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Canottaggio, Olimpiadi Tokyo. Oppo: “Cinque anni per questo”; Ruta: “Ancora non ci credo”

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Hanno parlato al sito federale a fine gara Stefano Oppo e Pietro Willy Ruta, capaci a Tokyo di mettersi al collo la medaglia di bronzo e di riportare così dopo 21 anni l’Italia sul podio col doppio pesi leggeri maschile del canottaggio ai Giochi Olimpici.

Pietro Willy Ruta: “Torno a casa con il bronzo olimpico dopo un percorso lungo e pieno di insidie, nel corso del quale non ho mai smesso di credere a ciò che volevo ottenere, anche nei peggiori momenti. Ho fatto molte esperienze, gareggiato ovunque nel mondo, e alla fine di questo cammino ho coronato il mio sogno. Ancora non ci credo, tocco in continuazione la medaglia per realizzare cosa è successo. Con Stefano abbiamo vendicato il quarto posto di Rio, avevamo delle aspettative per quella finale, poi andò come andò. Oggi invece tutto è andato perfettamente, abbiamo avuto anche un po’ di fortuna, e adesso mi godo questa medaglia, che ti cambia la vita. Per quanto riguarda la gara, avremmo voluto attaccare di più Irlanda e Germania, ma la nostra corsia era molto disturbata, il vento era pericoloso e viste anche le molte cose accadute nelle gare di ieri, che nel bene e nel male ci hanno interessato, abbiamo preferito gestire il percorso, perché questo lago non permette errori. Dedico questa medaglia alla zona del lago di Como, per quello che sta passando, e alla mia società, cui ho finalmente regalato questo risultato”.

Stefano Oppo: “Finita la gara, tra la fatica e l’emozione, non riuscivo a parlare. Abbiamo rispettato la nostra tattica fino ai 1000 metri, poi sono andati via e volevamo attaccare per restare con loro, ma era importante non lasciarsi prendere dalla foga, quello che è successo ieri alla Norvegia era ancora davanti ai nostri occhi, per qualche colpo ho rivisto anche i fantasmi di Rio, quindi mi sono detto che era bene far prevalere la freddezza e l’attenzione, perché sono cinque anni che lavoravamo a questo traguardo, e non potevamo non raggiungerlo. Per farlo, ci abbiamo messo un anno in più, non so se sia stato un bene o un male, noi lo scorso anno eravamo più che pronti per questa Olimpiade, ma poi è andata così e l’importante era essere pronti anche quest’anno. Questa medaglia vale tantissimo, per me come per la mia Sardegna, mi seguono molto, e magari qualcuno mugugnerà anche perché non ho vinto l’oro o l’argento! Scherzi a parte, mi vedono quasi come una bandiera, e per me era importante ricambiare l’affetto della regione per me. Partendo da lì, da Oristano e la sua Canottieri, ho girato l’Italia per arrivare a questa medaglia, dal College Remiero federale di Piediluco all’università a Ferrara, per il cui CUS ho remato in più di una occasione, a Firenze e la Canottieri, dove ho raccolto i risultati che mi hanno permesso di poter essere oggi nei Carabinieri, che ringrazio particolarmente per la costante attenzione nei miei confronti. Questa medaglia è un po’ di tutte queste città, di tutte le loro società, perché ogni posto mi ha dato qualcosa di utile per salire sul podio olimpico. Infine, la dedica più grande: la mia fidanzata Camilla, la mia famiglia, mio fratello Matteo, sono fondamentali per me. Chiudo con un pensiero per la Sardegna che brucia. Spero di avergli regalato una ragione per sorridere”.

Foto: LaPresse

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