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Canottaggio, parla il 4 di coppia: “Campo di regata gestibile. Filippo Mondelli è con noi”

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La prima giornata si è conclusa al Sea Forecast Waterway dove si sono tenute le prime batterie del canottaggio, valide per le Olimpiadi di Tokyo 2020. L’Italia è uscita dall’acqua con buoni riscontri, dando soprattutto uno sguardo al quattro di coppia senior maschile, campione d’Europa in carica.

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Il quartetto formato da Simone Venier, Andrea Panizza, Luca Rambaldi e da Giacomo Gentili è giunto secondo nella propria heat, preceduto di appena 3 centesimi dalla Polonia. Una prestazione che ha confermato la consistenza dell’equipaggio italiano, visto il tempo ottenuto e l’accesso in Finale. Tuttavia, a destare una certa impressione sono stati proprio i polacchi che a questo punto si candidano per qualcosa di importante in vista di quel che sarà.

Edizione dei Giochi che gli azzurri stanno vivendo e vivranno nel ricordo di Filippo Mondelli, campione del mondo sul quattro di coppia il 15 settembre 2018, scomparso nel mese di aprile di quest’anno per una patologia ossea. Il desiderio di dedicare a lui un risultato importante è sicuramente nelle intenzioni del nostri portacolori.

Di seguito le dichiarazioni degli atleti nostrani (Fonte: canottaggio.org):

Simone Venier: “E stata una gara difficile da gestire perché nella prima parte di percorso c’era un fastidioso vento laterale che ci scarrocciava a destra. Sono il più anziano della barca, ma sto bene e questo è importante. Dopo tredici anni torno a disputare una finale olimpica e per questo ringrazio prima la mia famiglia, che mi è stata sempre. vicino, e poi i tecnici federali, con il Direttore Tecnico Cattaneo in testa, e quelli societari con Pecoraro che mi è stato molto vicino. negli anni passati sembrava che io non potessi più competere con i più giovani e invece passo dopo passo eccomi qua a disputare la mia quinta Olimpiade. Voglio dare e fare il massimo per chiudere in bellezza con questi ragazzi che sono generosi e combattenti. Ora massima concentrazione per la finale che non sarà una passeggiata ed è piena di incognite che affronteremo con la voglia di fare che abbiamo“.

Andrea Panizza: “Sono felice perché a soli 23 anni ho agguantato la finale olimpica. Ora voglio dare ancora di più e dimostrare il nostro valore. In questi tre giorni dobbiamo limare ancora alcune cose tra cui l’uso del timone che ho ripreso da poco e quindi dovrò applicarmi con ancora più attenzione in maniera da raggiungere la nostra velocità ottimale. E’ un buon campo di gara ma con vento laterale e sotto con correnti che arrivano dall’oceano e rendono tutto più instabile. Dobbiamo lavorare nella gestione di queste problematiche che sono alla nostra portata. La finale ora è nostra, tre giorni di riposo e lavoro e poi vediamo come andrà a finire: noi ce la metteremo tutta come abbiamo sempre promesso a Pippo e come avrebbe fatto lui che comunque continua a remare con noi“.

Luca Rambaldi: “Anche se qui a Tokyo è molto caldo, davvero temperature quasi insopportabili, non ci facciamo deconcentrare e quindi ora pensiamo alla finale. Non mi aspettavo una Polonia così vivace che ci ha preceduto per tre centesimi, ma non fa nulla, vedremo in finale. Ora lavoreremo in questi giorni per ritrovare la nostra forma migliore che ci consentirà di dare tutto in finale. Devo ringraziare la Federazione e il Coni che si sono adoperati per avere le autorizzazioni necessarie per poter gareggiare con il ricordo di Filippo (Mondelli ndr.) a bordo della nostra, sua, imbarcazione. Sono stati tutti molto sensibili e questo ci ha fatto piacere. Per quanto riguarda la gara non ci sono state grandi difficoltà se non quella dello scarrocciamento per il vento laterale che ci ha fatto perdere un po’ di assetto in barca. Ritengo che questo sia un buon bacino e dovremo stare attenti nella finale in maniera da non commettere errori che possano compromettere la nostra performance“.

Giacomo Gentili: “Abbiamo riportato tutti e quattro questa barca in finale dopo tredici anni di assenza e tutti noi sentiamo questa responsabilità che ci fa stare bene. Sapevamo di affrontare una batteria rognosa, poiché a volte ci sono delle nazioni che fanno la gara della vita e ti mettono in difficoltà come l’Estonia che non va mai sottovaluta. Ora in questi tre giorni dobbiamo migliorare il feeling tra noi e all’interno della barca in maniera da avere più coesione e più unione. Quell’unione che ci permette di fare la differenza e che ci contraddistingue. Il campo di gara non ci impensierisce poiché è gestibile, basta rimanere ancora più concentrati e tutto diventa più facile. Dovevamo iniziare nuovamente a gareggiare, ed era troppo tempo che questo non avveniva, e oggi lo abbiamo fatto contro una Polonia che ha interpretato la gara tre centesimi meglio di noi. In finale vedremo cosa accadrà. Ora riposo, concentrazione e analisi del percorso in maniera da conoscere dove dobbiamo migliorare perché non basta aver portato Pippo con noi in finale, ma contiamo di fare una bella gara e abbiamo lavorato per questo“.

Foto: Danilo Vigo / LPS

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