionato al secondo posto alle spalle del greco Miltiadis Tentoglou (8.60 a fine maggio). Attenzione anche all’oro di Doha 2019, il giamaicano Tajay Gayle e al padrone di casa Yuki Hashioka, che quest’anno ha raggiunto 8.36 e potrebbe infiammarsi nella sua Tokyo.

SALTO TRIPLO. Altra gara che potrebbe regalare soddisfazioni al movimento azzurro che può contare su tre uomini nei primi 14 al mondo in questa stagione. Gli Stati Uniti puntano forte su Will Claye che quest’anno però non è andato oltre il 17.21 dei Trials. Il favorito numero uno potrebbe essere il portoghese Pablo Pichardo (17.92 a giugno) ma attenzione anche a Hugues Fabrice Zango del Burkina Faso (17.82 quest’anno), al cubano Andy Diaz (17.63) e al cinese Yaming Zhu che nella classifica stagionale precede Andrea Dallavalle. Da non escludere anche l’algerino Yasser Mohamed Triky.

GETTO DEL PESO. Lo statunitense Ryan Crouser con un 23.37 stratosferico ha scavato un solco tra sé e i rivali nella classifica dei favoriti per l’oro olimpico di Tokyo. Se si manterrà sui suoi livelli non ci sarà nulla da fare per gli altri. Il suo avversario numero uno potrebbe essere Tom Walsh, neozelandese, quest’anno a 22.22, oppure il compagno di squadra Joe Kovacs, 22.72 in stagione. Dall’Europa le alternative più credibili sono il polacco Michal Haratyk, il serbo Filip Mihaljevic e, perché no, l’azzurro Leonardo Fabbri che, inserirsi nella lotta medaglie, dovrà superare la barriera dei 22 metri e non di poco.

LANCIO DEL DISCO. Anche qui c’è un grande favorito ed è lo svedese Daniel Stahl, capace di lanciare il disco a 71.40 in stagione. L’oro non dovrebbe sfuggirgli ma ci sarà grande battaglia alle sue spalle, con almeno quattro atleti sullo stesso piano, lo sloveno Kristjan Ceh, l’austriaco Lukas Weisshaidinger, il lituano Andrius Gudzius e il tedesco Daniel Jasinski.

LANCIO DEL MARTELLO. Affare tutto europeo a meno di grosse sorprese, per il podio di questa specialità che ha nel polacco Pawel Fajdek il favorito numero uno in forza dell’82.98 lanciato in stagione. Attenzione anche al suo compagno Wojciech Nowicki, all’ungherese Bence Halász, al di sotto delle sue potenzialità quest’anno ma sempre capace di trovare la zampata vincente come accadde a Doha quando fu bronzo e ai due statunitensi Mason Finley e Reggie Jagers, capaci di lanciare molto lontano ai trials.

TIRO DEL GIAVELLOTTO. L’oro difficilmente sfuggirà al tedesco Johannes Vetter che ha dominato la stagione e ha lanciato fino a 96.29, dando l’impressione di avere nelle braccia il record del mondo. La geografia di questa specialità sta cambiando: il solo finlandese Toni Kuusela appare competitivo ad alti livelli ma difficilmente per il podio, mentre i favoriti vengono da nazioni con poca tradizione: Trinidad e Tobago, ad esempio, con Keshorn Walcott, terzo quest’anno con 89.12, oppure l’India con Neeraj Chopra, 88.07 quest’anno, o ancora Grenada con Anderson Peters. Dalla Polonia, invece, arriva Marcin Krukowski, secondo in stagione con 89.55 e serio candidato al podio osì come il lettone Gatin Cakss.

DECATHLON. Si preannuncia una lotta tutta europea come fu al Mondiale di Doha con il francese Kevin Mayer, argento a Rio, che se la vedrà con il tedesco Niklas Kaul e gli estoni Maicel Uibo e Karel Tilga ma sono attesi anche altri protagonisti come il canadese Damian Warner (995 punti in stagione), oppure gli statunitensi Steven Bastien , Garrett Scantling e Zach Ziemek.

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