Ciclismo
Ciclismo: alle Olimpiadi di Tokyo oro per Richard Carapaz, battuti van Aert e Pogacar. Bettiol si arrende ai crampi
Tra due favoriti viene fuori un outsider di lusso. Dal trionfo al Giro d’Italia 2019, passando per il podio all’ultimo Tour de France, per finire con la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo: si chiude al meglio un cerchio meraviglioso per Richard Carapaz che è riuscito ad imporsi nella prova in linea maschile di ciclismo su strada. L’ecuadoriano ha sfruttato il momento giusto per andar via e sorprendere i rivali.
Pronti, via e, com’era prevedibile che fosse, è riuscita a prendere il largo la fuga di giornata. Otto uomini all’attacco, con il gruppo che ha lasciato andare da subito il primo tentativo senza inseguire. Davanti Juraj Sagan (Slovacchia), Nic Dlamini (Sud Africa), Eduard Michael Grosu (Romania), Michael Kukrle (Repubbica Ceca), Polychronis Tzortzakis (Grecia), Orluis Aular (Venezuela), Paul Daumont (Burkina Faso) e Elchin Asadov (Azerbaijan).
In un primo momento si è messo al comando del gruppo dei migliori, a gestire la situazione, il campione uscente Greg van Avermaet (Belgio), poi il plotone si è completamente rialzato, lasciando un vantaggio esorbitante agli attaccanti, che hanno superato i 21′ di margine.
Con le prime ascese percorse il gruppo ha iniziato a recuperare, sfruttando il lavoro di Belgio e Slovenia. Davanti invece hanno perso contatto a mano a mano Grosu, Asadov e Daumont. Momento di svolta è stata ovviamente la salita al Monte Fuji: a prendere l’iniziativa è stata l’Italia con Giulio Ciccone che ha messo in fila il plotone, guadagnando metri su metri ai fuggitivi.
Dopo il passaggio sulla linea del traguardo si sono susseguiti gli scatti. Prima Ciccone, poi un paio di accelerazioni di Damiano Caruso, infine l’Italia ha sganciato Vincenzo Nibali all’attacco con Remco Evenepoel (Belgio) ed Eddie Dunbar (Irlanda). Pochi metri di vantaggio per il terzetto, che si è esaurito successivamente: a 48 chilometri dall’arrivo è terminata definitivamente anche l’avventura dei fuggitivi.
Fiammata di squadra per gli azzurri prima di approcciare il Mikuni Pass, l’ascesa più dura di giornata. L’iniziativa sulla salita l’ha presa il Belgio, a scattare però è stato il grande favorito della vigilia: Tadej Pogacar. Lo sloveno ha fatto la differenza assieme a Michael Woods (Canada) e Brandon McNulty (Stati Uniti). Wout van Aert ha provato in tutti i modi a limitare i danni, ma da dietro sono riusciti a rientrare in quattro: Rigoberto Uran (Colombia), Michal Kwiatkowski (Polonia), Richard Carapaz (Ecuador) ed uno spettacolare Alberto Bettiol. Successivamente anche van Aert è riuscito ad agguantare il drappello dei migliori.
Situazione tatticamente complicatissima quella che si è andata a formare nel successivo tratto pianeggiante. Scatti e controscatti tra i big, alla fine sono riusciti ad evadere Carapaz e McNulty. Per loro oltre 40” di margine sul gruppo inseguitore, dal quale è stato costretto ad alzare bandiera bianca il capitano azzurro Bettiol, improvvisamente colpito dai crampi.
Sull’ultimo strappo, quello che portava all’Autodromo, Carapaz è riuscito ad attaccare, salutando la compagnia di McNulty, che si è arreso ed è stato raggiunto dagli inseguitori. L’ecuadoriano ha trionfato a braccia alzate, mentre a completare il podio i grandi protagonisti: van Aert e Pogacar.
Foto: Lapresse